1990. Maurizio Darai inizia a correre in offshore

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1990, n. 1, marzo, pag. 42-43.

Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Ecco una delle storie che ci ha appassionato di più.


Maurizio Darai: circuito addio

Da Barche a Motore 1990, n.1, marzo, pag. 42-43.

Con un clamoroso sfogo che denuncia lo stato d’abbandono in cui è lasciato il circuito, il campionissimo della categoria “povera” annuncia il passaggio all’offshore.

Maurizio Darai è il più grande campione che il circuito italiano abbia avuto dal giorno del ritiro -ahinoi prematuro – di Renato Molinari. In sei anni di corse, dal 1984 ad oggi, Maurizio ha collezionato 3 titoli mondiali, 5 europei e 5 italiani, gareggiando prima nella 250 cc. fuoribordo corsa e poi nella 350 cc. Titoli di grande valore internazionale, perché colti nelle classi di maggior diffusione e seguito, basti pensare ai concorrenti provenienti dalla Cina Popolare e da tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, esempio unico nel mondo motonautico. Quando mi è giunta all’orecchio la notizia che Maurizio Darai avrebbe lasciato il circuito per correre in offshore – come del resto ha fatto il grande Molinari, il quale però aveva ed ha interessi preminenti di costruttore – sono rimasto molto sorpreso, quasi incredulo e mi sono precipitato al telefono.

Maurizio, ho sentito che quest’anno correrai in offshore …
“Eh sì. Abbiamo comprato il CUV 38′ di Renato Della Valle. La barca adesso ha due piedi Kiekhaefer 1000, quelli nuovi montati anche da Panatta, quelli che non si rompono più”. Darai continua a snocciolare note tecniche: “Come motori, dei Lamborghini con 2 valvole per cilindro, che sono meno delicati di quelli a 4. Come sai bene, quando si comincia ci sono soprattutto dei problemi di reperibilità dei cambi, reperibilità finanziaria quando si tratta di motori; cosa che, o sei miliardario o non sei in grado di fare, e allora siamo partiti con una dotazione minima, ma sicuramente affidabile. Forse saremo un pochino più lenti, ma sicuramente più resistenti. Per le eliche, come al solito, ci affidiamo a Rolla. Abbiamo già iniziato una cooperazione….”.

Darai dà un altro esempio di quanto la professionalità, intesa come meticolosità di preparazione tecnica e di programmazione, sia importante in questo sport. Sono queste le doti che fanno di un pilota un campione…

“Per quanto riguarda l’equipaggio, è formato da me, ovviamente, che starò alle manette; al volante ci sarà Jacopo Carrai, figlio del nostro capo team, e poi Roberto Scarabel come navigatore. L’anno scorso abbiamo fatto qualche gara di rodaggio in classe 1 litro, tanto per conoscere l’ambiente dell’offshore. Del team farà parte anche Massimo Rosa, che si alternerà con gli altri, perché il nostro obiettivo stagionale è la Venezia-Montecarlo, una gara di durata che non può essere affrontata con gli uomini contati. Se per qualsiasi problema dovesse venire a mancare un uomo, l’equipaggio deve essere ugualmente affiatato. Lo sponsor principale è la “G.B. Pedrini”, una ditta di abbigliamento di livello medio, per uomo e donna”.

Una pausa, e come sopra pensiero Maurizio prosegue con un filo di voce:

“Lascio il circuito, perché mi è stata data quest’occasione di correre in classe 1 offshore. Sono entusiasta di andare in classe 1. Soprattutto per il ritorno di immagine che hai. Anche se arranchi nel centro del gruppo, senza vincere, hai il tuo ritorno pubblicitario e tutti ti conoscono, mentre tu ben sai cosa vuol dire correre in circuito. Con tutti i titoli che sono riuscito a portarmi a casa negli ultimi sei anni, praticamente io sono, non dico uno sconosciuto, ma quasi. Non esiste pubblicità, non esiste sponsor, non hai un’immagine. È questo è il motivo principale per il quale tutti fuggono
dal circuito. Chi almeno può, se ne va. Perché sai, non esiste rischiare a volte anche la vita o, senza fare i tragici, perdere tempo e diventare matto solo per andare al pari delle spese, quando ti va bene, cioè quando sei uno bravo”.

Durai si improvvisa meccanico durante una gara.

E’ un vero e proprio sfogo. Lascio parlare Darai senza interromperlo, del resto, cosa ci sarebbe da dire?

“Guardo nel motociclismo, non parlo della formula 1 automobilistica, prendi un Wayne Gardner, se ne va in giro con la Ferrari Testa Rossa, grandi alberghi… io non dico di fare questa vita, noi tutti abbiamo un lavoro per mantenerci, ma dover andare sempre in giro, in maniera – diciamo così – oculata, per non buttare via schei… Trovare un meccanico poi, è un’impresa. Nel nostro ambiente sono tutti amici e ti accompagnano per amicizia; nessuno potrebbe pensare di fare di mestiere il meccanico di motonautica, non ce la farebbe. Gli accompagnatori sono tutti amici che ti seguono a loro spese. Lo trovo poco serio. Qui siamo in uno degli sport che porta a casa più medaglie in Italia e (voce dal fondo) quindi più soldi alla federazione. Fra gli sport motoristici sicuramente; ma anche considerando tutti gli altri sport siamo tra i primi come titoli portati al Coni. Ecco, questo sistema non va bene. Allora tutti quanti cercano di emigrare e quando ti capita l’occasione vai. Con amarezza. Per carità, sono contento di correre in offshore, ma lasciare un ambiente in cui ormai ti sei fatto tutti amici, anche se non è un addio totale, lascia sempre dell’amaro in bocca. Del resto in dieci anni che corro in circuito non ho mai visto un miglioramento, semmai noto un peggioramento rispetto al periodo in cui si è dato vita alle squadre nazionali, quand’era presidente de Bartolomeis. Si intravvedeva qualcosa, una certa serietà. Ora invece… l’anno scorso siamo andati a correre all’estero, senza neppure una divisa, una tuta nazionale. Sembravamo gente capitata per caso, una vergogna. E poi il silenzio più totale sulle nostre prestazioni. Quando ho vinto il mondiale della 350 cc. negli USA sono uscite tre righe sullo “Gazzetta”, il comunicato ANSA che abbiamo dettato noi e basta. Non è uscito niente da nessuna parte. E cosi pure quando ho vinto il titolo europeo e quello italiano. Della 250 cc. non se ne è mai parlato e questo è anche “merito” della nostra federazione”.

Maurizio Darai impegnato in una gara offshore sul suo velocissimo scafo classe 350.

“La 250 cc. è una categoria dove ci sono tanti giovani. A parte Boselli che in questo momento è l’unico a essere valido anche a livello internazionale, visto la forzata assenza di Baggioli, gli altri ragazzi non hanno esperienza. Devi mandarli in giro a correre, devi far fare loro esperienza. Si è visto chiaramente ad Auronzo dove abbiamo perso un titolo mondiale non perché ci mancavano i mezzi, ma perché ci siamo fatti battere da Marszolek. Ha vinto cioè il pilota, ha vinto la classe, la testa, l’esperienza, cosa che i nostri piloti di oggi non hanno. È inutile quindi tenere in piedi delle categorie, come la 250, 350 e 500 cc. di grande impegno e competitività e non dare la possibilità alla gente di fare allenamenti come si deve… Bisognerebbe avere a disposizione delle piste dove allenarsi, ma noi non abbiamo niente. È risaputo; inutile insistere su questo argomento. Non sono certamente le mie parole che faranno cambiare qualcosa. Ecco, come ti dicevo, io lascio il circuito non molto felicemente, ma lo lascio”.

Parole dure come l’acciaio e affilate come lame. Dopo una breve pausa, Maurizio Darai riattacca a parlare della sua nuova attività di pilota offshore. Si ridà un contegno distaccato, un tono sul discorsivo, ma inutile dire che ha colpito pesantemente. Sarà difficile far rimarginare questa ferita.

Un palmares da campionissimo

Maurizio Darai, 32 anni, veneziano, laureato in architettura, ha iniziato a correre nel 1980, solo dopo aver ultimato gli studi. Campione d’Italia della classe fuoribordo corsa 250 cc. nel 1983, ex aequo con Giuliano Landini, nel 1984 si aggiudicava il titolo europeo e nel 1985 e ’86, sempre nella 250 cc. compiva un exploit eccezionale vincendo campionato del mondo, d’Europa e d’Italia, exploit che gli valeva il Premio Chevron Sportsman dell’anno per la motonautica. Nel 1987 passava a correre nella 350 cc. e l’anno dopo conquistavo titolo europeo ed italiano della categoria. Nella scorsa stagione nuovo en plein con titolo mondiale, europeo e italiano e nuovo riconoscimento con il prestigioso premio Chevron Sportsman dell’anno.

di Riccardo Magrini


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