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Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Iniziamo da una delle storie che ci ha appassionato di più.
Sua maestà “Stefano I”
Da Barche a Motore 1990, n.1, marzo, pag. 122-123.
Chi pensava che per Stefano Casiraghi, la motonautica fosse solo un passatempo si è dovuto ricredere. Ad Atlantic City, nell’ottobre scorso, è salito sul prestigioso trono dell’offshore mondiale, quello della classe 1.
Il titolo iridato conquistato, pur tra mille polemiche, ad Atlantic City nello scorso ottobre ha fatto svanire ogni perplessità, semmai ce ne fossero state ancora, sulle sue qualità di pilota di offshore. Ora anche i non addetti ai lavori si sono resi conto che Stefano Casiraghi, è un vero asso della motonautica. Quando nel 1984 debuttò in classe 1 al fianco di Tullio Abbate, al volante di un catamarano di sua costruzione, la motonautica per Casiraghi era solo una grande passione. A trasmettergliela fu il padre che lo “iniziò”, e Casiraghi junior aveva solo 10 anni quando si mise per la prima volta alla guida di un Riva. Più gare faceva, più Casiraghi si rese conto che in uno sport come la motonautica la sola passione non era sufficiente per emergere: così iniziò a circondarsi dei collaboratori più efficienti, veri professionisti nella gestione e nella manutenzione della barca. Nel 1986 vinse con un piccolo catamarano la 100 miglia del Lario. E fu questa la vittoria che rivelo le sue qualità e che lo convinse a continuare con sempre maggior impegno ed entusiasmo. Nel 1987 il primo successo di grande prestigio: insieme a Edoardo Polli trionfò nella classica Viareggio-Bastia- Viareggio con un Cuv di 40 piedi, Sun International, dotato di motori Lamborghini.
Le sue qualità gli permisero di entrare a far parte del Team Leuci di Fabio Buzzi, ingegnere, progettatore, pilota plurititolato, insomma il meglio che la motonautica offre. Ed è con Fabio Buzzi e Romeo Ferraris, il mago dei motori, che Stefano vinse nel 1988 il Mondiale APBA. Casiraghi al volante, Buzzi alle manette e Ferraris tecnico dei motori. Fu certamente una vittoria prestigiosa ma non del tutto appagante, almeno per Casiraghi. Chi decide le sorti della barca è il throttleman, il cosiddetto uomo-manetta. Il pilota dipende dalle decisioni di questi, anche se tra i due deve esserci ovviamente una perfetta armonia. Alla fine del 1988 la grande svolta. Buzzi gli affidò il suo “CESA1882”, monocarena alato spinto da 4 propulsori Seatek turbo diesel. È la stessa barca con cui l’ingegnere di Lecco e Giorgio Villa hanno appena realizzato un en-plein senza precedenti: titolo mondiale, europeo ed italiano di classe 1.
Una scelta coraggiosa
Il compito che attendeva Casiraghi era assai difficile: il CESA 1882richiedeva capacità di guida elevatissime ed era una barca che aveva vinto tutto. Casiraghi aveva quindi solo da perdere cimentandosi in questa impresa: sulla carta vincere sarebbe stato facile, perdere avrebbe messo in dubbio oltre alle sue qualità, quanto aveva fatto finora nel mondo della motonautica. Stefano Casiraghi throttleman, Patrice Innocenti driver e Romeo Ferraris ai motori: ecco il trio che si mise alla guida dello scafo che, nel frattempo, assunse il nome di Gancia dei Gancia. I risultati non si fecero attendere: con la nuova imbarcazione si piazza secondo alle spalle di Buzzi e Villa, che guidavano il nuovo e avveniristico catamarano CESA 1882, in un campionato europeo deciso come non mai dalle singolari condizioni del mare. Quasi tutte le gare infatti si disputarono con mare piatto: condizioni contrarie alle caratteristiche del Gancia dei Gancia che, come tutti i monocarena, si esprime al meglio in condizioni di mare mosso. Casiraghi si prese però la soddisfazione di aggiudicarsi la prestigiosa Cowes-Torquay-Cowes, corsa con acque agitate.
Il Gancia dei Gancia a tutta velocità.
Il grande caos di Atlantic City
Forte di questa esperienza, Stefano Casiraghi va a sfidare il mondo nelle tumultuose acque di Atlantic City. È storia recente questa. Nella città dei casinò e delle slot machines, la roulette sembra impazzire. Pessima l’organizzazione, ancora peggio il tempo: condizioni di gara quasi mai viste in nessuna delle precedenti edizioni dei mondiali, tanto da far svolgere il campionato del mondo in sole due prove, invece delle tre previste, e con percorsi alternativi, sottocosta, su distanze abbreviate. Casiraghi sul suo Gancia dei Gancia vince alla grande la prima prova, ma viene squalificato assieme ad altre sette imbarcazioni per salto di boa; così secondo i giudici americani. Ricorsi, squalifiche, minacce di abbandono, tentativi di assegnare a tavolino la vittoria ai rappresentanti di casa: è successo proprio di tutto. Alla fine ci si mette più o meno d’accordo e si va alla partenza della seconda manche, più che mai decisiva per l’assegnazione del titolo mondiale. Il Gancia dei Gancia vince anche questa volta: non si può più puntare ed è uscito il numero uno… Stefano Casiraghi è campione del mondo. A nulla valgono i tentativi di alcuni piloti italiani che cercano di far squalificare Casiraghi con motivazioni che gli stessi giudici americani trovano discutibili.
Stefano Casiraghi con Caroline di Monaco.
Fin qui il passato. Ma come sarà il futuro di Stefano Casiraghi, manager, padre e Campione del Mondo? Intanto non si può certo dire che la vittoria mondiale lo abbia reso di colpo famoso: lo era già, suo malgrado forse. Vincere un titolo mondiale significa invece lavorare ancor di più per mantenersi a livello di eccezione, significa pensare e sperimentare nuove soluzioni per nuove barche. A questo proposito poco si sa ancora dei futuri programmi, ma è certo che dalla mente di Fabio Buzzi usciranno idee rivoluzionarie e sicuramente vincenti. Un altro motivo poi farà del 1990 un anno importantissimo per Stefano Casiraghi: Montecarlo ospiterà infatti i Campionati Mondiali di offshore e lui, monegasco di adozione, sarà il promotore della manifestazione assieme allo Yacht Club Montecarlo di cui è vicepresidente. Diretta televisiva, telecamere su elicotteri, boe e barche, nulla sarà lasciato al caso in quella che per Casiraghi dovrà essere un’edizione iridata indimenticabile dal punto di vista organizzativo e propagandistico per uno sport in cui crede moltissimo.
Paolo Brusorio
NDR: Stefano Casiraghi perderà la vita in un incidente il 3 ottobre del 1990, proprio durante il Campionato Mondiale Offshore a Montecarlo, al largo di Saint-Jean-Cap-Ferrat, ai comandi del catamarano Pinot di Pinot. L’imbarcazione si ribaltò e a Casiraghi risultò fatale l’impatto con l’acqua.
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