Regala o regalati un abbonamento a Barche a Motore cartaceo + digitale e a soli 39 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Ecco una delle storie che ci ha appassionato di più.
Amalia Festa: motori ed emozioni
Da Barche a Motore 2005, n.11, dicembre-gennaio, pag. 80-83.
Amalia Festa racconta le sue esperienze di imprenditrice e svela alcuni aspetti sorprendenti della sua personalità.
Fantasia, immaginazione, libertà di espressione. Che nesso hanno con un’industria, con un’azienda che marinizza e commercia motori? Nessuno, apparentemente. Nessuno, se non si conosce Amalia Festa. La signora Festa è la proprietaria unica della Nanni Diesel, un’azienda a dir poco sorprendente, che la regina, come molti la chiamano, enfatizzando le sue nobili origini, guida con doti che travalicano i concetti tradizionali che si hanno dei manager. La storia che ci racconta, così spontanea, così intensa, è ricca di spunti interessanti.
Amalia Festa: «Io sono figlia di industriali, cresciuta nell’industria, votata all’industria, prima ancora che me ne rendessi conto. Ho studiato Economia e Commercio e mi sono laureata precocemente a 22 anni con una specializzazione in management aziendale. Poi ho avuto una pausa, di vita, più che di riflessione. Mi sono sposata, ho fatto due figli, l’ultimo quando avevo 27 anni, sono stata madre e casalinga. Infine, nel 1991, sono entrata nella Nanni. Questa in sintesi la mia storia».
Barche a Motore: Apprezziamo la sintesi, ma i nostri lettori sono curiosi. Perché la Nanni e non l’azienda di famiglia? A.F: «Perché l’industria di mio padre era stata venduta ed è reinvestendo i capitali ricavati che ho potuto acquistare la Nanni Diesel. Ho scelto questa azienda perché era un gioiello del mercato nautico; aveva un nome importante ed era un’impresa attraente da rilevare».
BaM: Cosa ne sapeva di nautica e di motori? A.F: «Di nautica niente. Di motori abbastanza, perché ho sempre avuto la passione dei motori, dei motorini, delle moto e di qualsiasi altra cosa si muovesse velocemente. E quindi anche dei motori marini: ho fatto la patente nautica e sono risultata la migliore del corso».
BaM: Avevate barche in famiglia? A.F.: «Barche per fare sci d’acqua, per pescare e una piccola barca a vela. Per stare tanto mare. Principalmente all’Isola d’Elba, dove sono cresciuta ed è sempre stata il mio amore. Una vita abbastanza normale, che poi, a partire dal 1991, è cambiata e si è dedicata completamente al lavoro».
BaM: Lei ha fatto Economia e Commercio, ma quando è entrata nella Nanni Diesel aveva alle spalle solo esperienze di madre e di casalinga, come lei stessa ci ha detto. E di punto in bianco si è trovata a dirigere un’azienda già formata e affermata. Con che coraggio ha affrontato questa autentica avventura? A.F.: «Con il passare degli anni ho capito che ogni cosa capita quando deve capitare. Non è casuale. La Nanni è stata per me un’occasione di vita per migliorarmi, per imparare e per fare quel lavoro al quale io ero già mentalmente preparata per gli studi che ho fatto; probabilmente ero anche predestinata, per l’imprinting imprenditoriale che avevo. Mio padre era un industriale, mio nonno anche. Io credo che si nasca imprenditori. E questa consapevolezza l’ho avuta facendo il mio lavoro. Ci ho messo dieci anni per capirlo, ma ora ne sono convinta. Dirigere la Nanni per me vuol dire guidare un’azienda verso obiettivi raggiungibili. Sono come il comandante di una nave che porta la barca e tutto il suo equipaggio verso la giusta meta. Bisogna quindi avere per prima cosa obiettivi ben chiari da raggiungere, avere la certezza poi che si possano raggiungere e con quali strumenti: investimenti, ricerca dei prodotti, organizzazione del personale. Io so fare questo lavoro. Mi viene facile, come se l’avessi sempre fatto».
BaM: Quali sono state le prime difficoltà che ha incontrato e come le ha risolte? A.F.: «Quando ho preso la Nanni, era da poco iniziata la crisi che ha avvolto la nautica fino al 1995. Sono stati cinque, sei anni durissimi di gestione, perché ho dovuto ristrutturare l’azienda semplificarla, innanzitutto, nel senso di snellire le sue strutture, eliminando, per esempio, gli stabilimenti in Olanda e in Italia, e concentrare l’attività produttiva in Francia, che era ed è ancora il nostro principale mercato. Oggi posso dire che siamo arrivati a un buon risultato di riorganizzazione, ma ci sono voluti dieci anni per fare questo lavoro. Ora, in questi ultimi cinque anni, stiamo finalmente raccogliendo i frutti di quanto abbiamo seminato e dal 2003 abbiamo iniziato l’opera di espansione. Un’espansione che io avevo già preconizzato nel 1992, pur senza avere, a quell’epoca, l’esatta percezione di quando sarebbe avvenuta. Nel 2002 il tempo mi è sembrato maturo e ho fatto una specie di ritiro spirituale, mi sono isolata per quindici giorni, e dopo aver analizzato tutti i dati, ho fatto un piano di espansione quinquennale, mettendo per scritto le cifre di questa crescita dal 2003 al 2007, sia come produzione, che come vendite. E devo dire che se andiamo a confrontare queste cifre con quelle effettivamente ottenute nel 2003 e 2004, corrispondono perfettamente».
BaM: Insomma, ci permetta la battuta, non ha dato i numeri. A.F.: «Evidentemente no!».
La sede della Nanni Diesel, specializzata nella marinizzazione di motori per impiego nautico. E’ stata fondata nel 1952 a Milano, per poi espandersi in Olanda e in Francia.
La signora Festa sta alla battuta, ride e scioglie l’atmosfera fino ad allora piuttosto formale. Così non ci sentiamo in obbligo di chiamarla dottoressa, un titolo un po’ troppo freddo per la sua calda personalità. E prosegue:
A.F.: «L’espansione c’è, ma il momento è delicato, perché ci troviamo come su una rampa di lancio in attesa di spiccare il volo. La Nanni ha una qualità di prodotto pari, se non superiore a quella dei suoi concorrenti; ora deve ottenere la fiducia dei clienti. Una fiducia che era già tangibile negli anni ’70 e ’80 e che poi è andata disperdendosi. Nel frattempo, è passata una generazione e chi apprezzava la Nanni a quell’epoca non è più l’utente che oggi compra le barche. Dobbiamo quindi ripresentarci, farci di nuovo conoscere, farci di nuovo apprezzare».
BaM: Lei mostra di avere una grande fiducia in sé stessa, l’ha sempre avuta? A.F.: «Nessuno nasce imparato. Abbiamo tutti bisogno di fare un apprendistato. La grossa difficoltà che io ho incontrato è stata quella di non avere avuto la possibilità di farlo. Generalmente si inizia a lavorare in piccolo e poi si cresce. Se invece si ha una massa di denaro da investire e si compra un’azienda o un gruppo come la Nanni, ci si trova a dover partire immediatamente dal massimo. Con il rischio di fare errori. E io ne ho commessi – non mi vergogno di dirlo – Ma in quei dieci anni ho imparato e ora posso dire, dopo averne valutato le conseguenze, che gli errori commessi sono stati, per fortuna, minimi. Così oggi sento di avere delle certezze che mi permetteranno di andare dritta per il mio cammino».
BaM: Dove vuole arrivare? A.F.: «Vorrei arrivare a creare un’azienda fatta di persone che esprimono liberamente la loro personalità e la loro creatività, dando il meglio di sé stessi. La Nanni è una piccola azienda che opera in grande su scala mondiale, che fa concorrenza a colossi dell’industria grazie al suo dinamismo. Noi siamo come un acceleratore di particelle. Chi entra da noi resiste solo se riesce a dare tutto quello che ha e a lavorare nel gruppo. La difficoltà del mio lavoro consiste nel riuscire a mantenere questo equilibrio dinamico in cui, naturalmente, esistono delle gerarchie, ma in nessun modo qualcuno è più importante di un altro. Questo lavoro di gruppo, questa forza di squadra ci permetterà di realizzare quel piano di espansione che ho progettato fino al 2007. Negli ultimi due anni abbiamo avuto un incremento di produzione e di vendite del 30%, assorbito essenzialmente dall’export e stiamo rispettando i piani di crescita».
BaM: Questa strategia di espansione nasce anch’essa da una visione di gruppo o è una sua volontà ben precisa? A.F.: «E’ una mia personalissima visione. Diciamo che io ho delle intuizioni imprenditoriali, come le ha avute mio padre, sarà un fattore genetico. Intuizioni che vanno però corroborate con un piano di organizzazione e di realizzazione. Avevo quindi bisogno di affiancarmi una persona che desse corpo alle mie idee e l’hot rovata nell’ingegner Aldo Filippi, che era il direttore generale dell’azienda di mio padre e che oggi è il direttore generale della Nanni. È una persona estremamente valida, con grande esperienza industriale e con grande capacità organizzativa. Io faccio piani commerciali e lui mi permette di realizzarli. Lui è l’uomo della gestione delle risorse, umane e aziendali, io la donna delle idee, delle strategie di marketing. Siamo un ottimo tandem. Durante il ritiro del 2002, di cui vi ho già parlato, oltre che ad analizzare i dati economici della Nanni Diesel e a elaborare il piano di sviluppo, ho ripensato anche a molte cose, a come dirigere l’azienda, chi inserire e con chi lavorare. E da queste riflessioni sono nati i nuovi indirizzi organizzativi e strategici e i budget dal 2003 al 2007 sui quali stiamo lavorando».
BaM: Come concilia i rapporti tra famiglia e lavoro? A.F.: «La mia famiglia è la cosa più bella che ho fatto nella mia vita. I figli, mio marito sono il mio tesoro, sono la forza che mi permette di vivere e di lavorare. Ma la cosa più importante è che riusciamo a vivere in uno stato di assoluta libertà; una libertà dovuta alle esigenze di lavoro che però non scalfisce minimamente il nostro senso di completa unione».
BaM: Parla mai di lavoro in famiglia? A.F.: «Sì, sempre, anche se facciamo lavori completamente diversi. Mio marito fa il musicologo, si occupa di storia della musica degli ultimi due secoli. È un intellettuale e ha la grande capacità di starmi vicino: lui mi ascolta, mi capisce e mi sostiene. E io, mentre parlo, trovo spesso la soluzione dei miei problemi. Mio marito ha un ruolo importantissimo nella mia vita imprenditoriale».
Un operaio al lavoro durante la fase di marinizzazione di un motore.
BaM: Non ha mai pensato che il suo lavoro porti via qualcosa alla famiglia, se non altro in termini di tempo, di presenza? A.F.: «Per la presenza, il problema è semmai inverso. In famiglia mi dicono sempre: “Guarda che se smetti di lavorare ce ne andiamo noi”. Mi accusano di essere iperattiva, di avere un eccesso di energie da spendere e non vogliono esserne coinvolti. La presenza non è comunque un fatto fisico, ma di partecipazione reale, cioè mentale. Certo, a volte si è stanchi per il lavoro e non è facile dare questo tipo di presenza. Ma quando ci si riesce, si fa felice chi ci sta vicino. È un fatto di qualità. La qualità la si trova ovunque, nel lavoro, nella famiglia, nella vita. Basta cercarla. E io la cerco. Sempre».
BaM: Ha sempre avuto questa qualità di vita? A.F.: «Oh, no! L’ho trovata e conquistata da poco tempo. La qualità della vita va di pari passo con la sicurezza che si ha in sé stessi».
BaM: È una persona esigente anche con gli altri? A.F.: «Purtroppo sì. Soprattutto sul lavoro. Quello che non perdono alle persone è la mancanza di sincerità e di responsabilità. Tutti noi abbiamo dei limiti e possiamo anche sbagliare; il problema nasce quando nascondiamo i nostri errori, solo perché ammetterli vorrebbe dire riconoscere i propri limiti. Nascondendoli facciamo un danno non solo all’azienda ma anche a chi ci sta intorno. Io ho il dovere di capire quando una persona è sbagliata per l’azienda e in questo caso devo allontanarla. È il provvedimento che più mi pesa sul piano umano, perché non vorrei mai farlo. Ma ho la responsabilità di mantenere un’armonia di gruppo che è vitale per il buon andamento dell’azienda. La Nanni Diesel è un’entità autonoma che non deve dipendere da nessuna singola persona. È un bene comune. Se la Nanni cresce nelle vendite, crescono tutti, fornitori e clienti, dipendenti e dirigenti».
BaM: C’è qualcosa che ha desiderato e che non ha realizzato? A.F.: «Penso di no. Non ho sogni nel cassetto. C’è un tempo per tutte le cose e quando verrà il tempo giusto io farò quello che devo fare. Ho dei desideri, questo sì. Vorrei avere il tempo di scrivere, perché scrivendo riesco a comunicare. Per ora ho scritto una favola, che è una metafora della storia della Nanni, ma potrei scrivere un romanzo o una saga o una qualsiasi altra cosa che serva a comunicare, anche se le mie sensazioni le trasmetto tutti i giorni nella vita quotidiana alle persone che mi stanno vicino, in famiglia come sul lavoro. Io sono un’emozione vagante».
Strana, insolita, attraente figura di manager che sa avere e dare emozioni anche nel mondo del lavoro, che sa coinvolgere, immaginare, persino fantasticare. Complicata come una donna, semplice come una donna. “La semplicità del cuore – ha scritto – è così bella, è così intensa e reale che fa bene a tutti”. E la strofa che conclude il viaggio di “Bianca Vela e i sette mari”, il viaggio metaforico di Amalia Festa.
Le barche a motore, le sue storie, dal piccolo open ai motoryacht. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevere ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”.
Se c’è una tendenza che attraversa la nautica a 360°, quella sono i foil. Le barche a motore, quelle a vela, i catamarani ed anche i superyacht hanno tutte subito un’influenza da questa tecnologia che, pur non essendo una novità
Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel
Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel
Anche l’Italia entra nel mondo degli adventure yachts. Le imbarcazioni versatili che piacciono tanto alle nuove generazioni di armatori avranno una loro versione tutta nostrana. Il brand, MarcoPolo Adventure Yachts, si prepara a sbarcare al Boot Düsseldorf 2026 con i
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.