2020. Sergio Davi: l’Atlantico con un gommone di serie

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2020, aprile-maggio, n° 12, pag. 19-23.

Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Iniziamo da una delle storie che ci ha appassionato di più.


L’Atlantico con un gommone di serie

Da Barche a Motore 2020, n.12, aprile-maggio, pag. 19-23.

L’Oceano, tra iceberg e mari difficilissimi, per andare da Palermo a New York. La storia di Segio Davi in solitaria su un rib di 11 metri.

Tutto è iniziato nel 2017, al termine dell’ennesimo record strabiliante: da Palermo a Recife attraverso l’Oceano Atlantico con un gommone. “Volevo fare qualcosa di diverso – ci racconta Sergio Davi, navigatore palermitano di 55 anni – qualcosa che nessuno aveva ancora fatto”. Poi l’illuminazione: andare in gommone da Palermo a New York passando attraverso i ghiacci, risalendo su dall’Inghilterra, Islanda, Groenlandia e poi giù, fino alla Grande Mela. Ovviamente, per avere le idee chiare sulla rotta ideale e sulle tappe da fare ci è voluto un po’ più di tempo e la preparazione ha richiesto due anni. L’estate prima della partenza è arrivato il rib, un Nuova Jolly Prince 38 con due motori fuoribordo Suzuki da 350 cavalli, i più potenti della casa giapponese e dotati di doppia elica controtante. Da li è partito l’anno cruciale per fare test, rodaggio e mettere a punto il battello. Rispetto a un gommone di serie, non cambia quasi nulla, a parte le sedute, Besenzoni, e una tenda avvolgente intorno alla plancia di comando. Poi, il 21 giugno 2019, la partenza da Palermo per l’impresa: l’Ice Rib Challenge. I numeri della traversata di Sergio Davi sono impressionanti. A poppa del suo gommone, che di nome fa Nautilus Explorer, ha lasciato 6.268 miglia navigando per oltre 300 ore e impiegando un totale di 84 giorni.

Il Nautilus Explorer Nuova Jolly Prince 38 con cui Sergio Davi ha compiuto l’impresa.

Chiariamo subito qualche dubbio: la traversata è stata fatta a tappe, per cui il rifornimento veniva effettuato di stop in stop. A bordo, in ogni caso, c’erano 2.700 litri di carburante. Solitamente ogni 24 ore consecutive di navigazione c’era una pausa di qualche giorno, prevista durante l’organizzazione dell’impresa. Non sempre, però. Per esempio, nel difficile tratto del Mar di Labrador, fra penisola di Labrador e Groenlandia, le ore consecutive di navigazione sono state ben 44. E se pensate che in gommone sia facile, vi sbagliate di grosso. Tralasciamo la parte organizzativa, che di per sé già metterebbe in crisi la stragrande maggioranza degli aspiranti. Le condizioni che il gommonauta palermitano ha affrontato sono tutt’altro che semplici con un gommone di 11 metri. Onde, vento, spruzzi, tutto in solitaria. “Dalla Scozia in poi c’è stato veramente tanto mare – continua Sergio Davidall’Islanda in poi tanto ghiaccio e iceberg. Poi, un conto sono quelli grossi che, bene o male, li vedi: un altro sono i growler, piccoli iceberg semisommersi che non si notano, almeno fino a quando non è troppo tardi. A questo bisogna aggiungere la nebbia, che rendeva davvero insidiosa la zona”. La domanda a questo punto è sorta spontanea: “Sergio, ma quindi tu in questi tratti andavi piano, no?’”. “Eh!, proprio no – ci ha risposto, con la naturalezza propria dei grandi navigatori – per un semplice motivo: ci sono delle finestre meteo da utilizzare, cioè dei momenti in cui il tempo è buono e si deve andare. Se ritardi. rischi di trovarti. letteralmente, in cattive acque.” La velocità media, in questi tratti, come nel resto della traversata, è stata di circa 22 nodi, con un consumo di 3.33 litri/miglio (sommando i due motori).

Primo piano di Davi in cerata con dietro un iceberg in mezzo all’Oceano Atlantico.

Cosa serve per navigare da Palermo a New York su un rib

IL GOMMONE. “A bordo avevo 2 GPS Simrad da 12 pollici, pilota automatico, Ais, due radar, doppio VHF e due serbatoi da 1.000 litri, più svariate sacche per il carburante: i litri complessivi a bordo erano potenzialmente 2.700. In media viaggiavo con circa 1.500 litri e, in questo, la doppia elica dei Suzuki mi ha dato una grossa mano. I motori. ci tengo a dirlo, non sono stati minimamente modificati per la traversata.”
LA MENTE “Psicologicamente come si gestisce? Mi sono fatto preparare da un mental coach, perché quando sei solo e devi contare su te stesso e basta, devi essere pronto. La mia forza è arrivata molto dalla voglia di fare che ho. Non ci sono stati momenti in cui ho pensato ‘chi me l’ha fatto fare’ però ce ne sono stati alcuni in cui ho detto… tra me e me… spero di arrivare presto. Non ho patito tanto la solitudine come nostalgia di casa, anche se alcune cose chiaramente mi mancavano. II difficile è sapere che nessuno ti può dare una mano e puoi contare solo ed esclusivamente su te stesso.”
IL CORPO. “A dire la verità, non ho seguito diete particolari, anche perché lo stomaco in mare un po’ soffre. Facevo cambusa di tappa in tappa con un po’ di frutta, scatolame e via dicendo. II momento più intenso, fisicamente, è stato nel mare di Labrador, dove non ho quasi bevuto e nemmeno mangiato. II motivo è presto detto: travasare centinaia di litri di carburante, con l’odore di benzina che sale, mentre ci sono 3-4 metri d’onda e mare incrociato, è stato piuttosto estremo”. Dopo una sosta ad Halifax, in Canada, di alcuni giorni per far passare l’uragano Dorian, Sergio Davi è arrivato il 12 settembre 2019 a New York. dopo quasi tre mesi di viaggio. “Una gioia unica, non solo mia, ma di tutto il team che mi ha sostenuto. I grattacieli, la Grande Mela e la scoperta che mezzo mondo mi stava seguendo è stata un’emozione davvero indescrivibile”.

Da Palermo a New York la strada da fare non manca. 300 ore di navigazione complessive distribuite sui circa 84 giorni di viaggio attraverso Spagna, Francia, Portogallo, Irlanda del Nord, Islanda, Groenlandia e Canada per arrivare negli Stati Uniti, a una velocità media di 22.15 nodi.

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