2021. Nasce la motonautica a propulsione elettrica

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2021, n. 18. aprile-maggio, pag. 62-69.

Una formula elettrizzante

Da Barche a Motore 2021, n.18, aprile-maggio, pag. 62-69.

Scafi avveniristici. Velocità mozzafiato. Un circuito unico. E una missione: porre al centro la questione ambientale.

La baia di Sydney. Oppure l’Amazzonia. E ancora, le gelide acque dell’Artico o magari lo specchio di mare davanti a Singapore. Saranno questi i circuiti sui quali si accenderanno in un futuro, neanche tanto lontano, i riflettori sul primo Campionato mondiale di motonautica con barche a propulsione elettrica. Qualcosa di mai visto prima, che segnerà una svolta epocale non solo nel modo di concepire d’ora in poi gli eventi motonautici, ma cambierà anche il modo d’immaginare la mobilità sull’acqua. Un po’ com’è successo nel motor sport, dove l’avvento prima della Formula E e poi dell’Extreme E sta cambiando in modo irreversibile l’approccio alle gare automobilistiche. Ma cosa c’entrano Formula E ed Extreme E con l’UIM E1 World Electric Powerboat Series? Tanto, anzi tantissimo. A iniziare dalle persone coinvolte. Sì, perché anche in questo caso il fattore umano ha un peso non da poco. Tutto nasce dall’idea, o meglio dalla visione, di Alejandro Agag. Il fondatore della Formula E e della Extreme E, che ha voluto mutuare sull’acqua una formula che si è rivelata vincente sulla terraferma. Un percorso – ma in questo caso sarebbe meglio dire una nuova rotta – condivisa con Rodi Basso, ingegnere aerospaziale con un passato in Formula Uno nelle scuderie Ferrari e Red Bull, nonché esperienza in ambito hi-tech con Magneti Marelli e McLaren Applied Technologies.

“Tutto è nato durante il primo lockdown” racconta Agag a Barche a Motore. “Con Rodi (Basso Ndr) avevamo preso l’abitudine di fare lunghe passeggiate lungo un percorso nell’area di Barnes, vicino a Londra, che costeggia il Tamigi” prosegue Agag, che aggiunge: “Le riflessioni spaziavano su svariati fronti, ma più andavamo avanti a parlare, più la conversazione era calamitata dall’acqua. Stava germogliando l’idea di trovare un modo per trasferire l’esperienza e le conoscenze maturate nella Formula E, dove Rodi Basso ha sviluppato il sistema di batterie di seconda generazione, in una competizione motonautica. Il caso volle che proprio in quel periodo Sophi Horne sottopose alla mia attenzione un progetto molto interessante legato a imbarcazioni a propulsione elettrica. È bastato, quindi, unire tutti questi elementi per mettere a punto questa iniziativa, che poi abbiamo presentato all’UIM (Union International Motonautique) arrivando come nel caso della FIA con la Formula E a stringere un accordo”.

I RaceBird misureranno circa 7 metri di lunghezza, saranno realizzati in carbonio riciclato e voleranno a oltre 50 nodi si foil. Da progetto al via del mondiale ci saranno fino a un massimo di 12 team, come nella Formula E.

Il sipario si è alzato ufficialmente in una calda giornata di settembre dello scorso anno, quando nelle sale dello Yacht Club de Monaco, alla presenza del Principe Alberto Il di Monaco, sono state svelate le UIM E1 World Electric Powerboat Series. Frutto di un lavoro di squadra, il primo campionato mondiale di motonautica elettrico vede coinvolti: Aleiandro Agag, Non-Executive Chairman; Rody Basso nel ruolo di Co-founder e Ceo; Raffaele Chiulli presidente dell’UIM: Sophi Horne a capo della SeaBird Technologies, una startup inglese che ha sviluppato i RaceBird, le avveniristiche barche con le quali si correrà il mondiale; infine Brunello Acampora, fondatore di Victory Design e tra le massime autorità in campo motonautico alla luce della sua esperienza maturata in offshore, chiamato, con la Victory Marine, a partecipare allo sviluppo, all’ingegnerizzazione e alla costruzione del RaceBird. Piace sottolinearlo che a scorrere i nomi c’è tanta Italia coinvolta in questo affascinante progetto.
“Sono convinto che il Mondiale di motonautica elettrico rappresenti una prima e potrà contribuire in maniera significativa a traghettare questo sport in una nuova era” dichiara a Barche a Motore Raffaele Chiulli che, oltre a essere presidente dell’UIM, è a capo anche del GAISF, ovvero l’associazione sotto la quale convergono anche tutte le Federazioni sportive internazionali.

“L’UIM E1 World Electric Powerboat Series – prosegue Chiulliaccelererà il processo di transizione verso una mobilità sostenibile anche in contesti fragili come quelli marini e darà un impulso a innovare radicalmente i sistemi di propulsione eco-friendly anche nella nautica”.
Sì, perché oltre agli aspetti puramente sportivi e tecnologici questo evento porta in dote un messaggio importante volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici provocati dall’impatto dei combustibili fossili e dall’inquinamento della plastica.
“La scelta di disputare alcune gare anche in aree remote come le regioni artiche, oppure sui fiumi dell’Amazzonia, nasce proprio dalla volontà di promuovere l’idea di una mobilità elettrica sull’acqua rispettosa dell’ambiente. In ambito nautico, in particolare, e marino più in generale, c’è ancora molta strada da fare” riflette Rodi Basso.

Il RaceBird.

Il primo passo in questa direzione è rappresentato proprio da RaceBird. Questo il nome con cui è stata battezzata una barca che promette di dare spettacolo, a iniziare dal design avveniristico. Completamente in carbonio riciclato, con una lunghezza che non supererà i 7 metri, un peso batterie incluse intorno ai 700 chili e una velocità di punta intorno al 50-60 nodi, questo scafo proietta la nautica nel futuro.
“Abbiamo voluto prendere il meglio da ogni settore” commenta Basso. “Dal motor sport e dall’automotive arrivano le tecnologie legate all’elettrificazione, dalla nautica attingiamo alla parte relativa all’ingegnerizzazione e alla costruzione, mentre dalla vela abbiamo assimilato l’impiego dei foil che portano una maggiore efficienza, permettendoci di ridurre la potenza da installare a bordo”

RaceBird nasce dall’estro di Sophi Horne fondatrice della startup inglese SeaBird Technologies. Studi alla Westerdals Oslo School of Arts, Communication and Technology e un’esperienza anche in campo nautico presso la SSH Maritime, che opera nel settore dei megayacht, Horne ha voluto concepire uno scafo dalle linee futuristiche, ma al tempo stesso in linea con la filosofia di questo progetto e che, quindi, anche a livello visivo potesse creare il minor impatto possibile.

Alla talentuosa Sophi Horne, fondatrice della stratup londinese SeaBird Technologies, si deve l’ideazione del RaceBird, lo scafo con il quale si correrà il primo mondiale di motonautica elettrico. L’architettura navale, l’ingegnerizzazione e la costruzione saranno curate dalla Victory Marine.

“L’ispirazione è arrivata dalla natura. Mi piaceva immaginare un oggetto perfettamente integrato nel contesto in cui sarebbe stato protagonista. Inoltre, nel disegnarla ho voluto eliminare tutto ciò che potesse sembrare superfluo, così da renderla riconoscibile immediatamente anche a grandi distanze” racconta Sophi Horne a Barche a Motore. Obiettivo centrato non solo sul piano della forma ma anche della funzione, ambito nel quale è stato coinvolto Brunello Acampora di Victory Marine. “L’aspetto più sfidante è coniugare elementi di architettura e ingegneria navale, a iniziare dalla presenza dei foil, perché andare a velocità superiori ai 50 nodi è una sfida impegnativa a livello tecnico, perché si è prossimi al limiti della cavitazione dei foil” spiega Acampora a Barche a Motore. Per vincere questa sfida, Victory Marine ha chiamato al suo fianco Mario Caponnetto, la massima autorità nel campo dei foil. Innovativo sarà anche il modo in cui questi scafi saranno condotti dal pilota. “Avremo un’attenzione particolare all’aspetto HMI (Humane Machine Interface). Tradotto vuol dire tutto ciò che avrà a che fare con schermi, volante, cruscotto e quindi l’interfaccia uomo macchina. Anche l’esperienza di guida occuperà un ruolo centrale del progetto, non tanto in termini di velocità pura che questi mezzi potranno raggiungere, quanto sull’abilità di guida del pilota e la capacità che avrà nella gestione dell’energia delle batterie” conclude Acampora.

RaceBird nasce dall’estro di Sophi Horne fondatrice della startup inglese SeaBird Technologies.

Di  Matteo Zaccagnino


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