Come saprete, fino all’8 maggio c’è l’opportunità di usare gli incentivi statali dedicati al diporto per rinnovare i vecchi motori termici delle nostre barche e dei rispettivi tender, per sostituirli con moderni motori elettrici. Sono oggetto del provvedimento solo quelli di propulsione, di potenza compresa fra i 0,5 e i 12 Kw di tipo fuoribordo ed entrobordo. I privati potranno richiederli per un massimo di due motori, fino a un contributo complessivo di €8.000, mentre le imprese fino a €50.000 per più motori. L’agevolazione è concessa sotto forma di contributo a fondo perduto e nella misura massima del 50% delle spese ammissibili. Per richiederla, si deve accedere allo Sportello di INVITALIA.
Ecobonus motore barca, 3 casi per cui la consigliamo
Da un punto di vista meramente tecnico, è bene essere chiari: sostituire i motori termici in un mercato ormai cannibalizzato dagli scafi plananti potrebbe non sembrare particolarmente invitante. Per queste barche, infatti, il rapporto peso/potenza è fondamentale, e la tecnologia delle batterie deve ancora fare notevoli passi in avanti, affinché sia una strada appetibile dal punto di vista economico. Tuttavia, questo non significa che l’agevolazione non sia interessante per il mondo delle barche a motore. Ci sono almeno 3 casi in cui potrebbe essere una soluzione allettante, soprattutto viste le somme erogabili.
Natanti dislocanti
In primo luogo, gli scafi dislocanti sono sempre meno, ma questo non significa che non siano estinti. Anzi, proprio perché, probabilmente, stiamo parlando di unità più datate, potrebbero avere motori più vecchi e quindi “in aria di sostituzione”. I piccoli natanti, ad esempio i gozzi, hanno bisogno di basse potenze e relative piccole batterie, senza compromettere troppo l’autonomia. Per le installazioni con batteria esterna, di qualsiasi tipo, si può chiedere fino a €10.000 di contributo. Certo, bisogna sempre considerare la disponibilità della ricarica in banchina, tasto quanto mai dolente quando si parla di questi argomenti.
Necessità di navigazione elettrica
In secondo luogo, le Aree Marine Protette o in ogni caso tutte quelle aree che richiedono la navigazione elettrica stanno diventando, nel bene o nel male, una realtà sempre più diffusa, e il trend non pare certo in diminuzione. In questo caso, a prescindere dal tipo di scafo, se avete intenzione di navigare in queste acque, avrete senz’altro già preso in considerazione questa opportunità.
Un’occasione per i tender
Ultimo ma non meno importante: potreste avere un piccolo tender, e voler cambiare il residuato bellico che lo spinge. In questa eventualità, €2.000 di contributo per un piccolo fuoribordo elettrico con batteria integrata, che elimini anche solo la necessità di fare benzina (o, peggio, miscela) potrebbero rendere la sostituzione un affare piuttosto interessante.
Casistica bonus: se siete un’impresa del settore, magari di noleggio, con una clientela che si spinge solo fino a corto raggio, con una banchina che potreste attrezzare con una stazione di ricarica, i contributi salgono fino a €50.000!
Tutti i dettagli in questo video:
Serve la DCI. Come averla
Per accedere al suddetto bonus è necessario presentare la DCI (Dichiarazione di Costruzione o Importazione) dell’unità al quale si vuole sostituire il vecchio motore termico con uno elettrico, una sorta di carta d’identità della barca, richiedibile online sul portale dedicato di Confindustria Nautica.
Ma come fare per quei natanti che non hanno marchiatura CE o, addirittura, alcun tipo di documento? Situazione tutt’altro che rara quando si parla dei tender o dei piccoli natanti, magari con qualche anno sulle spalle. Vuoi perché sono vecchi, figli di un’epoca in cui non tutto aveva bisogno di un certificato in triplice copia, e quindi non l’hanno mai avuto, vuoi perché è andato perduto, magari nei precedenti passaggi di proprietà. In questo caso, c’è la possibilità di presentare una autodichiarazione di mancato possesso dei documenti tecnici, e poi compilare la scheda in cui vengono richiesti i dati dell’unità. La pratica costa circa una trentina di euro.
Questo documento, la DCI, sta diventando sempre più richiesto, e forse può valer la pena richiedere l’attestazione di idoneità rilasciata da un Organismo tecnico in luogo dell’autocertificazione. Abbiamo preso come riferimento il RINA. I costi chiaramente variano in base al tipo di unità, ma ci sono stati chiesti 500 euro più tasse per l’ispezione di un 7 metri (qui il preventivo che ci è stato stilato). Ma ulteriori variazioni possono essere attribuite alla zona d’Italia in cui vi trovate rispetto ai loro ispettori, o a seconda che la barca si trovi in secca o in acqua.