Era il 19 ottobre del 1953 quando il medico francese e futuro navigatore, Alain Bombard (1924-2005), partì da Las Palmas, isole Canarie, alla volta di Barbados, Caraibi su un gommone Zodiac di 4.50 metri di lunghezza e 1.90 metri, chiamato L’Hérétique senza acqua o provviste a bordo. Il suo obiettivo? Salvare vite, a modo suo.
L’impresa di Alain Bombard
Per Bombard era inconcepibile che ogni anno in mare migliaia di naufraghi perdessero la vita dopo aver raggiunto le zattere. Di fatto il pensiero di Bombard era che un naufrago potesse sopravvivere senza acqua o viveri a bordo della sua zattera, usando semplicemente “la testa”. Come dimostrarlo? Naufragando volontariamente.
L’impresa che affrontò Bombard fu quella di traversare l’Atlantico settentrionale senza acqua, né cibo a bordo di un piccolo gommone. Rimase a bordo per 65 giorni, navigando a vela a circa 45 miglia al giorno. Naturalmente moltissimi cercarono di fermarlo, di convincerlo che fosse una follia. Tra le altre cose, anche il fatto che Bombard non fosse un gran marinaio giocava a suo svantaggio. Abbiamo scritto all’inizio dell’articolo “futuro navigatore”: questo perché Bombard di navigazione non sapeva praticamente nulla. Dalla sua aveva solo un’intelligenza notevole e una buona dose di fortuna.
Anche la barca su cui aveva deciso di fare l’impresa era insolita: il gommone, novità assoluta all’epoca. In commercio ancora non esistevano, ma una ditta francese, la Zodiac, diventata poi famosa in questo campo, aveva costruito i battellini per i piloti che cadevano in mare. Costruendone uno, poi chiamato l’Heretique, sulle necessità di Bombard nacque quello che poi divenne, con un motore fuoribordo a poppa, il prototipo di tutti i gommoni. In Italia apparvero più di dieci anni dopo.
Quattro giorni dopo la partenza, il 23 ottobre realizzò quanto fosse piccolo l’Hérétique. Una tempesta aveva incrociato la sua rotta e lui navigava, addormentato, tra le grandi onde dell’Oceano Atlantico. Si risvegliò bruscamente con il gommone semi-sommerso dopo che un’onda gli aveva franto addosso. Dopo averlo svuotato e rimesso in sesto, passata la tempesta scrisse:
“L’Hérétique si era comportato secondo le mie speranze ed era scivolato dolcemente tra le onde senza capovolgersi. Vi erano già forti possibilità che, almeno, il battello sarebbe giunto intero dall’altra parte”.
Alain Bombard e le provviste
C’era una “ricetta” studiata da lui per sopravvivere: 3/4 di litro di acqua di mare al giorno mischiato col liquido strizzato dai pesci che ogni giorno riusciva a pescare. Da medico e biologo, il buon Bombard si era premurato di studiare nel dettaglio tutte le sostanze necessarie al corpo umano e nei suoi racconti rilascia molte informazioni sugli effetti sul suo corpo.
Questi ingredienti servivano a tenere sotto controllo la fame e la sete. Ma tutti i navigatori sanno che l’altro temibile nemico di una lunga navigazione in queste condizioni è lo scorbuto, pericoloso e letale. Per tenerlo lontano Bombard trainava una rete in seta molto fina con cui riusciva a catturare una discreta quantità di plancton (circa due cucchiai). Dopo 21 giorni (e per i restanti 44) Bombard fu assistito da una pioggia quasi quotidiana che contribuiva al suo fabbisogno d’acqua giornaliero.
I pericoli del viaggio di Alain Bombard
Sopravvivere alla fame e alla sete di per sé non è semplice su un gommone nel bel mezzo dell’Atlantico. Poi le tempeste, le malattie come lo scorbuto sono sempre in agguato.
Il due novembre, poco dopo l’inizio del viaggio, Bombard si tuffò in mare per recuperare un cuscinetto perduto, utile per la sua posizione. La sicurezza di tornare a bordo era tutta in un’ancora galleggiante. Il fato volle che questa si sfilasse, facendo allontanare velocemente il gommone. Solo la preparazione da nuotatore (Bombard nel 1951 aveva attraversato la Manica a nuoto, nuotando per 21 ore) gli consentì di tornare al gommone sano e salvo.
Anche i grandi pesci rappresentarono momenti delicati per il biologo. Bombard racconta di aver avuto diversi incontri con gli squali. Una notte si è dovuto difendere da un esemplare continuava ad attaccare l’Hérétique improvvisando una “fiocina” con suo coltello. Un’altra volta è stato un pesce spada a seguirlo per un’intera notte. Poi un giorno, verso metà dicembre incontrò una razza gigante.
“Fu solo dopo il mio ritorno che un pescatore di Dakar mi disse: “Quello fu probabilmente il maggior momento di pericolo; la razza avrebbe potuto rovesciarla con un solo colpo di pinna, o avrebbe potuto saltare fuori dell’acqua e piombarle addosso”
Alain Bombard e i “12 lunghissimi giorni”
Dopo 53 giorni di navigazione solitaria, mangiando carne cruda e liquido di pesce, Bombard incontrò una nave sulla sua rotta che per prima cosa gli disse come la sua rotta fosse sbagliata. Bombard era in errore di circa 600 miglia sulla longitudine. Nonostante la “doccia fredda”, il biologo decise di ripartire senza farsi recuperare dalla nave, nonostante già 53 giorni di viaggio fossero comunque un risultato su cui nessuno avrebbe sperato.
Accettò solo un pasto dalla nave (un uovo fritto, del fegato e un po’ di cavoli e frutta), per poi pentirsene amaramente negli ultimi 12 giorni di navigazione che lo separavano da Barbados. Dopo quel pasto frugale lo stomaco del dottore iniziò a rigettare il pesce crudo. Bombard racconta di essere dimagrito di più nel 12 giorni dopo l’incontro con la nave che non nei precedenti 53.
Alla fine comunque giunse dove voleva arrivare, a Barbados, il 24 dicembre. Nel viaggio perdette 25 kg di peso.
La critica all’impresa di Alain Bombard
I critici dell’impresa dicono che Alain Bombard fosse riuscito a sopravvivere solo per una serie fortunata di condizioni particolarmente favorevoli: tanti pesci, venti caldi e favorevoli e pioggia. Resta comunque un’impresa estrema.
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