C’è un cantiere, in America, che compie quest’anno il suo 25esimo anno di vita. Ma non è questo l’aspetto più interessante. Situato appena un’ora a nord di Seattle, nell’estremo nord-ovest americano, il marchio è noto per una cosa fondamentale, e non è assolutamente da sottovalutarsi: produce scafi per andare ovunque e vivere, comodamente, anche off-the-grid. Insomma, per gli appassionati dell’avventura e della vita in mare in serenità , già dovrebbe suonare una campanella: American Tug. Acquisita dal Kadey-Krogen Group nel 2023 e rappresentata in italia da Giaroli, l’azienda non ha mai mutato il suo spirito, produce trawler dai 36 ai 44 piedi (11-13 m) e lo fa artigianalmente, con assoluto rigore e con spirito da boutique. Una formula che, nonostante le mille difficoltà , non ha mai frenato il brand e, anzi, lo ha sempre premiato. Ecco, insomma, gli American Tug, i bluewater americani per chi non vuole preoccupazioni.
American Tug, i trawler giramondo su cui vivere e andare ovunque, sempre
Profondamente radicata nell’eredità della regione, una realtà fatta di cantieristica e pesca commerciale, American Tug nasce a fine anni ‘90, estraendo dagli scafi classici del Mare di Bering tutto il potenziale per trawler diportistici d’eccezione. La nascita è quasi semplice: da una parte, all’allora Nordic Tugs, Dilworth, Nelson e Schoppert, dall’altra Senour. Il quartetto che darà vita alla Tomco Marine Group LLC, presto tradotta in American Tug. L’obiettivo era semplice, offrire scafi da crociera capaci di affrontare i mari duri del pacifico orientale. La soluzione era altrettanto chiara, usare il know-how della cantieristica da pesca solita solcare le acque dell’Alaska. Il risultato, strabiliante, il primo American Tug 34/365, un trawler cabinato subito diventato un classico.
American Tug 34, l’originale
Una storia quasi banale, semplice, quella della nascita del cantiere. Altrettanto, però, non può essere detto per i suoi scafi, barche serie, fidate e forti di un’eredità e di una passione cantieristica ormai sempre più rari. La qualità , infatti, è la chiave del successo se l’obiettivo è produrre trawler all-weather e autosufficienti. Un dettaglio che diventa il fil-rouge di tutta la produzione del marchio.
Il primo scafo a vedere la luce ne fu subito un testimone, l’American Tug 34, oggi noto come il 365. Oggi iconico, fu la svolta iniziale e decisiva. Armatoriale prodiera con toilette e doccia, grande salone poppiero con cucina e linee decise, da scafo inarrestabile. Nacque come scafo per andare ovunque, e continuò a farlo, forte di ottime qualità marine e di un grande fly per godere anche delle migliori giornate. Tutt’oggi è il bestseller del cantiere, con 165 scafi costruiti e venduti. Ognuno, come ogni Cmerican Tug, customizzato sulle specifiche esigenze del cliente.
Al 34 originale segue presto una seconda versione, denominata American Tug 362. Scafo e linee sono le stesse, ma varia il layout e, come per ogni modello, migliorano tutti i dettagli, le tecnologie. Il 362 è così la versione a doppia cabina del 365, offrendo così spazio per una seconda coppia a bordo, senza considerare gli extra posti in dinette, ricavabili dal divano letto onnipresente sui modelli.
Meno di 15 metri: dal “coltellino svizzero” all’ammiraglia
Squadra che vince non cambia, è un modello iconico certamente non va dismesso. È però anche vero che un cantiere che si rispetti, difficilmente, può produrre un singolo scafo per 25 anni consecutivi. Ecco perchè nascono anche i 395 e 435, per ampliare il range di possibilità e offrire ancora più potenziale ai propri clienti.
Il primo, l’American Tug 395, è semplicemente un coltellino svizzero, la versatilità fatta a scafo. Più grande dei precedenti, offre opzioni distinte su ben tre fronti, motore, cabine e layout del salone. Se da una parte Cummins 380 o 550 cavalli gli consentono velocità di crociera tra i 14 e i 18 nodi, le cabine (una o due), aprono il suo potenziale ad ogni necessità , così come il salone, dove le opzioni lo rendono adatto ad ogni tipo di traversata, sia questa una costiera rilassata, o una crociera in Alaska…
Sull’altro fronte, l’ammiraglia, l’American Tug 435. È lo scafo per chi vuole andare davvero lontano, sia attraverso il Pacifico, o seguendo la costa fino alla California. Come tutti gli altri, è quasi autosufficiente, ma ha di più in serbo. Capace di ospitare fino a 7 persone, dotato di gru per il tender e di volumi aumentati, è l’explorer definitivo del cantiere, lo scafo per andare ovunque. Un 14 metri per coronare una storia e una tradizione che continua a seguire i suoi principi originali, con il prodotto finale ispezionato da ogni singolo artigiano (sono una trentina), che ha così supervisione sia del suo singolo lavoro, sia del complesso, per fornire un prodotto custom il cui obiettivo è soddisfare non uno, ma generazioni di armatori.
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1 commento su “American Tug, le barche americane su cui puoi vivere a bordo (e girare il mondo)”
Ottima descrizione. Grazie