Soprattutto negli ultimi anni, si è assistito a un proliferare di soluzioni alternative alle vernici antivegetative tradizionali, “accusate” di essere inquinanti e costose (visto che, in media, vanno stese una volta all’anno). Certo, nella maggior parte dei casi, va detto che si tratta di soluzioni non “universali” e spesso sono ottime come complemento (per aumentarne la durata) delle tradizionali antivegetative, che hanno la forza di essere efficaci su qualsiasi genere di scafo.
Come ti tengo la carena pulita senza antivegetativa
IL WRAPPING
Una consiste nel wrapping dell’opera viva: una serie di film adesivi e antivegetativi. Ad esempio Uniflow Marine (www.uniflow-marine.com) ha ideato Silikon Pro-glide, antifouling caratterizzato da tre strati: quello in silicone, seguito poi uno strato in polimero e da un adesivo speciale marino. Infine, uno strato di protezione cartacea facilmente staccabile. I vantaggi, in teoria sono molteplici: rispetto alla vernice, i cui effetti vengono meno con il tempo, la pellicola autoadesiva è più efficace, causa meno attrito e non inquina. Certo non è un lavoro che potrete eseguire da soli, ci vuole un professionista. I risultati dei test per adesso non sono noti.
POLVERE DI RAME E RESINA
Poi esiste la possibilità (dopo aver carteggiato lo scafo fino al guscio), di dare più mani di resina mischiata con della polvere di rame, biocida per eccellenza. Questo propongono ad esempio Coppercoat (www.coppercoat.it) e M300 (www.m300antifouling.fr): si tratta di due resine bicomponenti (epoxy per Coppercoat e poliestere per M300) miscelate con polvere di rame. In teoria la longevità del trattamento e la scorrevolezza dello scafo sono garantite: lo svantaggio consiste nell’estrema difficoltà di carteggiare e ritornare al guscio originale se si dovesse ripetere l’operazione.
IL BARCALAVAGGIO
Se non volete utilizzare prodotti antivegetativi, potete affidarvi alla pulizia su rulli in stile autolavaggio (tipo Corydoras, www.hullwasher.com): un sistema per ora non molto diffuso.
IL TELONE
Oppure potete, quando la barca è all’ormeggio, installare una superficie protettiva (il Parefouling, www.nauticinnovation.wordpress.com) che, tenendo l’opera viva al buio, limita la colonizzazione di organismi.
ULTRASUONI
Infine, i sistemi agli ultrasuoni: l’ultimo, in termini di tempo, è lo spagnolo Dumo ACM (www.fbyachting.it) che emette frequenze da un trasduttore direttamente immerso in acqua, impedendo così lo svilupparsi di incrostazioni e alghe all’ormeggio. Necessita però di una centralina (alimentata a corrente 150/220 volt) da sistemare a bordo in un gavone o da fissare sul pontile.
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