Atlantide, così è rinato questo yacht leggendario (37 m) del 1930

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento a Barche a Motore cartaceo + digitale e a soli 39 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

Atlantide
Atlantide, il leggendario scafo di questo articolo e Hanuman, il J-Class cui Atlantide fa da tender oggi

Quando si parla di barche d’epoca, scafi con ormai non pochi anni sulle spalle, inevitabilmente si parla anche di manutenzione, restauri e refit. Fortunatamente, non sono poche le realtà specializzate proprio in questo e, quest’oggi, grazie alle maestranze e al know-how di Huisfit (il nucleo refit di Royal Huisman), vedremo come uno yacht leggendario torna a navigare nel pieno del suo splendore. Si tratta di Atlantide, un motorsailer di 37 metri fuori tutto varato nel 1930, costruito da Philip & Sons U.K. Ma non si tratta solo di uno scafo a dir poco classico, perché Atlantide, tra le altre cose, fu una tra le leggendarie Little Ships of Dunkirk del 1940 (ci torneremo sopra…). E questa è la sua storia.

Atlantide, la rinascita di uno scafo leggendario

Con trentasette metri fuori tutto (122 piedi), trentacinque metri di lunghezza scafo (LOH) e una storia lunga oltre novant’anni, Atlantide è una delle icone dello yachting classico: un motorsailer nato come tender, requisito poi dalla Royal Navy e passata infine per diverse mani dal secondo dopoguerra ad oggi. Refittata dal 2021 al 2023 da Huisfit, è ora un piccolo capolavoro, una chicca senza pari la cui storia, giustamente, merita di essere condivisa.

Atlantide dopo il Refit

Atlantide, la storia dietro la leggenda

Per capire un minimo l’importanza e la storia dietro Atlantide, infatti, prima ancora di guardare al suo refit, è necessario avere un minimo di infarinatura relativa a quanto sia successo nell’arco degli ultimi 90+ anni. Atlantide, nata Caleta, viene disegnata da Alfred Mylne a fine anni ‘20 con lo scopo di servire come tender per Sir William Burton, allora timoniere del Shamrock IV, il challenger per la Coppa America voluto da Sir Thomas Lipton (sì, quello del tè). Tender per cosa? Un 12 Metri Stazza Internazionale di proprietà, appunto, di Burton stesso. Verrà costruita da Philip & Sons U.K. a Dartmouth e varata nel 1930, un motorsailer d’eccezione capace di fare ben 7 nodi anche solo a vela. Nel 1939, però, come moltissimi altri scafi privati, verrà requisita dalla Royal Navy, la marina militare britannica, per servire durante il secondo conflitto mondiale, entrando, così, nella leggenda.

Atlantide oggi

Siamo ora nel 1940 e Atlantide (ancora lungi dal chiamarsi così) è convertita al suo ruolo bellico. Il teak è coperto, la deckhouse è corazzata e, tra le tante modifiche del caso, vede a bordo anche attrezzature militari, compreso armamento difensivo. Il 14 maggio 1940, intanto, su comando dell’Ammiragliato Britannico, la BBC annuncia la requisizione di tutti gli scafi privati sopra i 30 piedi: è l’avvento dell’Operazione Dynamo. La questione, in breve, è semplice: la Francia è invasa e le truppe inglesi e francesi sono in ritirata. Quasi tutta la forza terrestre britannica è schiacciata sulle spiagge atlantiche di Dunkerque, nell’alta Francia.

La flotta civile requisita (850 barche) ha un “semplice” scopo: supportata da 20 navi da guerra, deve provvedere al rimpatrio della truppa; le navi della marina, molte delle quali limitate dal pescaggio e dalla necessità di un molo, non riescono ad evacuare dalle spiagge. Atlantide, in quei 9 giorni di delirio, parteciperà all’operazione al fianco di Glala e Amulree, altri due scafi requisiti, portando in salvo parte della truppa sotto il fuoco tedesco. (Nota: il film Dunkirk (2017) di Christopher Nolan racconta parte dell’operazione Dynamo). Atlantide (allora Caleta), rimarrà in servizio attivo fino alla fine del conflitto, ora con l’aggiunto onore di poter battere la bandiera con la croce di San Giorgio (St. George’s Cross).

Atlantide, allora Caleta, presso Rowhedge nei suoi colori mimetici di servizio attivo. È in questa configurazione che partecipò all’evacuazione di Dunkuerque

Atlantide, dal dopoguerra a oggi

Nel 1946 inizierà poi la terza fase della sua esistenza, convertita nuovamente a scafo da crociera e utilizzata in Mediterraneo sotto nuovo nome: Ariane. Sarà sotto queste spoglie che comparirà anche in un cult del cinema, Tenera è la Notte (Tender is the night), il film del 1962 basato sull’omonimo romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Nel 1980 passerà poi nelle mani del Conte Nicolo delle Rose, guadagnando, infine, il suo attuale nome, Atlantide. I passaggi di mano si susseguiranno fino al 2020, quando diverrà proprietà dell’attuale armatore: Jim Clark, yachtsmen appassionato e già armatore di tre scafi firmati Royal Huisman: lo sloop Hyperion (1998), lo schooner Athena (2004) e il J Class Hanuman (2009). Affascinato dalle linee e dallo stile classico, deciderà di restituire Atlantide al suo splendore originale, iniziando il refit nel 2021 proprio presso i cantieri Huisfit, il ramo dedicato al restauro di RH.

Atlantide
Atlantide dopo il refit

Atlantide, il restauro presso Huisfit

Come si restaura un gioiello del 1930? In questo caso, quasi ricostruendolo. Arrivata nelle strutture olandesi di Huisfit nel 2021, Atlantide è subito sottoposta ad un’ispezione di routine destinata a definirne lo stato generale. In questa fase emerge il problema apparentemente più ingente: parte dei rivestimenti dello scafo e lo scafo stesso sono deformati, rendendo un refit esclusivamente cosmetico una realtà ben più complessa. Al problema si aggiungono diverse altre complicazioni, comprese modifiche strutturali e perdite in coperta.

Lo scafo portato a nudo per il restauro

Per i successivi sei mesi lo scafo è quindi stato studiato, scansionato e interamente ricostruito in 3D. Questo, per procedere, da una parte, alle ricostruzioni necessarie, dall’altra, per refittarne interni e ricostruire buona parte dell’impiantistica. Vista la data di progetto e costruzione, buona parte delle strutture portanti e dei ponti non prevedeva spazio per nuovi impianti o per sistemi di isolamento (termico e sonoro). Una questione che ha implicato un enorme progetto di re-design per consentirne l’installazione mantenendo la fedeltà estetica e di progetto. Un processo che ha portato all’intera rimozione (in un pezzo) della deckhouse e all’asportazione di ogni singola componente di bordo per il restauro.

Fondamentalmente, Atlantide è stata sventrata di ogni sua parte per essere restaurata o ricostruita fedelmente. L’obiettivo era uno: mantenere il profilo post-conflitto dello yacht, semplificandone gli interni, invece, come da progetto originale. Quest’ultima, un’impresa mastodontica portata a termine dallo studio di interior design deVosdeVries design e dagli esperti resaturatori di Acanthus International.

La deckhouse di Atlantide, sbarcata e restaurata da maestranze dedicata

Mantenere l’originale e rimediare alle modifiche

Nel corso della sua storia, come evidente dalle mille peripezie, Atlantide è stata stravolta in più momenti. Dalle corazzature necessarie al servizio attivo in tempi di guerra, alle decorazioni art-decò successivamente applicate, fino al suo ruolo da barca per immersioni negli anni ‘90, è evidente come diverse modifiche possano averne stravolto l’essenza. Motivo per cui, un’ampia parte del restauro, è stata dedicata al recupero della sua essenza originale, rimediando ai diversi interventi subiti nel tempo.

I risultati del restauro

Da una parte, quindi, il ritorno al layout originale, con i locali armatoriali e per gli ospiti separati da quelli dell’equipaggio, fino al restauro dei motori originali, dei Garner Diesel del 1930. Modifiche che hanno quindi visto sia soluzioni e stili che ritornano agli albori del progetto, come upgrade in tema che apportano però i comfort odierni a bordo, come ad esempio nelle cucine o nella strumentazione presente in timoneria.

I nuovi interni

Il vero cuore pulsante dello scafo, però, è stato il centro delle attenzioni, con la coppia di motori (di 3635 kg l’uno), estratti, restaurati, e restituiti allo scafo. Una sola modifica, a questi: l’aggiunta di sensori ed allarmi. Non per denaturarli, ma per questioni di monitoraggio e sicurezza, potenzialmente, aumentandone al contempo la vita operativa. Ugualmente è stato per l’hardware di coperta, dalle rotaie ai winch. Unica importante modifica, quella imposta al timone, ora maggiorato del 20% per restituire allo scafo gli equilibri che, in 90 e più anni di vita e modifiche, erano andati perduti.

La nuova sala macchine con la coppia di Gardern Diesels originali del 1930

Atlantide, la rinascita

Complessivamente, un’operazione mastodontica che ha visto lo scafo rinascere completamente, rendendolo virtualmente pronto ad affrontare il mare per un’altro secolo. Uno yacht d’eccezione che mantiene appieno la sua essenza originale portando per mare, non solo una gran dose di storia, ma di cultura nautica classica nella sua essenza più pura. Per capirne al meglio lo stile e lo spirito, forse, va infine citato l’armatore: “Sono uno snob delle barche classiche. Mi piace l’originale stile classico, in legno, le grandi barche moderne, infatti, non mi dicono nulla”. Uno statement impegnativo, ma che rende appieno l’idea retrostante l’intero restauro: restituire vita ad un classico, così come doveva essere.

Atlantide incrocia Hanuman in navigazione

Atlantide – Scheda Tecnica

Tipologia di scafo Motorsailer
Costruttore Originale Philip & Sons U.K.
Materiale Costruttivo Scafo: Ferro; Sovrastrutture: Alluminio; Ponte e Deckhouse: Teak
Design Alfred Mylne
Anno di Varo 1930
Lunghezza Fuori Tutto (LOA) 37 m
Lunghezza Scafo (LOH) 35 m
Baglio Massimo (Bmax) 5.8 m
Pescaggio (Draft) 2.3 m
Motorizzazione Gardner diesels (1930)
Cantiere di Refit (2021-2023) Huisfit by Royal Huisman
Refit degli interni (progettazione) deVosdeVries design

  • Potrebbe interessarti anche

Classic Boat Cult: il Pershing 45, il primo Pershing di sempre (13.8 m)

 

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Sei già abbonato?

Iscriviti alla nostra Newsletter

Entra nel Club del Giornale della Vela

Le barche a motore, le sue storie, dal piccolo open ai motoryacht. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevere ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”.

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Mimì Libeccio 9.5 Cabin

Mimì Libeccio 9.5 Cabin: il nuovo gozzo natante anche ibrido

Il pozzetto si apre e arriva fino alla piattaforma. Una soluzione per guadagnare spazio in coperta su un natante che, poi, può beneficiare anche della superficie della piattaforma. Basta poco, poi, per farlo diventare un prendisole (foto sotto) e trasformando

Vendono 4 barche in pronta consegna dai 7 m ai 23 metri

Abbiamo selezionato 4 barche in pronta consegna già pronte a solcare le onde. Se siete impazienti di salire a bordo della vostra nuova barca, leggete qui sotto e buona navigazione. 4 barche sopra i 7 m pronte all’ormeggio per voi

McLaren Performance M300

McLaren Performance M300, il fuoribordo che non ti aspetti

McLaren Engineering, divisione di Linamar, annuncia una partnership con Honda Marine per la costruzione di una sua linea di motori fuoribordo. Se Honda, il più grande produttore al mondo di motori, non ha bisogno di presentazioni, McLaren Engineering è un’azienda