“Così mi sono costruito una barca a forma di macchina.” La storia di un’auto-barca mitica

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Farsi la barca è il sogno di ogni uomo di mare. Non avevo mai pensato che potesse essere il sogno anche di qualche uomo di fiume e di lago. Il lettore e abbonato di Barche a Motore, Pietro “Jerry” Geretti, un vivace pensionato lombardo, ormai 40 anni fa (quando ancora pensionato non era), lo ha realizzato e da allora con la sua auto-barca ha navigato tantissimo. Oggi ha deciso di condividere la sua storia con noi.

L’auto-barca di Pietro Geretti

Forse vi ricorderete dei fratelli Amoretti, gli “autonauti”. Ecco, oggi vediamo un’idea che per certi versi è simile, ma di ben 15 anni prima. Certo, in acqua dolce le esigenze sono diverse e Jerry decide di non limitarsi ad una semplice barca. In modo più elegante della Fiat 500 a forma di barca, Jerry, da vero precursore, pensò di costruirsi una macchina galleggiante.

L’idea era costruire qualcosa che non fosse soltanto originale, ma anche bello. E quale ispirazione migliore per un progetto del genere se non le linee filanti delle seducenti macchine americane degli anni ’60. Quindi, negli anni ’80, inizia un percorso che durerà circa un anno, che lo porterà dall’idea, al disegno, alla realizzazione.

“Pensate che quando navigo spesso mi fermano – ci racconta Pietro “Jerry” Geretti – per fare delle foto! Io l’ho costruita per me, per fare qualcosa di bello, e non pensavo che sarebbe piaciuta così tanto. Quando succede a volte mi commuovo anche per le belle parole che rivolgono a questa barca”.

Jerry, all’epoca, è un perito meccanico, e per curare ogni aspetto senza lasciare spazio alla superficialità, si fa aiutare dai disegnatori e da un ingegnere dell’azienda dove lavora. Il risultato di questa dedizione è sorprendente non solo per il design, ma anche per le qualità tecniche. Non stiamo parlando di un semplice prototipo in compensato, ma di un modello in vetroresina realizzato su uno stampo ricavato da una macchina a controllo numerico. Addirittura, il cofano, per renderlo calpestabile, è stato rinforzato in carbonio. Quasi non sembra di descrivere un prodotto artigianale degli anni ’80!

Ma la cura dei dettagli non si ferma qui. Il motore è stato oggetto di una ricerca specifica per trovare un modello in linea con lo stile della macchina-barca, culminato nel ritrovamento di un Aspera Mac 7, un vero e proprio reperto storico, purtroppo al momento non utilizzabile per mancanza di un’elica compatibile.

Insomma, in un mercato della nautica che spesso si appiattisce su modelli e soluzioni sempre più simili, è davvero un piacere raccontare di qualcosa che distingue per originalità, creatività e, soprattutto, passione. Che poi, alla fine, è quello che manda avanti questo mondo.

Stefano Monfroni


Autonauti 1999, così due auto attraversarono l’Atlantico

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