Fa un freddo polare, forse anche peggio, negli Stati Uniti. I giornali parlano di temperature “marziane” da quanto si gela e a Comertown, in Montana si registra il record: -53 (cinquantatre!) gradi. È il gennaio del 2014. Da lì a poco in Russia, per la prima volta nella sua storia, si svolgeranno i giochi olimpici invernali, quelli di Soči, centro vicino al confine georgiano. Facciamo un salto spaziale verso nord e andiamo dall’altro lato del confine russo, a 2.700 km di distanza dal villaggio olimpico. Siamo all’Helsinki Boat Show, uno dei saloni nautici più amati dai nordici. È freddo pure lì con il termometro che tocca -10 gradi, ma in quel glaciale inizio di 2014 sta accadendo qualcosa che è destinato a cambiare per sempre l’estate di migliaia e migliaia di diportisti. In quell’anno, infatti, aggirandovi per la fiera avreste visto il primissimo 28 piedi di un neonato cantiere: Axopar.
Oggi, appena 10 anni dopo, il marchio ha festeggiato l’esemplare numero 3.000 di quello stesso Axopar 28 nelle sue varie declinazioni, a cui si sommano altre 3.000 imbarcazioni tra i 22 e i 45, aggiuntesi alla gamma nel frattempo. Il totale è facile: +6.000.
In quel febbraio di dieci anni fa è iniziata l’era delle “adventure boat”, capaci di segnare così a fondo l’immaginario collettivo e le richieste dei diportisti da spingere moltissimi altri costruttori ad adeguarsi. Dopo quel successo dirompente, infatti, le reinterpretazioni sono state tantissime e tutte ruotavano nel design e nella funzione intorno a quella filosofia. Oggi possiamo dirlo: dieci anni fa è nata una nuova categoria di barca. Dal 2020 il motto di Axopar, però, lascia poco spazio ai dubbi: “We are the adventure company”.
Insomma, un claim che parafrasato si potrebbe leggere “gli originali siamo noi, gli altri vengono dopo”. Ma è proprio il fondatore e front-man di Axopar, Jan-Erik Viitala, ad aver ribadito in varie occasioni come la risposta dei competitor al successo commerciale degli scafi Axopar sia solo uno stimolo a fare meglio. Osservare quello che c’è e prenderne il meglio per dar luce a qualcosa di nuovo. Axopar è stato questo fin dall’origine e già nel nome mette insieme tre marchi di barche a motore finlandesi per cui Viitala aveva lavorato e da cui aveva avuto importanti stimoli.
Perché si chiama AXOPAR?
A-XO-PAR sono, appunto, le iniziali di Aquador, XO Boats e PARagon. Questi sono gli archetipi dell’adventure boat moderna che ha portato l’azienda a diventare un marchio “pop”, conosciuto in tutto il mondo, ma anche capace di raggiungere, con il totale delle vendite, un miliardo di euro in 10 anni.
Tutti pazzi per Axopar
Già nel 2015, però, si poteva intuire come il cantiere avesse una marcia in più. A settembre 2015, appena 18 mesi dopo il lancio, Axopar si presentò al Cannes Yachting Festival con oltre 200 esemplari di Axopar 28 prodotti. Questo modello continuerà a macinare premi uno dopo l’altro compreso un “Japan Boat of the Year” a simboleggiare un successo sempre più internazionale. Va tutto a gonfie vele, ma un 28 piedi, soprattutto nella nautica di oggi, da solo non basta. Inoltre, l’Axopar 28 aveva un limite non da poco: nessuna possibilità di installare una seconda cabina – soluzione introdotta poi nel 2024 con l’Axopar 29, suo erede.
C’era, allora, bisogno di una barca più grande: l’Axopar 37. È il 2016 e qui abbiamo un primo spartiacque perché in seguito, anche a livello stilistico, il modello da seguire diventerà proprio il 37. Nella sua dimensione diventa un assoluto best-seller per varie ragioni: ha un prezzo invitante, è potente, ma facile da manovrare e permette di portare tutta la famiglia in crociera pernottando a bordo, soprattutto sulla versione XC Cabin. Già allora il cantiere puntava forte sugli spazi per lo stivaggio di equipaggiamento per gli sport acquatici, ma anche per quelli terrestri. Fin da subito, infatti, le versioni Sun-Top e Cross Cabin erano disponibili con un’opzione portapacchi sul tetto per il trasporto di canoe, sup, biciclette.
Gli “axopariani”, così si chiamano i proprietari di un Axopar, crescono nel mondo, e tra loro ce n’è uno speciale che compra proprio un 37 come tender per un suo yacht più grande: il suo nome è Bodo Buschmann e nel 1977, a 25 anni, aveva fondato con l’amico Klaus Brackman una casa di tuning. Dal portmanteau dei due cognomi era venuto fuori questo nome: Brabus. L’azienda di Bottrop, vicino Düsseldorf in Germania, negli anni ha fatto molta strada fino a diventare celebre in tutto il mondo nel tuning delle Mercedes, ma non solo. Tornando alle barche, non ci vuole molto perché Bodo e suo figlio Constantin intuiscano il potenziale di questi scafi e già al Salone di Cannes del 2017 la neonata Brabus Marine annuncia il BRABUS Shadow 800, basato sulle piattaforme degli scafi Axopar 28. Nell’aprile del 2018, purtroppo, Bodo Buschmann è venuto a mancare e oggi è Constantin alla guida di Brabus.
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“Brabus non è una casa di tuning, così come non è un cantiere di yacht – raccontava in un’intervista a Barche a Motore, Constantin Buschmann o meglio, diciamo che non è solo questo: la formula che riassume al meglio questa realtà è luxury mobility brand.”
Dal 28 a 45 piedi, i Brabus Marine sono il non plus ultra in termini di finiture e velocità. Anche solo la verniciatura richiede tempi lunghissimi per arrivare al livello Brabus.
Oggi, nel range tra i 7 e i 14 metri, Axopar è un protagonista assoluto. Dopo il 28 e il 37, infatti, anche i più recenti Axopar 22 e Axopar 45 sono stati premiati sia dal pubblico che dalla critica. Il primo è ideale come prima barca perché è piccolo, agile e molto semplice da manovrare, ma può essere equipaggiato in un numero incredibile di modi per diventare una mini-piattaforma per divertirsi sull’acqua. Il secondo, invece, ha tutte le carte in regola, per essere vissuto come weekender XL e, volendo, anche per approcciare anche il mondo della crociera: certo, non è un trawler, ma con l’allestimento giusto è perfetto per affrontare ogni tipo di avventura. Il prossimo passo di Axopar sarà verso l’alto o verso il basso? Nuovi modelli sono sicuramente allo studio, ma nel mentre è proprio l’approccio al diporto che sta cambiando e chi produce centinaia di barche all’anno se ne accorge in fretta.
L’affermarsi della sharing economy, soprattutto tra i giovani, sta coinvolgendo sempre più settori per tutta una serie di ragioni e la nautica sta iniziando ad adeguarsi: non è un caso, infatti, che Axopar abbia siglato una partnership con Agapi Boat Club per sviluppare tutta una serie di centri nel mondo. Il motivo? Paghi una quota e puoi fare le uscite che vuoi senza dover comprare e gestire la barca, condividendola con un numero limitato di persone. Sarà il futuro della nautica? Di sicuro è una strada e se il marchio “rivelazione” degli ultimi dieci anni ha deciso di seguirla, è sicuramente il caso prestarci attenzione.
Articolo di Gregorio Ferrari – Il pezzo completo su Barche a Motore N.36
1 commento su “10 anni di Axopar. Storia dello scafo che ha rivoluzionato le barche a motore”
Barca dal profilo accattivante e che ti fa sognare!!!
Axopar 28 spartano e prima scelta.