La crescita delle barche che abbandonano la bandiera italiana per acquisirne una estera (+256% in tre anni) è una conseguenza delle problematiche che cerchiamo di evidenziare anche in questo articolo: alti costi di gestione della barca, dotazioni eccessive, elevata burocrazia, controlli in mare, ecc. Difficile arginare il (legittimo) fenomeno senza risolvere i problemi. Non è, però, tutto oro quel che luccica, nonostante il trend di grandissima espansione.
Barche con bandiera estera
Nonostante il successo delle bandiere estere, è necessario mettere in guardia chi è alla ricerca di facili approdi. Le singole nazioni (e l’Unione Europa) hanno ben presente la tendenza del “foreign flag” e progressivamente stanno stringendo le maglie. Ne sa qualcosa il Belgio, uno degli ultimi Paesi (dopo la Francia) ad aver conosciuto un boom anomalo di iscrizioni di armatori esteri nei propri registri marittimi, “costretto” recentemente a modificare le regole imponendo la residenza al proprietario della barca.
Ora l’ultimo registro dei desideri è quello polacco (in parte lo sloveno), con immatricolazioni facili, rapide e online schizzate in pochi anni da 2.000 a 77.000 che sembrano però aver attratto anche persone senza scrupoli. Tanto che i reati (soprattutto trasporto droga) commessi con barche che battono bandiera belga sono sono molto aumentati finendo per allarmare le organizzazioni internazionali (tipo Unodc) che hanno acceso un faro sulle barche che navigano in Atlantico con questa bandiera.
Sempre per questo motivo, inoltre, la Polonia è stata inserita recentemente nella lista grigia nel memorandum d’intesa di Parigi sul controllo da parte dello Stato di approdo (Paris Mou) e anche le autorità greche pare abbiano intensificato i controlli sulle barche che battono bandiera polacca. Segnali.
Un ulteriore deterrente dal cambio bandiera potrebbe arrivare inoltre con il ddl “Valorizzazione della risorsa mare” approvato il 25 novembre dal Consiglio dei Ministri: per i residenti in Italia con barche che battono bandiera straniera (e navigano in acque italiane) è previsto l’obbligo di richiedere un certificato di sicurezza se l’unità non è dotata di un attestato di questo tipo.
Il consiglio
Vagliare con attenzione pro e contro del cambio di bandiera e soprattutto tenersi costantemente aggiornati sugli sviluppi normativi del settore, sia del nostro paese sia di quello di immatricolazione della barca.
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