I velisti sono gente strana, e la loro più famosa regata, l’America’s Cup, lo è ancora di più. Chi vince fa le regole a partire dal “dove” e dal “quando”, ma decidendo anche il “come”, cioè le caratteristiche delle barche. Il Defender, infatti, insieme ad un rappresentante dei Challenger, gli sfidanti (che però ha ben poca voce in capitolo) stila il cosiddetto “Protocollo”: in sostanza il regolamento per la Coppa successiva. Dopo la vittoria del 2021 i neozelandesi, vincitori, per la 37° edizione di Barcellona, oltre che stabilire le caratteristiche delle imbarcazioni, i velocissimi 22 metri AC75, hanno voluto scegliere le caratteristiche delle chase boat, le barche appoggio, di ogni team. Ogni sindacato ha poi a disposizione anche dei super-rib con fuoribordo e non solo. Queste barche appoggio hanno alti contenuti tecnologici e dei “paletti” progettuali ben definiti: devono essere lunghe 10 metri, ospitare sei persone, raggiungere almeno i 53 nodi (93 km/h) per poter stare dietro agli AC 75, avere 180 miglia di autonomia. E, soprattutto, devono navigare sui foil ed essere alimentate ad idrogeno.
Noi abbiamo avuto la possibilità di salire a bordo del Bluegame BGH, realizzato dal Cantiere di Ameglia per il team americano American Magic. A capo di tutta l’operazione BGH c’è Luca Santella, Head of Product Strategy di Bluegame, che, con la sua squadra, ha gestito una serie di partner, tra gli altri Sangiorgio Marine, EODev, Natpower H e Smart Gyro.
A bordo di BGH, la barca a idrogeno italiana
La barca è un leggerissimo guscio di carbonio, con solo qualche elemento della meccanica e dei foil in titanio o acciaio. Per quanto riguarda la propulsione, alla base del powertrain c’è l’idrogeno, il combustibile, stoccato in due bombole per un totale di 33 kg. Due fuell cell da 80 kW convertono poi, con un processo elettrochimico, l’energia dell’idrogeno direttamente in energia elettrica da 80 kW. Questa energia elettrica viene gestita da due motori da 200 kW e trasmessa ai due foil, uno per ciascun scafo del BGH. Questi hanno un bulbo centrale al termine dei quali troviamo le eliche, ai lati invece le “ali” che regolano l’assetto e la fanno volare. Anche il timone è dotato di foil e oltre che dare la direzione può anche essere inclinato sull’asse prua-poppa per influire sull’assetto di volo.
Un sistema decisamente complesso, al quale si aggiungono due batterie al litio da 63 kWh ciascuna e un sofisticato PMS, Power Management System, per la gestione della potenza. Il cruscotto è da fantascienza, super sportivo, con volantino dai pochissimi gradi di gioco (molto più diretto delle normali timonerie) e con i paddle per regolare manualmente l’altezza di volo, e il pitching, cioè l’assetto longitudinale. Due le funzioni per il software di navigazione, che controlla l’assetto generale della barca: per quando si naviga in dislocamento (quindi senza utilizzare i foil, ad esempio a velocità ridotte in entrata e uscita dal porto) e poi per quando il BGH è in volo. Qui è lui, il sofwtare di volo che regola i foil, mentre chi è al timone, sostanzialmente gestisce solo le manette, l’erogazione di potenza. Al centro del cruscotto giganteggia un grande pulsante rosso che consente di fermare immediatamente il volo e scendere in dislocamento.
Come naviga sui foil questa barca
Quanto alti si vola sull’acqua? In linea di massima più si vuole andare veloci più si vola alti, fino a 75 cm, in casi di mare più mosso si scende a circa 40 cm. Una volta decollato il BGH arriva a oltre 50 nodi con sorprendente facilità e ha una velocità minima di volo di 22 nodi. Naviga perfettamente piatto sull’acqua sorvolando le onde (fino a circa 150 cm di altezza) e colpisce come a bordo non ci siano sistemi di ammortizzazione per i sedili avvolgenti, che invece hanno tutti i super gommoni utilizzati per questo genere di funzione. È sorprendente, anche, che ogni regolazione sui paddle sia del tutto superflua una volta che il software di navigazione ha preso il controllo. Di fatto avvengono in automatico immediate e velocissime regolazioni di assetto che garantiscono la sicurezza di navigazione.
Clicca qui per vedere com’è fatta la barca – VIDEO
Come ci hanno spiegato gli ingegneri di Bluegame la parte più complessa del progetto è stata combinare l’idrodinamica, dove servono profili fini per arrivare ad alte velocità, con la meccanica, che invece chiede ben altri spessori. Inoltre, è risultato difficile a livello di PMS (Power Management System), bypassare le interferenze elettromagnetiche, viste le potenze e i voltaggi in gioco in spazi molto ridotti. Nato per la Coppa America, il BGH è allo stesso tempo una sorta di prototipo di quello che vedremo in futuro lanciare sul mercato, per i normali diportisti, da Bluegame: non saranno ad idrogeno, ma sui foils sì, una gamma di tre barche a partire dal BGF, un sedici metri che vedremo al Salone di Cannes del 2025.
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