Mare mosso in prua, come si timona la barca a motore

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Mare mosso. Siete sicuri di sapere cosa fare al timone quando il mare diventa cattivo? Ecco quali sono le tecniche di guida per tornare in porto senza problemi.

Avete controllato i bollettini meteo e siete salpati per raggiungere quella rada che vi piace tanto. Tutto sembra tranquillo. E invece… all’improvviso il mare si increspa e il vento inizia a soffiare forte. Chiudete gli oblò e infilate nei gavoni tutto quello che avete in giro. Accendete i motori e via, si torna in porto. Ma il mare ormai si è ingrossato e timonare non è per niente facile. La barca sbanda e s’imbarda continuamente, la prua vi si infila regolarmente nell’onda. Siete ormai zuppi da capo a piedi.

 

 

È a questo punto che sapere usare i flap e il timone diventa fondamentale sia per la sicurezza sia per il comfort. Già, perché i flap non servono solo a entrare più in fretta in planata o a risparmiare carburante, ma sono uno degli aspetti più importanti (e spesso sconosciuti) della conduzione di una barca. Che voi abbiate un open veloce o un flying bridge, in questo servizio vi spieghiamo i segreti per affrontare ogni mare in totale sicurezza.

Quando il mare mosso è di prua

Come affrontare le onde di prua o quelle che arrivano al mascone? Per spiegarlo è necessario partire da una considerazione che dovrete tenere a mente leggendo queste righe. Abbassare i flap per tenere la barca parallela all’acqua è fondamentale, ma attenti a non esagerare, perché rischiereste di infilare la prua nelle onde! La regola è quindi una: aumentare l’inclinazione dei flap.

Quindi, con moto ondoso contrario alla propria rotta è meglio tenere i flap bassi poiché la massa d’acqua contenuta nell’onda, quando scorre sotto la carena, tende inizialmente a fare alzare la prua. Dopo aver superato una cresta, infatti, la prora ricade nel cavo dell’onda. È meglio dunque usare i flap per tenere il “muso” basso e diminuire così l’impatto della carena.

 

Come riuscire a non infilare la prua sotto l’acqua?

Nel caso di motori fuoribordo, ci si aiuta anche utilizzando il trim. Va mantenuto nella posizione più bassa possibile, in modo tale che la spinta dell’elica sia orizzontale e mantenga lo scafo parallelo alla superficie dell’acqua. Ovviamente c’è una grande differenza di tecniche se si è al timone di una barca con attitudini sportive piuttosto che di una pesante, come potrebbe essere un flying bridge, soprattutto per quanto riguarda l’andatura da tenere.

Questione di pesi

Solitamente le barche veloci hanno un baricentro spostato verso poppa e tendono quindi, con mare mosso di prua, a sbattere frequentemente. Per migliorare il comfort potete aumentare un po’ la velocità di crociera, perché in questo modo la maggiore spinta delle eliche “stende” lo scafo sull’acqua, consentendogli in questo modo di mantenere un assetto più costante e parallelo alla superficie del mare. Una teoria che tiene conto, imprescindibilmente, della solidità di costruzione della barca e della vostra capacità di “giocare” anche con le manette del gas.

Accelerare a decelerare di continuo diventa fondamentale per il passaggio sulle onde. Se infatti non si dispone di un mezzo adatto, si rischia di compromettere la sicurezza dei passeggeri e l’affidabilità della barca. Con le imbarcazioni un po’ più pesanti conviene invece regolare l’andatura sul minimo di planata, evitando di lasciare che la barca entri in dislocamento (difficilmente riuscireste a governarla), ma al tempo stesso rinunciando ad andature più veloci che rischierebbero di creare uno stress eccessivo alle strutture (e all’equipaggio!).


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