Bruttino è la barca del designer dei superyacht, Espen Øino. Certo, il nome non lascia spazio a molte riflessioni. Ma se si va oltre al nome e all’apparenza le cose stanno diversamente. Tratto dall’articolo di Matteo Zaccagnino su Barche a Motore N.33.
Chi è Espen Øino, il designer dei superyacht
Negli ultimi 25 anni, dalla matita di Øino, sono uscite architetture galleggianti. Octopus, il 126 metri costruito da Lurssen, l’85 metri Wanderlust di Silver Yachts e ancora REV Ocean che, con i suoi 183 metri di lunghezza, sarà nel momento in cui toccherà l’acqua lo yacht più grande del mondo.
Insomma, Øino è uno che con i megayacht ha a che fare quotidianamente e che con i cantieri lavora molto. Immaginare la sua barca, dunque, ci porta a pensare a qualcosa di grandi dimensioni. Non è così. La sua barca, che si è progettato e con cui passa il tempo libero insieme alla famiglia ha un approccio che è all’opposto. A partire dal nome: si chiama Bruttino.
“In un certo senso – dice Øino – è l’antitesi di ciò che trattiamo normalmente nello studio. Mi è piaciuta l’idea di poter tornare alle origini e di pensare a ciò che realmente è necessario avere e quello che invece non serve a bordo di una barca”.
Qualcosa di simile al vecchio Defender di Land Rover. Non a caso Øino ne ha una in garage.
“È stata una fonte d’ispirazione importante. In qualche modo ho voluto trasferire quel concetto su una barca. Da qui l’idea di un design composto da pochi segni ben definiti. La forma che ho immaginato doveva trasmettere senso di robustezza e di affidabilità”.
Com un Land Rover Defender dell’acqua
E i richiami alla Defender non mancano e sono accentuati dal profilo muscoloso e dalla presenza di alcuni elementi come le scalette laterali il cui disegno richiama alla memoria quello presente sui celebri fuoristrada. Un successo anche dal punto di vista del design che nel caso del Defender ha vinto la sfida contro il tempo.
E, a proposito di tempo, oggi viviamo un’epoca dominata sempre di più dalla tecnologia in tutte le sue declinazioni e forme di utilizzo. Anche su questo fronte Øino ha avuto le idee chiare da subito.
“Ogni cosa sta diventando, complice anche la tecnologia, sempre più sofisticata e complessa anche quella che, in apparenza, risulta semplice. Da qui la scelta di voler semplificare al massimo ogni aspetto della barca” commenta Øino “riducendo all’essenziale le funzioni di bordo in particolar modo quelle che dipendono dall’elettronica privilegiando invece tutte le soluzioni che si possono gestire manualmente e meccanicamente. La barca per me deve essere come il mio Defender. Devi avere la certezza che si avvii al primo colpo anche quando non la usi da molto tempo”.
Un catamarano con i fuoribordo. E via in crociera
Una visione condivisa con Ben Mennem anche lui, come Espen Øino, alla ricerca di qualcosa che rispondesse realmente alle sue necessità. E così ecco la decisione di puntare su Vandal Explorer, il cantiere di cui lo stesso Mennem è co-fondatore e dal quale, lo scorso anno, sono uscite sia la sua barca sia quella destinata al designer norvegese. La piattaforma navale, con tanto di foil, dalla quale è partito lo sviluppo del progetto è opera di Scott Jutson.
“Una vera scoperta perché” continua Øino “per la prima volta mi sono confrontato con un concetto di catamarano planante con scafi asimmetrici e foil”.
Jutson è considerato uno tra i massimi esperti in materia e dalla sua vanta una lunga esperienza nella progettazione di multiscafi veloci destinati soprattutto ad impieghi commerciali o come barche da lavoro. Ogni passo è stato compiuto senza tralasciare nulla. A partire dalla volontà d’impiegare l’alluminio riciclato per la costruzione per vari motivi. Sostenibilità e duttilità, senza vincoli eccessivi nell’apportare modifiche, e la leggerezza.
Tradotto, questo vuol dire minori consumi e maggiore efficienza. A questo si aggiunge la scelta di puntare sul catamarano come configurazione che, abbinata alla presenza di un foil passivo, ha garantito un’ulteriore riduzione dei consumi, una maggiore stabilità e quindi un miglior comfort di vita a bordo. Senza contare la maggior superficie a disposizione, rispetto a una barca tradizionale della stessa lunghezza, da destinare agli ambienti.
Le difficoltà di una barca piccola
“Nella progettazione di una barca di dimensioni piccole” aggiunge Øino “la difficoltà maggiore è legata all’ottimizzazione degli spazi. A differenza di quanto accade su un megayacht dove il tema non sono tanto i metri quadrati a disposizione ma il costo che comporta doverli arredare e riempire. Da qui la scelta di non avere a bordo di Bruttino nessun impianto di aria di condizionata preferendo invece una soluzione che puntasse a rendere il più efficiente possibile un’areazione naturale”.
Con la stessa logica la propulsione scelta da Øino non poteva che ricadere su una motorizzazione fuoribordo senza così sacrificare ulteriore spazio per la sala macchine con il vantaggio di contenere i pesi e di avere una manutenzione molto più semplice da gestire.
Le crociere di Øino
Ma dalla teoria alla pratica com’è andata la prima esperienza a bordo di Bruttino?
“La scorsa estate ho trascorso più di 150 ore al timone navigando tra Capri, Napoli e la Costiera Amalfitana”, racconta Øino “È stata un’esperienza molto gratificante perché ho potuto apprezzare la bontà di questo progetto. In termini di prestazioni e comfort sono rimasto favorevolmente colpito soprattutto nel viaggio di ritorno verso Montecarlo quando in condizioni di mare formato la barca si è comportata splendidamente. Questa esperienza ha dimostrato che la semplicità paga sempre”.
Il catamarano perfetto: perché Bruttino?
Già, ma in tutto questo rimane aperta la questione legata al nome.
“Merito di Sabrina, mia moglie”, ride Øino “Appena l’ha vista è stata la prima parola che ha detto. Si poteva immaginare. Poi, dopo la crociera, lei e i bambini ne sono rimasti entusiasti”. Così come le idee, l’immaginazione e la creatività di un designer non hanno confini, allo stesso modo i sogni nel cassetto di Espen Øino non conoscono limiti.
“Un giorno” conclude il designer “vorrei compiere una crociera lungo le coste della Norvegia. In tal senso ho già in mente una nuova versione di Bruttino, un pochino più grande e dotata di propulsione ibrida o elettrica”.
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9 commenti su “Bruttino? No, geniale. La barca perfetta del designer di superyacht”
Non è bruttino. È stupendo!
Brutto , è proprio brutto.
Però è perfetto!
Bel nome , rappresentativo ma , geniale . Tornare alle dimensioni ” umane” per un numero molto più elevato di utenti è una grande sfida . Grande progettista e bel prodotto , avrà sicuramente successo. Se poi si cercassero più performances basterà aggiungere un terzo o un quarto motore . Complimenti.
Ma è possibile avere i contatti del cantiere per un eventuale acquisto?
La tecnologia ormai la fa da padrone su tutto, il riscoprire la manualità, la semplicità e il saper adattarsi al non lusso , ci potrà regalare ancora il piacere di vivere di Natura vera. Non credo che sia un caso il ritorno ad amare ancora scafi degli anni 80. Buon vento.
Se avesse un prezzo di acquisto accessibile credo che questa barca potrebbe avere molti potenziali acquirenti.
La semplicità per mare è sempre una carta vincente e inoltre abbassa i costi di manutenzione/riparazione.
Buongiorno giusta considerazione,non ho capito se si tratta di un prototipo o forse di una futura commercializzazione, non vedo le misure.
The Real Person!
Buondì,
teoricamente è già sul mercato: qui trova l’articolo che avevamo scritto al tempo su questo scafo. Ci sono le misure, info tecniche e qualche considerazione in più sulla barca in sé.
https://www.barcheamotore.com/catamarano-vandal-explorers/
Buon weekend,
La redazione
Decisamente brutto! Per misurarne la REALE efficienza, poi, ci vorrebbero un po’ di dati (peso, potenza, elica, riduzione, etc.). Da Espen mi aspettavo di meglio…