Come già anticipato nel precedente articolo, Barche Anni ‘90: 14 scafi iconici tra i 7 e i 12 metri, gli Anni Novanta hanno prodotto, tra le tante, alcune barche iconiche, scafi eccezionali ancora validi oltre vent’anni dopo. Alcuni più memorabili, altri sfumati nella memoria, ma pur sempre validi, ne abbiamo recuperati 10 dal numero di febbraio 2008 di barche a motore. Ecco 10 vere e proprie Youngtimer d’eccezione, glorie tra i 13 e i 16 metri degli anni ‘90.
10 Barche Anni ’90
Maxim 40 – 13.00 m [1997]
Costruito e curato in modo maniacale dai Cantieri di Sarnico, un marchio creato da “transfughi” della grande tradizione Riva ( dettaglio che la dice lunga), il Maxim 40 (13,00 x 3,88 m – posti letto 4+2) appartiene a quella categoria di barche che non danno problemi nel tempo. Da sempre richiesto sul mercato dell’usato grazie alle sue linee classiche, pulite ed eleganti – di quelle che non tramontano mai – e per la qualità dei materiali, questo 13 m vanta anche un buon sfruttamento degli spazi, favorito da una larghezza al baglio piuttosto generosa per i tempi.
È sempre molto apprezzato il passaggio centrale, ricavato tra i due cuscini prendisole poppieri, che dalla passerella a scomparsa porta direttamente al pozzetto, tratto del resto distintivo di tutti i Maxim, così come la dinette a tutta larghezza con due divani a L contrapposti e un terzo divanetto centrale rivolto verso poppa, in grado di ospitare fino a 8 persone sedute intorno a un grande tavolo con piano allungabile. Nonostante il Maxim 40 privilegi la vita all’aperto, sottocoperta non mancano certo comfort e privacy con due cabine doppie e due bagni, oltre a un ben vivibile quadrato. Buone anche le prestazioni: spinto da due Cat da 370 cv raggiunge velocità massime di 34 nodi. Nato nel 1997, dal 2002 è stato prodotto con il nome Sarnico 43, senza grandi differenze rispetto al passato.
Baia Zero – 13.11 m [1996]
Varato a metà anni ’90, il Baia Zero è stata un’imbarcazione che ha voluto segnare un nuovo punto di partenza, una svolta innovativa per il cantiere partenopeo, fino ad allora particolarmente famoso per i record di velocità Napoli-Capri associati al suo nome. Alla proverbiale spaziosità della coperta furono così abbinati grandi volumi interni, con due ampie cabine e una dinette degna di barche ben più grandi. Non trascurabile nemmeno la cura del dettaglio estetico, con l’abbinamento del legno scuro dei mobili e di alcuna sezioni di pagliolo a parquet, con rivestimenti color champagne di divani e moquette che conferiscono agli ambienti un tocco distintivo di raffinatezza. Interessante anche la soluzione della cabina di poppa, con un piccolo salottino in entrata, lasciata aperta sul quadrato in modo da offrire un ambiente di più ampio respiro.
Alla base della gamma, lo Zero, si è distinto dunque per il corretto equilibrio tra le sue dimensioni, relativamente contenute (13,11 x 3,96 m, posti letto 4+1), l’abitabilità e le prestazioni sportive. Anche la sue linee non tradiscono le sue origini: il disegno è puro, con una pontatura prodiera piatta e inviolata, grande slancio del cavallino e parabrezza rastremato, caratteristiche che sottolineano la vocazione sportiva dell’imbarcazione, proposta infatti con due motori da 350 cv ciascuno.
Dalla Pietà DP43 Al Na’Ir – 13.20 m [1994]
È stato l’antesignano degli open con hard top scorrevole. Erano i primi anni ‘90 e i cantieri Dalla Pietà erano già avanti, proiettati verso il futuro, ma probabilmente nemmeno loro si immaginavano che, una decina e più anni dopo, questa idea avrebbe fatto tendenza. All’epoca questa soluzione lasciò inizialmente tutti a bocca aperta, suscitando non poche perplessità, ma bastò che qualcuno facesse il primo passo per poi lasciare al passa parola il ruolo di migliore pubblicità. L’esclusivo cupolino scorrevole, con telaio realizzato in materiali compositi, che con un semplice comando elettrico si apre completamente scoprendo il sottostante quadrato e la postazione di guida, unito alla possibilità di far scomparire quasi completamente la porta e le finestrature poppiere che chiudono il living in un apposito vano, ha fatto scoprire il piacere, nelle belle giornate, di ottenere un ambiente unico tra quadrato e pozzetto, ottimizzando lo sfruttamento degli spazi.
Dedicato alla notte, il ponte inferiore offre due confortevoli cabine e due bagni. Il Dp 43 Al Na’Ir (13,20 x 4,15 m – posti letto 4+2) può inoltre contare su una carena dalle spiccate doti marine, come vuole la tradizione del marchio veneziano, in grado di offrire ottime prestazioni sotto la spinta di due entrobordo da 430 cv.
Primatist G43 – 13.30 m [1996]
È stato il precursore della nuova generazione Primatist insieme al più grande G 48. Varato nella primavera del 1996, il Primatist G 43 (13,30 x 3,99 m – posti letto 6+2), fu evoluzione del “mitico” Primatist 42, barca dalle linee squadrate e tra i primi con tender garage e specchio di poppa abbattibile. All’epoca sbalordì per le sue linee particolarmente bombate, dove gli spigoli avevano infatti lasciato definitivamente il posto alle curve. Se al suo esordio questo nuovo look poteva aver suscitato qualche perplessità, con il tempo divenne uno stile consolidato, dimostrando al lungimiranza di Bruno Abbate.
Il Primatist G 43, con un profilo aggressivo, linee slanciate ed eleganti sottolineate da una tuga prodiera poco accentuata, finestrature laterali arcuate e parabrezza spiovente e arrotondato, è un modello di grande equilibrio che, pensato per la crociera, coniuga al meglio prestazioni e comfort offrendo interni con tre cabine, due bagni, dinette e cucina e una coperta caratterizzata da un grande prendisole poppiero centrale sotto al quale è celato il garage per il tender. In cala motori trovano posto due turbodiesel da 420 o 480 cv ciascuno.
Cayman 42 Fly – 13.79 m [1998]
Profilo slanciato, una bella insellatura del cavallino e sovrastruttura ben alleggerita da ampie finestrature laterali (sapientemente raccordate al parabrezza) fecero sì che il Cayman 42 Fly (13,40 x 4,26 m – posti letto 4+2), presentato al salone di Genova del 1998, sia ancora apprezzabile oggi. Progettato dallo Studio Nuvolari & Lenard, fu un flying bridge intramontabile, forte di una carena affidabile e prestante, maneggevole e morbida sull’onda, in grado di superare con agio 30 nodi, fino a punte di oltre 33. Barca ideale per la crociera a lungo raggio, offre interni di grande abitabilità all’insegna della privacy, con due spaziose cabine doppie servite da due bagni – quello dell’armatore dispone anche di box doccia separato.
Degna di nota è anche la cucina, posta sul ponte inferiore, ampia, funzionale e ben attrezzata. Per il convivio inoltre, un grande living elegantemente arredato da mobili in ciliegio sfoggia finiture curate nei dettagli e una grande maestria nella lavorazione in curva anche dei profili in massello. La coperta si fa apprezzare per la comoda salita al fly dove, oltre alla timoneria, trovano posto un semplice divano a C e l’agevole passaggio a prua, garantito da larghi passavanti.
Sciallino 40 – 13.73 m [1999]
Uno dei migliori esempi di barca italiana ispirata agli scafi da pesca, perfetta per il diporto e prodotta con una passione artigianale che si vede in tutti i dettagli e nelle finiture. Il 40 (lung. ft m 13,73, larg. m 4,00, posti letto 4+2) è nato nel 1991 e nel ’99 ha subito un restyling che ha interessato soprattutto la tuga con un nuovo disegno della finestratura e la spiaggetta poppiera, allungata di qualche decina di centimetri in modo da poter accogliere un eventuale tender. La carena, rimasta invariata, è dislocante sino a 15 nodi di velocità, per poi planare sfiorando 30 nodi di velocità massima sotto la spinta di 840 cv.
A seconda delle esigenze del momento si può quindi navigare sia lenti che veloci con buon comfort, potendo contare su una grande affidabilità anche con mare formato. Dotato di spaziosi interni, con due cabine e due bagni, è ideale per crociere familiari. L’ampio impiego di mogano e teak, come vuole la tradizione marinara, rende inoltre gli ambienti caldi e accoglienti.
Uniesse 40 Fly – 14.00 m [1992]
È la più americana delle barche italiane dell’epoca, con l’aspetto un po’ da flying bridge e un po’ da fisherman, ma con gusto nostrano. L’Uniesse 40 Fly (14,00 x 4,55 m – posti letto 4+2) nasce nel 1992 su progetto di Fred Hudson e unisce con abilità le doti americane della sua carena a un comfort di bordo tutto italiano. È stato costruito in due versioni, con due o tre cabine e sempre con due bagni e layout dei più tradizionali. Gli arredi si distinguono per la sobria eleganza e per la bella lavorazione delle varie essenze di legno dei mobili e delle finiture. In coperta, salvo le prime unità, il pozzetto è rivestito in teak e si apprezzano in modo particolare i due larghi passavanti, inusuali per scafi di queste dimensioni, che agevolano il passaggio a prua.
Ben curata e ben distribuita è inoltre l’intera impiantistica di bordo, che risulta sempre facilmente accessibile. La sua affidabile carena dalle indovinate linee d’acqua, sotto la spinta di 2×425 cv Cat o 2×430 cv Volvo è in grado di raggiunge con agio punte massime di 34 nodi. Prodotto in circa 50 esemplari dal 1992 al 1995, nel ’94 costava circa 700 milioni di lire.
Bertram Moppie 46 – 14.02 [1995]
Era il 1995 quando il Moppie 46 (14,02 x 4,57 m – posti letto 4+2) venne presentato in anteprima mondiale al Salone di Genova. Una scelta non casuale, si trattava infatti di un modello “meno americano” e più ispirato al gusto europeo. Il successo fu immediato. Il suo profilo sfoggia linee estremamente pulite ed eleganti con una coperta assolutamente piatta, slanciata da quell’inconfondibile riga nera, e bordo libero basso soprattutto nelle sezioni poppiere. Ma, fiore all’occhiello, fu il suo enorme e versatile pozzetto, articolato su due livelli. Quello più basso a poppa, perfetto per le battute di pesca d’altura e completo di vasche refrigerate, si prestava infatti anche ad essere arredato per il diporto puro, con divani e tavolo o con cuscini prendisole.
Per gli appassionati di ami e mulinelli era inoltre previsto, sopra al pozzetto superiore, un tettuccio rigido con tuna-tower in lega leggera. Degni di nota anche gli arredi degli interni che hanno saputo distinguersi con un tocco di eleganza e con finiture curate nei dettagli. E poi, possedere un Bertram significa entrare nel gotha della nautica.
Grand Banks GB42 – 14.45 m [1975]
Il Grand Banks 42 è la barca “senza tempo” per eccellenza. Progettato nel 1965, fu il modello di maggiore successo del marchio. A beneficio di un pozzetto vivibile e di un living più ampio, questa versione è stata privata della grande cabina poppiera. Ma, indipendentemente dalle versioni, il Grand Banks 42 (lung. ft m 14,45, larg. m 4,29, posti letto 4+1) è piaciuto, piace e piacerà sempre per la sua estetica intramontabile, con linee che riprendono quelle delle tradizionali barche da lavoro evocando robustezza e affidabilità. Gli interni sono poi caldi e accoglienti, realizzati interamente in teak, che conferisce all’insieme quella sempre affascinante atmosfera “vecchia marina”.
Trawler semidislocante, il GB42 fu una barca ideale per la crociera grazie alla grande autonomia di navigazione, alla silenziosità, al comfort in navigazione e all’affidabilità della sua carena – a suo agio in qualsiasi condizione di mare. La versatilità della carena semidislocante consente infatti di navigare in dislocamento a 10-12 nodi, con consumi molto contenuti, ma anche di entrare in assetto di planata, raggiungendo i 20 nodi. Di conseguenza l’imbarcazione si trova equipaggiata con motorizzazioni che vanno da 2×210 cv a 2×420 cv, salvo, nel tempo, non siano state diversamente sostituite.
Ferretti F53-530 – 16.80 m [1997]
Ferretti è un marchio di riferimento della cantieristica italiana di serie per stile e qualità tanto che, nonostante il lancio di imbarcazioni sempre più attuali, alcuni modelli, ovviamente con i dovuti restyling, rimangono sempre sulla cresta dell’onda. Ne è un ottimo esempio l’F53 (lung. ft m 16,80, larg. m 4,70, posti letto 7+1) in commercio dal 1997, poi divenuto F530 nel 2003. Materiali pregiati, ambienti interni luminosi, cura dei dettagli e spazi di coperta ben attrezzati e di grande vivibilità sono i punti di forza di questo fly, prodotto in ben oltre un centinaio di esemplari e in grado di navigare a velocità di crociera intorno a 28 nodi.
La coperta, caratterizzata da un grande fly con dinette poppiera semicircolare, ampio prendisole e mobile bar attrezzato, è rimasta pressoché invariata nelle due versioni, dove è cambiato solo il disegno delle finestrature laterali, che hanno assunto forme più slanciate. Gli interni, dal layout tradizionale, propongono tre cabine doppie e due bagni per l’armatore e gli ospiti, una cabina di servizio accessibile dalla cucina e una per il marinaio con accesso da poppa. Il restyling ha interessato solo il disegno dei cielini e le essenze dei legni dei mobili: il ciliegio ha lasciato il passo al rovere sbiancato e al teak.
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1 commento su “Youngtimer anni ‘90. Le 10 barche iconiche (da 13 a 16 metri)”
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