Gli anni Novanta spesso sembrano appena passati, uno ieri un po’ più remoto, ma nulla di particolarmente lontano. Eppure, più di venti anni sono passati, allontanando da noi quei ricordi e, forse, facendo sfumare nella memoria alcune barche davvero eccellenti. Nel dubbio, a ricordare che esiste anche un mercato dell’usato davvero valido, ecco una lista di imbarcazioni al top, dal numero di febbraio 2008 di Barche a Motore, 14 vere e proprie “Youngtimer“ d’eccezione, glorie degli anni ‘90.
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Barche anni ‘90
Apreamare Smeraldo 76 C – 7.50 m [1998]
I gozzi sorrentini plananti sono stati inventati negli anni ’80, da Aprea. Si trattò di un’innovazione notevole, in grado di rumoreggiare abbondantemente nel mondo della nautica. Se, sino ad allora, il gozzo era una barca lenta e da lavoro, immediatamente diventò una barca da diporto, al pari di un ‘vero’ motoscafo. Lo Smeraldo 75 C, ovvero la versione cabinata (7,50 x 2,99 m, posti letto 2+2), è uno dei modelli che hanno rappresentato al meglio la sintesi tra linee classiche, comodità e prestazioni.
Spinto da due entrobordo da 165 cv ciascuno, questo gozzo planante raggiunge 32 nodi di velocità massima, grazie alla sua carena a geometria variabile, nascosta sotto le spoglie di una barca dislocante originariamente nata per la pesca. Per la gioia degli amanti della tintarella, lo Smeraldo 75 è dotato di un prendisole (circa 4 mq) e, al contempo, vanta interni caldi e accoglienti (che in soluzione open space offrono quattro comodi posti letto), un angolo cucina e un bagno. Non va inoltre dimenticata la qualità artigianale della costruzione e delle finiture, per cui Aprea è giustamente famosa. Nato nel 1998 e prodotto, con poche differenze, fino al 2005, lo Smeraldo 75 C, all’epoca costava circa 160 milioni di lire.
Performance 707 – 7.5 m [1985]
Performance è un nome certamente non scelto per caso, il marchio lariano deve infatti la sua fama internazionale ai suoi scafi nati per correre, per offrire prestazioni mozzafiato in totale sicurezza. Uno dei modelli di maggiore successo, insieme all’altrettanto “mitico” 1107 è il 707 (7,50 x 2,50 m, posti letto 2) varato a metà anni ’80 e di longeva produzione. Un primo importante restyling con modifiche anche alla carena fu fatto nel 1992, mentre nel 1997 furono ammorbidite le linee, in particolare nelle sezioni poppiere, che restano comunque pulitissime e, nell’insieme, fedeli alle origini.
Profilo slanciato, bordo libero basso e niente battagliole né rollbar per questo motoscafo “puro”, spesso caratterizzato da da colori decisi, a sottolinearne la vocazione sportiva. Proposto con un’ampia scelta di motorizzazioni, sia mono che bimotore, fu stato venduto principalmente con il Mercruiser 350 Mag da 300 cv, ma alcune unità vennero equipaggiate addirittura con potenze ben più grandi, fino a 485 cv, consentendo di superare con agio il muro dei 50 nodi, sfiorando i 60. La coperta è quella tipica del motoscafo anni ‘90, con prendisole poppiero a tutto baglio, seguito da un divano. A pilota e copilota sono riservati due avvolgenti sedili adatti alla guida in piedi. Una nota di riguardo merita il bel cruscotto, che spesso riprende i colori dello scafo.
Fiart 27 Sport – 8.76 m [1991]
Fu uno dei modelli di maggiore successo nella storia del marchio Fiart del secolo scorso. Proposto in versione Sport e Cabin, il Fiart 27 (8,30 x. 2,74 m, posti letto 2/4) fu prodotto dal 1991/92 fino al 2002, anno in cui venne stato sostituito dal Genius 28. Il suo punto di forza fu la carena a V profonda, rimasta invariata persino sul 28 e in grado di fendere le onde con particolare agilità, oltre che di offrire interessanti prestazioni. Velocità massime intorno a 40 nodi grazie a 2×205 cv benzina. La coperta si distingueva invece per l’inusuale, specie per quei tempi, soluzione del passaggio a prua attraverso l’apertura della sezione centrale del parabrezza.
La versione Sport, pensata principalmente per le uscite giornaliere, offre il classico prendisole poppiero a tutta larghezza, seguito da un divano disposto per baglio, servito dopo il restyling del 2001 da un mobile con frigo, lavello e fornello. Una cabina con dinette trasformabile in cuccetta doppia e wc a scomparsa sotto alla cuscineria completavano il pacchetto. La versione Cabin, dedicata a un primo approccio alla crociera, con il ponte di coperta più bombato, presenta invece una cabina più ampia e abitabile con bagno in un locale separato, un piccolo angolo cucina e un cuccettone poppiero infilato sotto al pozzetto. In coperta spicca invece la grande dinette poppiera con divano a C e tavolo abbattibile a pagliolo, intorno al quale possono stare comodamente sedute fino a 8 persone.
Colombo Romance 32 – 9.72 m [1997]
Il trionfo della tradizione rivista in chiave moderna. Con la realizzazione del Romance 32 (9,72 x 3,05 m, posti letto 2) il talento di Giacomo Colombo si espresse al massimo mai visto al suo tempo. Fece infatti fare rivivere il fascino del motoscafo in legno tipico degli anni ’60 grazie a un’ingegnosa tecnica costruttiva. Riuscì ad abbinare spessi strati di lamellare di mogano alla vetroresina, sia negli stampi dell’opera morta che della coperta. Il Romance 32 vanta infatti una pregevole lavorazione del mogano, abbinata però alla semplicità di manutenzione di uno scafo in vetroresina. Le sue linee sono quelle classiche dei tempi della ‘dolce vita’, pulite, slanciate, con prendisole poppiero incassato. La zona prodiera, ovviamente tirata a specchio, sfoggia una lucentezza che rievoca quella dei manufatti dei più abili liutai.
Bellissima e pratica è la cappotta cabrio, che ripara l’intero pozzetto e che scompare in un apposito vano ricavato nello schienale del divano poppiero. Nonostante si tratti di una barca per le uscite giornaliere, sottocoperta si apprezza la presenza di un piccolo locale toilette e di una cuccetta matrimoniale ideale per una siesta. Sotto questo aspetto romantico e retrò si cela una carena dalle spiccate doti marine, in grado di superare agilmente i 36 nodi.
Albemarle 305 – 10.40 m [1999]
Le linee del fisherman americano, caratterizzate da una bella insellatura del cavallino e dal bordo libero che degrada vistosamente nelle sezioni poppiere sono sempre attuali e non smettono di ottenere ampi consensi dal mercato. Un modello particolarmente versatile e non troppo impegnativo è l’Albemarle 305 Express (10,40 x 3,50 m; posti letto 3) che, pur privilegiando la vita all’aperto, offre una accogliente cabina con tre posti letto, dinette, cucinino e bagno. Pensato per impegnative battute di pesca d’altura, questo 10 m nato a Capo Hatteras può contare su un’affidabile e prestante carena che sotto la spinta di 630 cv (con trasmissioni rigorosamente in linea d’asse) supera 30 nodi. Anche la considerevole riserva di carburante si fa notare, garanzia di un’autonomia di navigazione vicina le 400 miglia.
La coperta è studiata nei dettagli per essere funzionale alle attività della pesca, con vasche per il vivo, per il pescato e manichette d’acqua dolce e salata per il lavaggio del pozzetto. Pozzetto che offre ben 7 mq privi di ingombri, facendosi apprezzare anche da chi non si diletta con ami e mulinelli. I modelli prodotti dal 2002, ovvero l’ultima versione, presentano finiture più curate e il bordo superiore del perimetro interno del pozzetto imbottito.
Tornado 38 – 11.40 m [1983]
Così era e così è rimasto continuando a piacere. In auge da più di 25 anni, il Tornado 38 (11,40 x 3,74 m, posti letto 4+2) è la barca “spartana” per eccellenza. Essenziale, fatta per navigare sempre, per vivere il mare è priva di tutto ciò che si potrebbe rovinare. Fedele alle sue origini, oggi più che mai è una barca contro corrente, ma proprio questo è il suo punto di forza. Si rivolge infatti a quella particolare nicchia di mercato insensibile alle mode, ma che comunque ama distinguersi e che privilegia le doti marine e la funzionalità all’aspetto puramente estetico. Le linee di questo 11 m sono quelle tipiche dei ‘motoscafi hollywoodiani’ anni ’70 con ponte di coperta piatto, spiaggetta poppiera non integrata allo scafo e parabrezza basso suddiviso in quattro settori, tutti uniti con spigoli decisamente angolati. Immancabile il prendisole poppiero a tutta larghezza, seguito dal divano e da due sedili avvolgenti per pilota e copilota. Niente dinette né mobile bar: inutili.
Ma è sottocoperta che la spartanità prende il sopravvento: tutto è realizzato in vetroresina con l’impiego di blocchi controstampati, caratteristica che vale anche per il tavolo della dinette. Cosa ci potrebbe essere di meglio per una facile manutenzione? Nonostante le apparenze, negli anni il cantiere è stato sempre molto attento all’evoluzione tecnologica per quanto riguarda l’impiantistica e i motori. Oggi, con motori meno potenti, si ottengono prestazioni simili a quelle dei più potenti originali, garantendo a minor consumo, velocità ben oltre 45 nodi.
Itama 38 – 11.65 m [1998]
Fu il motoscafo più ambito degli Anni ’70. Nel 1998 venne riproposto in chiave più moderna, ma comunque senza tradire la purezza delle linee del precedente mitico modello, mantenendo così, la stessa classe intramontabile. La vocazione sportiva dell’Itama 38 (11,65 x 3,75 m, posti letto 4) è sottolineata dalle sue prestazioni: può raggiungere 50 nodi con motori opzionali ed eliche di superficie, ma già con 2×450 cv supera 40 nodi con una rumorosità di neppure 80 decibel. Gli interni sono sfruttati al meglio, con un’ampia cabina armatoriale a prua, un bel bagno e un living trasformabile, in modo da prestarsi anche alla crociera. Ma è in coperta che l’Itama 38 offre il meglio di sé. Qui troviamo un prendisole poppiero a tutto baglio, un posto di guida all’altezza delle prestazioni e una dinette per cinque persone.
Nel 2004 l’Itama 38 lasciò il passo all’Itama 40, molto più di un suo restyling, ma una vera re-ingegnerizzazione frutto delle esperienze dell’ufficio tecnico del cantiere. L’estetica è rimasta comunque quella classica con ponte di prua flush deck e un importante parabrezza avvolgente, questa volta testato nella galleria del vento della Ferrari a Maranello. Anche la disposizione degli interni è rimasta pressoché invariata con il quadrato dal layout che rievoca quelli tipici degli anni ’80.
Pershing 37 – 11.80 m [1999]
Pershing fu sinonimo di open da crociera “italian style” grazie alle notevoli linee arrotondate, proposte, tra i primi, proprio da questo cantiere sul Pershing 37 (11,78 x 3,25 m, posti letto 4+1). Nel 1999, al momento del suo lancio, fu una barca all’avanguardia, poi, un classico abile di passare indisturbato attraverso le stagioni. Prodotto in decine e decine di esemplari, vanta una longevità dettata non solo dall’estetica, aiutata da un design allora innovativo, ma anche da tutta una serie di caratteristiche progettuali che nel tempo si sono rivelate vincenti e destinate a rimanere sempre attuali, come la costruzione sottovuoto in Scrimp. Del resto un ampio prendisole poppiero, un pozzetto versatile attorniato di vetrate laterali dalla forma bombata e un cruscotto d’impostazione sportiva non potevano che renderlo fascinoso allora come in seguito.
Intramontabili sono poi le sue linee snelle e slanciate, mentre è interessante anche il layout degli interni, proposto in due versioni: open space o con cabina prodiera separata, ma sempre con quattro posti letto e toilette separate. Cambia invece la dinette, che nel primo caso è più grande e a tutto baglio, mentre nel secondo è spostata sul lato sinistro. In cala motori trovano posto, con rare eccezioni, due Cat da 350 o da 370 negli ultimi modelli, in grado di spingere la barca fino a 35 nodi.
Rose Island Lobster 38 – 11.80 m [1999]
Al suo esordio, nel 1999, fu difficile pensare che una barca nata per la pesca all’aragosta lungo le coste del New England sarebbe potuta diventare una pilotina mediterranea di successo, e per un pubblico un po’ snob per di più. Eppure, piano piano, il Lobster 38 (11,80 x 3,67 m, posti letto 3+1) riuscì nell’impresa. In particolare modo negli anni successivi si notò una crescita nell’apprezzamento a quel genere di design, ma il Lobster 38 di Rose Island rimase il Lobster italiano per eccellenza. Una barca costruita benissimo, in modo artigianale, con una grande attenzione rivolta ai minimi dettagli, alla funzionalità e soprattutto all’affidabilità e alla sicurezza in navigazione, ma anche al comfort all’ancora.
Il suo disegno di carena, con chiglia centrale offre infatti un’ottima stabilità statica, tanto che a barca ferma beccheggio e rollio sono ridotti al minimo. Senza vocazioni corsaiole, il Lobster 38 è la barca che riporta sempre a casa, che non si lascia intimorire dalle condizioni meteomarine avverse, molto asciutta e morbida sull’onda e in grado di mantenere regimi di crociera tra 23 e 24 nodi, anche con mare formato. Nel ’99 era proposto con la motorizzazione massima 2×300 cv Cat a un prezzo di 494 milioni.
Italcraft Sarima – 11.85 m [1999]
Il Sarima è stato un nome che negli anni ’60 ha fatto la storia della nautica italiana, tanto che tra il 1960 e il 1980 ne sono state vendute oltre 700 unità. Nel ’99 il cantiere ha trovato nuovi proprietari che hanno saputo riprendere le idee e i concetti di quella splendida barca, rinnovandosi con le ultime tecnologie e facendo tornare alla luce il Sarima di cui oggi parliamo. Una barca moderna però dal sapore retrò del suo progenitore.
Da sempre suo fiore all’occhiello, la carena permette di ottenere buona prestazione anche con motorizzazioni contenute. Con due 230 cv la velocità di punta supera 37 nodi e con 2×350 cv sfiora i 45 nodi, per non parlare della versione Ultra, con 2x 480 cv Volvo abbinati a trasmissioni Arneson AS08. In coperta spicca un grande prendisole poppiero a tutta larghezza, mentre gli interni si distinguono per sobria eleganza e altezze, che sfiorano il metro e novanta. Una bella dinette e due spaziose cabine doppie con letto matrimoniale, servite da un unico locale toilette, completano gli interni
Menorquin 120 – 11.98 m [1999]
I Menorquin, tutt’oggi famosissimi e di grande pregio, nacquero come rivisitazione del gozzo delle Baleari nella seconda metà degli anni ’70. Divennero presto una comoda barca da crociera, dedicata a coloro alla ricerca di una navigazione sicura, tranquilla e senza fretta. Il Menorquin 120 (11,98 x 3,94 m, posti letto 4+3) fu presentato nel 1999 e presentava dimensioni poco impegnative unite ad un’abitabilità più che corretta. Come tutti i modelli del marchio impostati sulle linee dei gozzi catalani, il 120 si distingue per il suo profilo. I diritto di prora è praticamente verticale e culminante con la tradizionale pernaccia, sagomata in legno, e il disegno poppiero, particolarmente tondeggiante.
Sottocoperta, gli ambienti sono caldi e accoglienti, caratterizzati da un ampio impiego del teak o dell’iroko, rievocano la sobrietà della vera tradizione marinara. Grandi sono gli spazi destinati al convivio, sia sul ponte principale che su quello inferiore, che si uniscono a due belle cabine servite da un bagno degno di questo nome. Assolutamente non trascurabili anche i generosi volumi di stivaggio. La carena dislocante, caratterizzata da una importante chiglia centrale, garantisce una navigazioni sicura e confortevole anche con mare formato. Le performance? Velocità di crociera vicine ai 13/14 nodi, con punte massime di circa 19 nodi.
Azimut AZ 40 – 12.35 m [1993]
Azimut, oggi ai vertici della cantieristica europea, ha spiccato il volo nel ’92/93, quando sono usciti i primi esemplari della nuova linea, caratterizzata dall’assenza di spigoli. Finestrature avvolgenti e quel look elegante e aggressivo che poi tutti hanno adottato, nacquero infatti proprio in quegli anni. Barca mitica, l’AZ 40 (12,35 x 4,05 m, posti letto 4/6) fu anche la prima barca di Azimut costruita con sistemi sofisticati, all’avanguardia rispetto al mercato nazionale, che resero lo scafo più leggero e con un gelcoat più resistente. Gli interni dell’AZ 40 venivano proposti in due versioni: con tre cabine e cucina a murata e con due cabine (una armatoriale memorabile) e cucina in una zona riservata; anche qui gli spigoli hanno lasciato il posto alle curve.
Degno di nota inoltre il pozzetto poppiero che solitamente sui fly è sacrificato: qui è di ben otto metri quadrati. Una citazione anche per il fly, con posto per cinque sedute e un prendisole davvero notevole. La motorizzazione, due motori da 306 cavalli Volvo nella versione standard, consente 32 nodi di velocità di punta e 27 di crociera a 2400 giri. È stato prodotto dal 1993 al ’97.
Dellapasqua DC 12 – 12.60 m [1997]
Cavallo di battaglia del marchio ravennate dal ’90, il DC 12 ha subito un primo deciso restyling nel ’97, e un ulteriore aggiornamento nel 2000. Quest’ultimo diede un un taglio più moderno finestrature laterali, ora senza spigoli e con forme più morbide. Nel 2006 è stato rivisto e corretto in modo sostanziale. Il DC 12 SL presenta infatti l’allungamento della carena di una cinquantina di centimetri, la modifica del disegno dello specchio di poppa e delle finestrature. Il DC 12 S (13,10 x 4,30 m, posti letto 6+2) non è caratterizzato dall’originalità delle forme ma da un’impronta molto classica e sobria.
La sua carena, più che ben collaudata, garantisce navigazioni sicure anche con mare formato e il layout dei suoi interni, con tre cabine e due bagni, è ideale per la crociera familiare a lungo raggio. Ci sono versioni con cucina sul ponte principale e altre a un livello inferiore. Certo, a bordo del DC 12 S non va cercato né il lusso né la cura dei dettagli, ma è la funzionalità a prendere il sopravvento. Pratici il pozzetto ben riparato dalla sovrastruttura del fly e la grande spiaggetta poppiera, mentre le prestazioni sono quelle giuste per un utilizzo crocieristico. Con motorizzazione standard, 2×450 cv Cummins, la velocità di crociera si aggira intorno a 24 nodi, per punte massime di circa 27 nodi.
Fiart Genius 40 – 12.68 m [1999]
Funzionalità e abitabilità sono la parola d’ordine del cantiere Fiart Mare, che da sempre si è distinto per i suoi scafi prestanti e al contempo in grado di offrire un buon comfort. Niente sfarzi ma qualità, quella che non ha bisogno di mettersi in mostra ma di cui è testimone il tempo. I Fiart erano barche robuste, destinate a durare negli anni, prime cantiere in Europa a essere in composito e caratterizzate da quelle linee essenziali che non tramontano mai. Tra i vari indovinati modelli, il Genius 40 (12,68x 4,02 m, posti letto 4+2) è quello che meglio riassume la filosofia del cantiere nel finire degli anni ‘90.
Progettato nel 1999, il Fiart Genius 40 fu un express cruiser studiato nei dettagli, sia a livello tecnico che sul piano idrodinamico, ma anche su quello dell’estetica e dell’abitabilità. La disposizione interna prevede due cabine doppie e due bagni, oltre a una spaziosa dinette trasformabile. Oppure tre cabine e un solo bagno. Ma la vera essenza del 40 Genius fu la vivibilità della sua coperta. Qui troviamo un ampio pozzetto arredato da un divano a U e servito da un grande tavolo con piano allungabile che, quando non in uso, scompare a filo pagliolo. Questa zona può inoltre essere trasformata in una superficie prendisole di oltre 4 mq. Fino al 2005, anno in cui è terminata la produzione ne sono state vendute 192 unità, sia con motorizzazione entrobordo che fuoribordo.
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3 commenti su “Barche Anni ‘90: 14 scafi iconici tra i 7 e i 12 metri”
La più bella era ed è il riva bravo
La foto dell Tornado e quella dell Itama 38 prima versione quella fino all 1983/84 con parabrezza corto e basso. L’Itama 40 2003-4 fu un evoluzione dell 38 con parabrezza fatto tondo, e cambio pozzetto. Stesso scafo, stesse dimensioni. Il Forty di Marco Casali e FerrettiGroup fu presentato a Genova Ottobre 2005, il primo scafo, finto ezatto per il salone. Il Forty fu una barca nuova piu larga pozetto rifatto e piu grande con una lft di quasi 45 piedi, contro I 41/42 con plancetta dell originale 38/40. Forse sull Tornado e giusto dire che fu una copia incolla delle Magnum 38.
Performance per sempre….