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Alcune barche acquistano nel tempo un fascino tutto speciale, non solo per le caratteristiche tecniche, le prestazioni, il design, ma proprio per la loro storia e gli uomini eccezionali che hanno coinvolto. Ecco tre esempi di barche illustri e a loro modo straordinarie.
3 barche fuori dal coro
La nautica non è fatta di sole barche nuove e, alle volte, è proprio volgendo lo sguardo al passato che si scoprono delle vere fuoriclasse, degli yacht pionieristici in fatto di design, prestazioni e comfort. Alcuni di loro poi hanno un plusvalore, ossia una storia pazzesca che racconta di genialità, ribellione e valori umani che obiettivamente oggi si fa fatica a trovare.
I tre modelli fuori dagli schemi che vediamo oggi:
Bluebird K7: l’idroplano per la caccia ai record di velocità
Nella storia degli yacht votati alla velocità spicca quella del Bluebird K7 e del suo costruttore, Donald Campbell che nella vita era un pilota di professione. Campbell iniziò a gareggiare anche sull’acqua nel 1949, seguendo le orme di suo padre. Utilizzava proprio una sua barca che aveva battezzato BlueBird K4. Riuscì a raggiungere una velocità massima di 170 km/h a Coniston Water, nel Lancashire, ma durante l’impresa il Bluebird K4 si schiantò andando distrutto. Campbell iniziò quindi a lavorare al suo successore, il Bluebird K7, il primo idroplano al mondo con motore a reazione.
Il Bluebird K7 era costruito con telaio in acciaio e carrozzeria in alluminio verniciata di blu. Ad alimentarlo c’era un motore turbojet a flusso assiale Metropolitan-Vickers Beryl che era in grado di spingerlo sull’acqua a una velocità di 400 km/h. Usando il K7, Campbell riuscì a stabilire sette record mondiali di velocità sull’acqua tra il 1955 e il 1964. Il primo fu raggiunto a Ullswater nel 1955 toccando i 325,60 km/h. Lo stesso anno, batté nuovamente il record a Lake Mead, quando raggiunse i 347,94 km/h. Altri quattro record consecutivi furono stabiliti dal 1956 al 1959 a Coniston Water: 363,12 km/h, 384,75 km/h, 400,12 km/h e 418,99 km/h. L’ultimo record venne stabilito da Campbell sulla K7 fu di 444,71 km/h sul lago Dumbleyung nel 1964.
Il tragico epilogo dell’ultimo record
Ci fu un altro tentativo di record effettuato da Campbell che era riuscito nel frattempo a dotare il K7 di un motore Bristol Siddeley Orpheus in grado di generare una spinta di 20 kN. Tale propulsore era normalmente impiegato sui famosi aerei da caccia Harrier. Il 4 gennaio 1967 sul lago di Coniston, Inghilterra, Campbell portò il Bluebird K7 a una velocità massima di 501 km/h. Di solito, dopo una corsa, i piloti acquatici aspettano un po’ per fare rifornimento o recuperare le energie. Invece Campbell decise di non aspettare e partì per la sua seconda manche, con il serbatoio mezzo vuoto e quindi più leggero.
Nautica vintage. Le prestazioni del Bluebird furono eccezionali e l’idroplano raggiunse i 510 km/h. Ma una volta raggiunta quella velocità, saltò sull’acqua fino a diventare verticale e prese il volo, atterrando violentemente con il muso in acqua. La forza dell’impatto uccise sul colpo Campbell e mandò l’idroplano sul fondo del lago. Sia i rottami che il suo corpo furono recuperati solo nel 2001 e furono sepolti nel cimitero di Coniston.
Motore a turbogetto Vickers “Beryl”/Bristol Siddley Orpheus
Wheeler 38, replica del mitico “Pilar” di Hernest Hemingway
Un altro yachts semisconosciuto ma dalla storia pazzesca è il Wheeler 38, una replica della celebre barca “Pilar (ve ne abbiamo parlato qui)” di Hernest Hemingway riprodotta in serie con lo stesso fascino vintage, ma con una concezione molto più avanzata. Lo scrittore americano acquistò lo yacht nel 1934 per poco meno di 7.500 dollari. Era un esemplare personalizzato della celebre Playmate 38, prodotto in un cantiere fondato da Howard E. Wheeler ai primi del ’900. Com’è noto, il futuro vincitore dei premi Pulitzer (1953) e Nobel (1954) era un grande appassionato di pesca alla traina e navigò a lungo con il “Pilar” tra Key West, Bimini e Cuba. In seguito Hemingway regalò lo yacht a Gregorio Fuentes, il marinaio che ispirò la figura di Santiago del romanzo “Il vecchio e il mare”, il quale a sua volta la donò al popolo cubano. Oggi il “Pilar” originale si trova nell’entroterra dell’Avana, conservato come barca-museo nell’ex tenuta di Hemingway a Finca Vigia.
Nautica vintage. Alcuni anni fa Wes Wheeler, discendente di Howard E. Wheeler, si recò a Cuba insieme a Hilary Hemingway (nipote dello scrittore) per ispezionare e misurare Pilar. L’idea era di costruire una replica esatta della barca e produrla in serie e così è stato. Il nuovo Wheeler 38 si presenta come una versione migliorata sotto ogni aspetto, a cominciare dall’abitabilità che offre quattro cuccette. Le prestazioni, poi, sono nettamente superiori. La carena è stata ridisegnata più piatta per consentire alla barca di correre ad alte velocità, mentre gli interni sono più comodi e l’impiantistica all’avanguardia. La barca supera in scioltezza i 30 nodi, più del doppio della velocità del vecchio “Pilar”.
Stile vintage e tanti legni di pregio a bordo
Battezzato “Legend” e registrato a Chapel Hill (North Carolina), sede di Wheeler Yacht Co., il primo esemplare del Wheeler 38 è stato costruito a Brooklin (Maine). Seguiranno altri esemplari, ma l’unico costruttore autorizzato è Brooklin Boat Yard, dove le maestranze maneggiano e lavorano con grande abilità materiali pregiati come l’abete Douglas, utilizzato per tutti gli elementi strutturali, il compensato di mogano, utilizzato per lo scafo, il mogano africano della sovrastruttura e infine il teak della coperta.
Wheeler 38 – Scheda tecnica
Cantiere Brooklin Boat Yard (Maine)
Lunghezza 12,01 m
Larghezza 3,66 m
Pescaggio 1,07 m
Dislocamento 9.344 kg
Motori 2 x 370 cv Yanmar diesel (8LV370)
Velocità di crociera 20 nodi
Velocità massima 30,4 nodi
Consumo 74 l/h
Autonomia 400 miglia
Dillinger P466, il superyacht che volava a 50 nodi
Bisogna scavare nella nautica di inizi Anni 90 per trovare uno yacht da veri fuoriclasse: il Dillinger P466 (ve ne abbiamo parlato qui), un 22.65 metri di kevlar e carbonio capace di volare a 50 nodi. Costruito dal cantiere statunitense Derecktor Shipyards, su progetto dello studio olandese Mulder Design, il Dillinger P466 era un piccolo capolavoro di prestazioni fuori dal comune a comfort da crociera. Non a caso nel 1991, appena varato, vinse subito il Superyacht Society Design Award.
Nautica vintage. Il segreto di questo velocissimo sport cruiser stava nel disegno di carena che presentava un’evoluzione di una “V” profonda che offriva bassa resistenza e riduceva il classico “hull-drag”, ossia l’attrito di carena tipico di queste forme. Inoltre la costruzione era in sandwich di fibra di carbonio e kevlar con cuore in balsa, una struttura all’avanguardia che dava grande rigidità all’insieme. Il tocco finale era la propulsione a dir poco mostruosa: due motori MTU V12 TB93 (12V396) da ben 1440 kW l’uno, ovvero 1960 cavalli per motore, per una potenza complessiva pari a 3920 cavalli a 2100 giri al minuto. Potenza sufficiente a lanciare questo splendido yacht fino a 50 nodi, con autonomie superiori alle 600 miglia nautiche a regimi di 40 nodi.
Linee sportive e spazi ricchi di comfort
Nautica vintage. Il Dilinger P466 era sportivo anche nel look. A partire dalla prua a slancio profondo, con la sezione prodiera allungata, rigorosamente flush, e una struttura “cabin” proiettata a poppa. In termini di abitabilità e comfort, però, il progetto non è assolutamente da sottovalutare. Gli spazi esterni rimanevano protetti e accoglienti, mentre i volumi interni, studiati nei minimi dettagli e ben illuminati offrivano comfort a volontà a ospiti ed equipaggio.
Dillinger P466 – Scheda tecnica
Anno di varo 1991
Materiale costruttivo Fibra di Carbonio su sandwich di Kevlar e Balsa
Lunghezza Fuori Tutto 22,65 m
Lunghezza al Galleggiamento 18,5 m
Motorizzazione 2x MTU 12V396 TB93 da1440 kW (1960 cv)
Velocità Massima 50 kn (C)
Autonomia 600 mn a 40 kn
Tipologia di carena V profonda
Progetto e Architettura Navale Mulder Design, Olanda
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