Se si pensa a Lamborghini, siamo sicuri vi verranno in mente automobili sportive fra le più esasperate; i più accaniti penseranno anche ai trattori, quelli più appassionati immagineranno il suono di un motore in piena accelerazione. Beh, questo suono non è stato udito solo su strada; i motori made in Sant’Agata Bolognese, infatti, hanno equipaggiato anche alcune barche, sportive ovviamente.
Tutto inizia nel lontano 1969, quando Ferruccio Lamborghini rimase ammaliato dal fascino dei motoscafi Riva. La leggenda narra che, recatosi personalmente sul Lago di Iseo per firmare il contratto del suo Aquarama (il numero 278), durante un pranzo con Carlo Riva, il signor Lamborghini disse che ai motori ci avrebbe pensato lui.
Barche e motori Lamborghini
Prese il telefono, chiamò il suo fidato collaudatore Bob Wallace e gli ordinò di mettere a punto due motori “giusti”; se così si può dire, vennero sbarcati i due motori V8 utilizzati da Riva e arrivarono in cantiere due possenti V12 prelevati dalla catena di montaggio della 350 GT, marinizzati grazie anche al supporto di Lino Morosini, il capo della divisione motori di Riva.
Risultato? I 700 CV dei due propulsori spingevano l’Aquarama di Lamborghini a quasi 50 nodi di velocità massima e si sentivano a miglia di distanza al loro regime massimo di 5.000 giri, come da richiesta dell’armatore.
Il connubio Lamborghini e mare, a quel punto, era cominciato. Il marchio del toro, da subito riconosciuto come antagonista di Ferrari e conosciuto dagli appassionati per le prestazioni delle sue automobili, ha visto i suoi motori a bordo di molti motoscafi da corsa. Soprattutto negli anni ’80, quando le sorti del marchio emiliano andavano risollevate, la proprietà decise di puntare sulla motonautica, che stava vivendo un periodo florido. Le barche motorizzate Lamborghini cominciarono a trionfare, grazie all’elevata potenza dei V12 emiliani e al peso di gran lunga inferiore rispetto ai possenti turbodiesel utilizzati dalla gran parte degli equipaggi.
È il caso di Miura, un 38 piedi realizzato dai cantieri CUV di Viareggio nei primi anni ’80, che venne acquistato nel 1984 da Alberto Petri e denominato così in onore della famosa auto firmata Lamborghini. Il pilota toscano decise di utilizzare questo motoscafo nel Campionato del Mondo UIM e la prima mossa fu quella di sostituire i due motori V8 originali con una doppietta di V12 del toro bolognese. Al debutto, l’offshore si dimostrò subito più performante degli altri concorrenti e confermò la sua supremazia vincendo nello stesso anno il campionato del mondo. Nelle stagioni successive Petri impiegò la barca per altre gare in giro per l’Europa prima di mandarla in pensione definitivamente.
Tali successi sono da attribuire anche ai motori Lamborghini utilizzati, che partivano dalla base di quelli utilizzati sulla supercar Countach: 12 cilindri a V di 60°, cilindrate che partono dai 5.000 cc di cilindrata e arrivano ai 9.000 cc, con potenze comprese fra i 550 CV e i 775 CV.
I motori turbodiesel sprigionavano anche più cavalli ma, ai tempi, erano davvero troppo tirati per le tecnologie disponibili e, cosa fondamentale nel mondo delle corse, erano molto più pesanti dei motori Lamborghini, che fermavano l’ago della bilancia a 420 kg: un vantaggio non da poco a favore dei tori del mare. Spostiamoci nella motonautica a cavallo fra gli anni ’90 e 2000, quando gli offshore powered by Lambo hanno dominato nella Classe 1: parliamo di Fast 45 Diablo, mosso da propulsori di derivazione Diablo, e di Victory Team.
Insomma, da quel 1969 il toro Lamborghini non ha mai abbandonato il mondo della nautica, come dimostra anche la recente Lamborghini 63 di Tecnomar, solamente ispirata al design delle supercar emiliane, ma con a bordo due MAN da 2.000 cavalli.
2 commenti su “I Tori del mare: la storia dei motori Lamborghini in barca”
The Real Person!
Lamborghini Ferruccio. Uno dei tanti esempi dell’ingegnosita’ italiana
The Real Person!
Se in Italia fossero nati 1000 Lamborghini Berlusconi ferrero Agnelli Barilla e simili saremmo noi la Svizzera d’Europa….. purtroppo sono nati uomini PCI e poi PD e questo non è successo.