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Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Iniziamo da una delle storie che ci ha appassionato di più.
Il Diesel che riduce le emissioni inquinanti
Da Barche a Motore 2007, n.3, aprile, pag. 114-116.
Il petrolio è il maggiore responsabile delle emissioni eccessive di CO2, il killer che riscalda il pianeta. I motori diesel possono utilizzare sino al 30% di olio vegetale come carburante, senza avere problemi. Traete voi le conclusioni.
Il petrolio sgorga dalle viscere della terra per la prima volta negli Stati Uniti, nel 1830. Il tedesco Rudolf Diesel nel 1893 deposita il brevetto di un motore a “accensione per compressione”, poco dopo che Carl Benz e Gottlieb Daimler accendessero il primo motore a benzina, nel 1885. A quell’epoca quello che noi chiamiamo “gasolio per diesel” non esiste. Il brevetto dell’ingegnere tedesco viene comunemente definito “motore a olio”. Il manifesto visionario della sua invenzione lo descrive lui stesso: “il motore Diesel può essere alimentato con olio vegetale e servirà a contribuire allo sviluppo dell’agricoltura delle nazioni che l’utilizzeranno”. Rudolf Diesel si presenta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 e fa funzionare il suo motore utilizzando come carburante olio di arachidi al 100%. Sono passati più di cento anni e le previsioni dell’inventore del motore che prende il suo nome, forse, si stanno avverando. Oggi il cosiddetto “gasolio ecologico” utilizza, una percentuale di circa il 5% biocarburi d’origine vegetale, come l’olio di colza o di girasole. Questi stessi componenti puliti non originano emissioni di CO2: (Diossido di Carbonio) uno dei principali responsabili dell’effetto serra. Il restante 95% è invece originato dal petrolio, durante la sua combustione nel motore termico. Pochi sanno, e nessuno ne parla, che il motore diesel marino moderno, così come aveva dichiarato il suo inventore, può sopportare una percentuale sino al 30% di olii vegetali durante la sua combustione, senza causare grossi problemi di funzionamento. Tutto questo oggi, con i motori attualmente in commercio, con un evidente vantaggio per la nostra salute e per quella del nostro pianeta malato. Vi ricordiamo anche che i motori diesel (praticamente tutti) installati oggi sulle barche che escono dai cantieri sottostanno ad una regolamentazione riguardante l’emissione di gas nocivi. Queste emissioni dipendono per la maggior parte dal tipo di carburante utilizzato. I costruttori di propulsori si attengono, evidentemente, nel rispettare i limiti di emissioni, al carburante legale posto in commercio. Ma l’aggiunta di olio vegetale al gasolio ha un vantaggio in più: diminuisce proporzionalmente la quantità di zolfo della miscela e permettere di adeguarsi con più facilità alle norme europee Euro IV e, tra non molto, Euro V. Torniamo, un attimo alla realtà del mercato, al famoso gasolio “ecologico” che tanto le compagnie pubblicizzano oggi. Innanzitutto costa di più di quello “sporco”, in cambio viene promosso magnificando le virtù di risparmio dei consumi, le maggiori performance del motore e la preservazione degli organi meccanici. In ultima istanza, ma solo ultima, riduce le emissioni di gas nocivi, giustamente poiché solo il 5% della miscela contiene additivi vegetali.
L’aumento del diossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera è una delle principali cause dei rischi ambientali che sta correndo il nostro pianeta. Il CO2 proviene dalla combustione dell’energia fossile estratta dal suolo, il petrolio, che si va ad aggiungere al ciclo naturale del carbonio. Bruciando il petrolio in modo massiccio dall’inizio dell’industrializzazione, si rilascia nell’atmosfera del carbonio che era nascosto nel sottosuolo da milioni di anni, si è alterato così, in poco tempo, l’equilibrio della Terra. Il vantaggio del carburante vegetale, utilizzabile dai motori diesel, risiede nell’utilizzo istantaneo della Biomassa (così si definiscono l’insieme di tutti i vegetali) che, per contro, assorbe, grazie alla fotosintesi, il carbonio (presente naturalmente nell’atmosfera. Questo ciclo vegetale funziona a “circuito chiuso”, preservando l’equilibrio. Diminuendo il consumo di energia d’origine fossile (il petrolio) si rallenta il rilascio di CO2, causa principale del riscaldamento del pianeta. La Biomassa è disponibile in abbondanza, quindi non c’è rischio di estinzione. In Europa la produzione di olio vegetale, come si sa, è particolarmente elevata e i gruppi petroliferi ne sono ottimi acquirenti poiché, come abbiamo detto, lo utilizzano per incorporarlo per il 5% nel gasolio, come prescrive la legge attuale sui carburanti come percentuale massima. Ma ci sono migliaia di veicoli per l’agricoltura in Europa (soprattutto in Francia e Germania) che utilizzano legalmente miscele “verdi” con una proporzione del 30% di olio (soprattutto di colza). Tutto ciò senza alcuna modifica al motore diesel, ne controindicazioni, salvo forse una leggera diminuzione di potenza causata dal minore potere energetico dell’olio vegetale. Nessun inconveniente legato alla durata della vita del motore, ne inconvenienti legati all’emissione di gas nocivi. Tutto questo, quindi, si può applicare anche ai motori diesel marini, soprattutto a quelli che non sono dotati di turbine e di iniezione elettronica.
Gli inconvenienti dell’olio vegetale
Abbiamo parlato sino ad ora di miscelare al gasolio una percentuale di olio vegetale. Oggi, malgrado l’ingegner Diesel fece funzionare il suo motore con olio di arachidi al 100%, utilizzando esclusivamente l’olio vegetale come propellente si possono riscontrare alcuni inconvenienti. L’olio vegetale ha una viscosità più elevata di quella del gasolio, che varia in funzione della temperatura. A temperature basse diventa molto denso e quindi per pensare di usarlo bisognerebbe dotarsi di un sistema di preriscaldamento. Nella partenza del motore a freddo ,con un carburante freddo come l’olio vegetale, una parte può rimanere incombusta, depositandosi lungo le pareti dei cilindri, nella testa della camera di combustione nel caso di iniezione indiretta. Quando il motore è caldo potrebbe crearsi un deposito di resina che si può incollare ai segmenti, con una perdita di compressione e consumo eccessivo. L’olio vegetale, poi, rischia di miscelarsi all’olio lubrificante nel carter. Inoltre, quando la temperatura sale tende a polimerizzarsi, incrostando nel tempo il circuito di lubrificazione. Accade anche con il gasolio e con la benzina, ma l’olio evapora ad una temperatura molto più alta. Per quel che riguarda la manutenzione e le garanzie, la maggior parte dei produttori di motori prevede espressamente l’utilizzo di carburanti di standard europeo EN 590, cioè quelli che troviamo dai distributori dei porti. Per contro l’olio vegetale costa meno del gasolio, circa 0,75/0,80 euro al litro e non emette alcun odore (per la gioia di chi soffre il mal di mare).
Se volete usare il biocarburante
Tirando le fila del nostro discorso in favore di un carburante ecologico anche nei motori marini, si possono trarre alcune conclusioni: già oggi è possibile utilizzare un carburante ecologico, miscelando, in una percentuale massima del 30% l’olio vegetale, con il normale gasolio che offrono i distributori portuali. Se si ha spazio e del materiale adatto, è possibile realizzare una propria miscela gasolio/olio vegetale. Le modifiche da effettuare per la necessaria attrezzatura sono relativamente costose. Bisogna dotarsi di miscelatori, filtri, pompe, serbatoio supplementare, ecc. Ecco alcune modifiche e accortezze che bisogna utilizzare:
– È necessario che all’accensione il carburante utilizzato sia il solo gasolio, per eliminare eventuali problemi derivanti dall’uso dell’olio che ha un alto grado di viscosità a freddo. Solo a motore caldo si può abbinare al gasolio l’olio vegetale. È quindi necessario installare un serbatoio separato per l’olio.
– Bisognerebbe dotarsi di un kit di riscaldamento dell’olio, per portare alla giusta temperatura l’olio, soprattutto durante i mesi invernali. È evidente che la migliore soluzione sarebbe quella di produrre e distribuire, già da oggi un carburante per diesel veramente ecologico, che utilizzi una percentuale elevata di olio vegetale. Ma i produttori petroliferi, sino a quando il costo del petrolio rimarrà vantaggioso, non hanno alcun interesse a utilizzare come propellente l’olio vegetale che è più costoso. Ci vorrebbe un intervento dello stato nazionale o sovrannazionale, ma nessun Paese è disposto a rinunciare ai proventi derivanti dalle tasse che riscuotono dal prezzo del carburante. L’unica cosa certa è che entro il 2010 la percentuale dell’olio vegetale nel gasolio dovrà raggiungere il 10%, per legge europea. Troppo poco per salvarci dal disastro del CO2.
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