Bladerunner 51, la barca da corsa inglese che oggi usa l’Iran

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Dall’Inghilterra all’Iran, passando per il Sud Africa. Così questo scafo incredibile ha fatto il giro del mondo, trasformandosi da barca da competizione a imbarcazione d’assalto. Ripercorriamo la storia di un progetto tanto particolare quanto di successo, le cui vicende hanno travalicato la semplice dimensione nautica.

Il record

La mattina del 12 agosto 2005, il team Round Britain 2005, composto da Neil McGrigor, Tony Jenvey, Jeremy Watts e John Guille a bordo del “Bradstone Challenger“, un motoscafo Bladerunner da 51 piedi, ha infranto il record mondiale assoluto per la circumnavigazione della Gran Bretagna in motoscafo più veloce, completando la circumnavigazione di 1460 miglia nautiche in 27 ore e 10 minuti a una velocità media, incluse le soste per il rifornimento, di più di 53 nodi, battendo il record esistente di 3 ore e 41 minuti.

Bladerunner 51

Ma cosa ha di particolare questa unità, tanto da farlo emergere fra la vasta platea di barche veloci? Per fare un record su una lunga distanza, specialmente in aree di mare soggette a condizioni meteo difficili come quelle che circondano le isole britanniche, serve uno scafo che sappia andare veloce tanto sul calmo quanto, e soprattutto, sul mosso. È il problema che si sono posti tutti i grandi progettisti della nautica, primo fra tutti il mitico Renato “Sonny” Levi, che puntò tutto sulla configurazione a triciclo invertito: a prua un catamarano, che “intrappola” l’aria sotto di sé per produrre portanza, e che poi diventa un monoscafo verso poppa.

Uno scafo su tre punti, quindi: più veloce di qualsiasi monoscafo sul calmo, più veloce di qualsiasi catamarano sul mosso. Ecco, Bladerunner 51, progettato da Lorne Campbell, raggiunge lo stesso obiettivo con una carena a metà strada fra triciclo tradizionale (non rovesciato), come Thunder Child II, e un trimarano. In realtà, il costruttore, ICE Marine, lo definisce “Air Entrapment Monohull”, quindi monoscafo ad intrappolamento d’aria.

Le due carene laterali, infatti, contribuiscono a creare portanza non tanto con la loro spinta, ma creando una barriera che blocca l’aria nei due tunnel che si creano. È questo “cuscino d’aria” che va ad aumentare la portanza e ridurre l’attrito con l’acqua, un po’ come le minigonne nelle F1 a effetto suolo dei primi anni ‘80. Inoltre, come gli scarponi degli idrovolanti, hanno il vantaggio non trascurabile di offrire tanta stabilità trasversale.

La nuova vita (militare)

E qui, entra in gioco l’Iran. Una barca velocissima in ogni condizione, e progettata per la stabilità: perché non usarla come arma? Se questo ragionamento può stupirci, va contestualizzato. La marina militare delle Guardie della Rivoluzione, i Pasdaran, ha impostato una dottrina militare per la guerra marittima basata sul naviglio sottile, ossia costituito da tante piccole e veloci unità, per affrontare in maniera asimmetrica marine ben più organizzate e chiudere lo stretto di Hormuz, la vera deterrenza dell’Iran. E il record ottenuto dal Bradstone Challenger deve averne destato l’interesse in quanto piattaforma veloce e stabile su cui installare armamento.

Tentano quindi di comprarla per copiarne le geometrie di carena così particolari, ma l’Occidente ne mette il veto. Tramite un mercante d’armi sudafricano, riescono a metterci sopra le mani nel 2009. Si dice che gli USA abbiano addirittura pensato di abbordare il mercantile che trasportava la spedizione!

Infine, nel 2010, ne viene derivata una classe di motoscafi d’assalto conosciuta come Seraj-1. Non è dato sapere quante unità siano state prodotte, ma fra la sterminata schiera di barche veloci a disposizione dei Pasdaran, questa rimane forse la più particolare dal punto di vista nautico.

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