Sciolte le restrizioni della pandemia, a partire da giugno abbiamo assistito ad un’impennata di incidenti in barca.
QUATTRO MORTI SOLO A GIUGNO PER INCIDENTI IN BARCA
Alcuni, purtroppo, hanno avuto conseguenze mortali: qualche tempo fa un fisherman di 12 metri, lanciato a tutta velocità, ha speronato in pieno giorno davanti a Portisco una barca a vela di poco meno di 10 metri e uccidendo lo skipper di 69 anni. Poi c’è stato il caso del motoscafo che, di notte, a tutta velocità ha investito e ucciso due giovani a bordo di una lancia in legno sul lago di Garda, a Salò. Sul lago di Como, pochi giorni dopo, una barca con a bordo venti persone lanciata a tutta velocità per praticare sci nautico, ha investito una barca con tre persone: una, un giovane di 22 anni, è morta sul colpo. In un mese, quattro morti per incidenti in acqua. Tanti, troppi (negli ultimi anni, la media è di dieci casi l’anno).
Insomma, molti se lo sono chiesto. Che cosa sta succedendo? E cosa si può fare per evitare queste situazioni? Partiamo dicendo negli ultimi due anni le acque del Mediterraneo sono più affollate del solito, quindi, almeno dal punto di vista statistico, è fisiologico l’aumento degli incidenti in barca (che, è bene ricordarlo sono in rapporto 1/300 rispetto a quelli in auto).
OBBLIGO DI PATENTE? FORSE E’ MEGLIO IL “PATENTINO”
C’è chi parla di obbligo di patente nautica, anche per motorizzazioni sotto i 40 cavalli, puntando il dito contro il fatto che le barche, spesso, vengono noleggiate anche a chi di barche non sa nulla. Va anche detto, però, che per come è strutturata la patente nautica al giorno d’oggi (tanta teoria – anche obsoleta – e pochissima pratica: senza contare che ai tempi del covid i tempi per gli esami si sono allungati a dismisura), questa non è garanzia di maggiore responsabilità da parte di chi sta conducendo un’imbarcazione.
Forse è più sensata la proposta dell’Assonautica di Venezia, che agisce “a monte”: una sorta di mini-patente nautica per la navigazione entro le tre miglia. Un’idea che ha come obiettivo quello di formare una nuova generazione di diportisti più consapevoli e in grado di andare in mare con maggiore sicurezza. Ma anche avvicinare un pubblico di diportisti che, per svariate ragioni rinuncia a fare la patente classica, con una più semplice, ma più limitante. In questa mini patente non sarebbero previste infatti né le prove di carteggio e neppure lo studio dei fari. La barca sarebbe utilizzabile di fatto solo di giorno ed entro le 3 miglia dalla costa. Proprio nella fascia di mare in cui avvengono, di norma gli incidenti in barca.
L’obiettivo del patentino? La creazione di quella famosa “cultura nautica”, insegnando quelle che sono le norme base per la sicurezza in mare. Perché alla fine la questione è sempre culturale. Vivere il diporto con maggior consapevolezza e rispetto delle altre barche che navigano, imparare a tenersi discosti in ogni situazione, moderare la velocità in acque trafficate sembrano comportamenti scontati, ma sappiamo che non è così.
PILOTA AUTOMATICO SI, PILOTA AUTOMATICO NO
C’è anche un altro tema. Studiando la dinamica di alcuni degli incidenti, pare che spesso la barca causa della collisione avesse il pilota automatico inserito. Il problema non è l’utilizzo del pilota automatico, ma la velocità della barca. Anche in questo caso, torniamo alla “cultura nautica”. Chi mai navigherebbe a 20 nodi con il pilota automatico, senza nessuno al timone, in prossimità della costa? Nessuno dotato di buon senso. Eppure è successo. Per contrastare questo (limitatissimo, per fortuna) fenomeno una soluzione potrebbe essere quella di avere una sorta di allarme – in stile automobilistico – di velocità se si naviga con il pilota inserito in prossimità della costa (a livello tecnologico, interfacciando il GPS con l’autopilota e segnalando acusticamente l’eccesso di velocità, sarebbe fattibile), portando il limite a 8-10 nodi?
Di AIS e Radar non parliamo in questa sede, ma dovrebbero essere a bordo di ogni barca (almeno dai 10 metri in su), perché sono uno strumento fondamentale per vedere ed essere visti in mare, in ogni condizione.
Fateci sapere con un commento quali sono le vostre proposte per ridurre al massimo le collisioni e gli incidenti in barca.
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13 commenti su “Boom di incidenti (e morti) in barca. Cosa sta succedendo e cosa possiamo fare”
come ?
smettere di far credere che il mare è per tutti (per motivi di contratti pubblicitari sulle riviste specializzate e business collegato)
che è suff avere un patentino e una imbarcazione per andare dove e come si vuole
Benissimo il Patentino sotto le 3 nm e solo di giorno.
Deve aumentare la Cultura della Sicurezza in Mare(vedi RYA in U. K.)
non serve a niente – il diritto (senza la sua applicazione, poi) non può nulla contro una cultura che spinge a fregarsene dell’altro – promuovere un mare facile accessibile a tutti è un grave errore culturale – il rispetto per il mare come per tutta la natura, sulle riviste e in tv è disatteso, in cambio del denaro di pubblicità e inserzionisti e sponsor – promuovendo in questo modo una idea individualistica (libertaria in nome di una libertà che limita la libertà degli latri) del proprio divertimento, indifferente dei rischi danni e incidenti anche mortali che SICURAMENTE questo tipo di pensiero supporta – le leggi repressive non servono a nulla se appena la legge gira le spalle “io” spingo a tavoletta il mio fuoribordo e bastano pochi metri per non accorgersi di aver preso un nuotatore, un subacqueo, o un’altra barca – questo Paese suicida sta sprofondando in un abisso, a causa della indifferenza dello suo stesso popolo di ignoranti – che sono la maggioranza (vedi il voto elett con una legge illegale – contro 56+57 Cost. – dal 1993), ignoranti sparsi dappertutto e dentro ogni classe sociale – che nei mesi caldi si sfoga a seconda dei propri mezzi (denaro e protezioni) soprattutto sulle acque di laghi e mari …
ps
UK ha un’altra cultura – lontana secoli da noi
Un plauso al recensore dell’articolo che sposa in pieno la mia opinione e quella del forum nautico che rappresento. La tanto paventata Patente nautica per tutti specialmente conseguita con l’attuale ordinamento magari con un corso intensivo di un fine settimana oltre a non risolvere nulla non contribuisce affatto a portare la necessaria cultura nautica che l’unica cosa che aiuterebbe a responsabilizzare i diportisti.
Basterebbe mettere vhf e ais obbligatori, io navigo con ais sempre inserito con un gommone di 7 metri e vedo tante barche che non lo montano. Il radar è costoso ma l’ais no ed è una sicurezza.
Buongiorno,
ho cominciato a remi e navigo a vela e a motore da 55 anni: ancora oggi non mi capacito di come possano succedere abbordi in mare, dove, salvo casi di meteo estremo, c’è sempre la possibilità di prevenire ed evitare collisioni. Fatta esclusione per improvvidi bagnanti al largo senza segnalazione, basta guardarsi bene attorno per dimensionare velocità e rotta in modo sicuro.
Per principio sono contrario ai divieti ed anche alla burocrazia, ma molto favorevole alla cultura (del mare, in questo caso) ed al buon senso, che, se applicato, può bastare ad evitare i guai. Purtroppo da anni questa elementare caratteristica è stata dimenticata, pertanto non trova applicazione dove invece sarebbe indispensabile. D’altra parte da tempo abbiamo sostituito l’educazione di base (sempre meno insegnata) con i divieti (sempre più applicati), e questo è il risultato (sigh!).
Anche io presi la patente nautica tramite sfoggio di cultura e scarsa dimestichezza con i mezzi: questa è una lacuna da colmare, ma nel mio caso, conscio della mia incapacità iniziale, per mesi sono uscito con mare calmo e navigando a 3 nodi, pur con un mezzo capace di farne 30: l’anzidetto buon senso !
Certo potremmo proporre un “patentino” o altre soluzioni “burocratiche”, ma nulla di questo potrà modificare l’attuale andazzo di menefreghismo imperante, nè quello di ostentazione della superiorità ( più veloce, più potente, più tutto) dilagante, a scapito di quelle poche e sagge persone che invece navigano con attenzione e rispetto del prossimo.e del mare.
Solo l’educazione, trasmessa dai grandi ai piccoli con costanza e continuità, potrà migliorare davvero la situazione: la cosa richiede . . . anni ! Ma ricominciare come in passato non sarebbe male. E non solo per coloro che vanno per mare: anche in terra c’è un problema identico.
Cordialmente
GM
Buonasera.
Ho navigato per decenni in maniera professionale sia sulle navi che sulle barche a vela in quanto ufficiale della Marina Militare.
Purtroppo i sinistri in mare accadono, anche con le navi ed è una lotta continua per evitarlo, ed in questo la tecnologia aiuta.
La differenza è che di solito chi naviga professionalmente almeno in teoria sa come comportarsi.
Ma oltre agli aspetti tecnici che sono alla base dello studio della sicurezza in mare, nel caso del diporto il fenomeno è probabilmente più culturale che tecnico.
La progressiva crescita del benessere e la maggiore accessibilità alla nautica continuano a far crescere il numero degli utenti mentre il buon senso e l’educazione diminuiscono costantemente; e ciò rispecchia esattamente quanto succede sulla strada, sulle piste da sci, sui campi da tennis etc etc.
Probabilmente l’idea di una istruzione di base per tutti coloro che vanno per mare, patentino o altro titolo simile, potrebbe aiutare a costituire un minimo di cultura marinara con la quale poter affrontare almeno le uscite giornaliere per diporto con una certa sicurezza. Ma dovrebbe essere una vera formazione marinara, ancorché elementare, non una pratica burocratica mirata al conseguimento del titolo da parte dell’interessato e ad una sgravio di responsabilità da parte dei formatori.
Lasciamo perdere teorie come navigazione con il carteggio o altre nozioni presenti nei vari corsi e dedichiamo un po di tempo all’attività pratica, innanzi tutto per far capire cos’è una barca (che a differenza dell’auto non ha i freni e non si può fermare in piazzola di sosta) e quali sono le norme elementari da osservare in mare,
Non avremo certo dei marinai ma contribuirebbe a ridurre il numero (direi incredibile) di sinistri che attualmente accadono.
E poi ovviamente il buon senso, ma se uno non lo ha nella vita quotidiana non possiamo pensare di insegnarlo per andare per mare!
Cordiali saluti.
Franco
concordo
Ogni evento andrebbe analizzato a fondo: la barca sul lago aveva le luci di segnalazione? La vela è stata colpita sul lato destro, chi aveva la precedenza?
La patente, rilasciata nei modi attuali non serve a niente se non a qualche maresciallo in pensione. Il supporto dell’ elettronica di bordo è un discorso impraticabile.
Se manca il buonsenso e un minimo di esperienza, gli incidenti, come a terra, succederanno sempre.
Due osservazioni:
1. l’Italia è in mezzo al mare e a scuola non si insegna né a nuotare né ad andare in barca. È assurdo e stupido: dovremmo conoscere l’ambiente in cui viviamo. (Proporrei una settimana bianca e una blu a scuola ogni anno)
2. Patentino e tanta pratica, anche nei corsi patente.
Ho fatto la patente nautica dopo aver navigato per molte settimane all’anno da 40 anni. Ho fatto corsi ormeggi e tanta tanta pratica.
Molti compagni di corso, bravissimi sul carteggio non sapevano niente di navigazione, di manovre, non avevano mai visto arrivare un temporale sul mare … avranno buon senso, ma sicuramente nessuna esperienza.
Per guidare un motorino in un ambiente che conosciamo bene (le strade le auto e i semafori li vediamo dalla nascita) serve un patentino, perché si possa andare in giro con un motoscafo con 40 cavalli 🐎 senza avere mai fatto un metro sull’acqua per me è un mistero.
Chi porta una barca grande o piccola che sia, non dovrebbe assumere bevande alcoliche, invece molto spesso specie a fine giornata e al rientro in porto o in marina si assiste a scene tipo cori festosi e goliardici che ti fan capire che equipaggio e capitano han ben mangiato e sopratutto ben bevuto!!
La vergogna più grande di cui nessuno qui ha parlato è che purtroppo siamo in Italia e ci sono stati bastardi che hanno sfrecciato ubriachi con una mitragliatrice sul ponte…. si perchè non fa differenza per come ammazzi una o più persone se le tagli in due con un potente motoscafo o li abbatti a colpi di mitraglia. Ora ci sarà il giudice di turno che gli darà tre anni che con condizionali e benefici vari diventeranno uno, e visto che saranno incensurati non faranno nemmeno quelli. E quando questi continueranno a ubriacarsi e fare danni, ai parenti dei morti… i loro cari chi glie li ridà? Personalmente sono contro ogni forma di violenza ma se degli ignobili individui come quelli mi ammazzassero un figlio e poi come da copione la passassero liscia, beh, li aspetterei sotto casa con un fucile caricato a pallettoni e farei quello che sarebbe giusto. Poi, che lo stato mi condanni.
Le leggi penali le fanno i parlamentari eletti dagli italiani stessi, con LElett. Mattarella illegale dal 1993 poiché contro 56+57 Costituzione.
Ma nessuno ha fiatato.
Dopo Mani Pulite (Tangentopoli) I Parlamenti truccati eletti con questa legge hanno indebolito il codice penale per evitare nuove manette e galera.
Ovvio i magistrati (i giudici) applicano la legge.
Con questa L.Elett potere Legislativo (Parlamento) ed Esecutivo (Governo) si sono fusi in una lotta contro la magistratura rea di aver arrestato i politici corrotti.
Gli italiani (popolo di pecore) nel 93 votò referendum a favore della resp. civile dei magistrati, non capendone la strategia politica : con il codice penale e di procedura resi un colabrodo, il giudice se fa un errore paga di tasca sua : io fossi giudice applicherei ALLA LETTERA il codice reso inservibile dai politici.
Ovvio poi che il popolo bue guarda il dito e non la luna, e narcotizzati dai media di potere politico, CREDE che siano i magistrati a liberare delinquenti stupratori e assassini.
Grazie Italiani per aver permesso tutto questo. E non è finita. Chiedetevi perché Draghi (il liquidatore della industria pubblica italiana quando nei 70/80/90 l’IRI era la 5^ potenza industriale del mondo) sia stato invitato proprio da Mattarella – che imita Pertini (sic!) allo stadio – perché il calcio (come il Colosseo nell’antica Roma) serve a sollazzare e distrarre il popolo bue.
Quando un popolo perde il buon senso, non usando più la propria testa ma quella degli altri (soprattutto la tv), è un popolo spacciato.