Bystander, la vera chase boat di culto dell’America’s Cup (12.8 m)

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Bystander
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Idrogeno, foil e 50 nodi di velocità massima, questa è l’asticella posta dal nuovo Bluegame BGH, la chase boat di American Magic per la Coppa America 2024 (ve la raccontiamo qui). Prima di questi, però, di rado ci si era preoccupati tanto di guardare alle chase boat in uso per la Coppa, ruolo spesso relegato a gommoni heavy-duty, meno capaci di sottrarre attenzione dalla storica manifestazione. Oggi, invece, il focus torna su di loro, nello specifico, sulle barche di assistenza del passato. O meglio, su una in particolare, una chicca di Classic Boat: Bystander, la barca supporto più iconica (e longeva) della Coppa America.

Bystander, la Classic Boat cult della Coppa America

Nell’incredibile storia della Coppa America poche barche sono state presenti per più di una campagna, con solo due di queste capaci di vincere due, e non più volte, la Coppa; Columbia e Intrepid. A stracciare il loro record, però, la nostra protagonista, Bystander, presente a più battute dal 1930 al 1970, con a suo palmares ben tre vittorie (in quanto supporto al team vincente): con l’Enterprise, Rainbow e Ranger. Ma Bystander non è iconica solo per le sue presenze, ma in quanto è, effettivamente, un oggetto eccezionale e bellissimo, un 12.8 metri dal sapore classico varato nel 1930 con uno e un solo obiettivo: assistere l’Enterprise nella sua battaglia per difendere la Coppa. Spoiler: restaurata, naviga tutt’oggi, più bella che mai. Ecco la sua storia

 

Bystander
Bystander

Bystander: più che una chase boat

Era il 1930 e il mondo della vela aveva una classe ben precisa a farla da padrona, i J-Class, forse tra gli scafi più eleganti che mai abbiano solcato l’acqua. Con la Coppa alle porte, il defender americano, Enterprise, aveva una necessità specifica: serviva una barca d’appoggio che fosse profondamente marina, capace di trainare l’Enterprise stessa e, al tempo stesso, seguirla lungo tutto il percorso di regata, pronta a prestare assistenza in caso di necessità. Ovviamente, doveva offrire anche tutto il necessario al benessere dei suoi due membri d’equipaggio, oltre a notevole spazio per ospitare vele e attrezzature. Nasce così Bystander, costruita dalla Greenport Basin and Construction Company, un 12.8 metri forte di un un 175 cavalli heavy-duty.

A sinistra, Bystander, nel mezzo, il J-Class Endeavour

A bordo, il layout era semplice ed efficiente. La prua ospitava i locali per l’equipaggio, con cuccette, servizi e cucina, mentre, a mezza-nave, sala macchine, componenti per il traino e pilot house. Il resto del flush deck e degli interni era invece destinato alle vele dell’Enterprise, un 38.7 metri fuori-tutto forte di ben 704.5 metri quadrati di superficie velica… Presto detto, il Bystander fu un piccolo capolavoro, rivelandosi subito indispensabile, eccellente in tutte le sue funzioni, qualità che la vedranno rimanere sui campi dell’America’s Cup ben più a lungo dello scafo originale cui doveva essere affiancata.

Bystander carica di vele ed equipaggio; tre J-Class sullo sfondo

Nel 1934, infatti, fu il turno di Rainbow, defender e vincitore della Coppa. Al suo fianco, il Bystander, successivamente impiegato anche per il Ranger, sempre defender e vincitore della Coppa nel 1937. La seconda guerra mondiale interruppe la manifestazione, che riprenderà solo nel 1958. Ovviamente, con Bystander in acqua, affiancata al 12 Metri Stazza Internazionale Vim, negli stage di prova per la regata. Sarà Columbia, però, a servire come defender, mentre Bystander verrà venduta in coppia con Vim a Sir Fred Packer, yachtsmen australiano che inizierà la caccia alla coppa sotto i colori dell’Australia. Bystander sarà sempre presente in Coppa, dismessa solo con l’avvento degli anni ‘70.

Bystander: la rinascita

Negli anni ‘80, una nuova figura entra in gioco: Elizabeth Meyer, la fautrice del revival dei J-Class (ha restaurato sia Shamrock V che Endeavour). Meyer iniziò infatti una serie di restauri delle grandi icone della Coppa America e della vela, fino a che, nel 2002, non riuscirà a metter le mani anche sul Bystander, un’icona indiscussa per la storia della manifestazione.

Bystander durante il refit

Lei stessa la comparerà, insieme con i J-Class, a meraviglie della capacità umana, esemplari sublimi di arte industriale, belli e funzionali al pari della Torre Eiffel. Un paragone che sembrerà esagerato, ma a cui fa seguire una riflessione che gli dona invece misura: Ci importerebbe se cadesse (la Torre Eiffer ndr.), e così è per questi capolavori. Non succede tutti i giorni che, come specie, noi si sia in grado di creare cose così semplicemente belle”. A dar valore a questo, il restauro eccezionale cui è stata sottoposta la barca: 23.000 ore di lavoro spalmate su quasi 8 anni di refit. Un percorso eccezionale che, ora con un 440 cavalli Yanmar e 17 nodi di velocità massima, vede il Bystander tornato a navigare nelle acque in cui nacque, splendido come mai prima.

Bystander dopo il Restauro

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