Sempre più cantieri propongono catamarani a motore. Segno evidente che sempre più diportisti li comprano. Se trovare un multiscafo non a vela 20 anni fa era un’impresa, oggi sono almeno 14 i produttori che li realizzano. Come mai questa svolta? Intanto perché si è visto che molti armatori di cat a vela usavano la propria barca solo a motore: allora tanto vale togliere l’albero e tutti i rinforzi che necessita. Ma i vantaggi del cat sono molti.
- Primo, a parità di lunghezza hanno uno spazio che è tra il 65 e il 70% superiore (i catamarani non sono larghi il doppio rispetto a un monoscafo di pari lunghezza). Questo conta molto e l’impatto visivo è eclatante: salite a bordo di un 40’ e vi trovate il quadrato, il pozzetto prodiero e il pozzetto o il prendisole di prua che avete visto solo su un 60’. Anzi, la prua conserva praticamente il baglio massimo, e quindi per avere gli stessi spazi davanti alla tuga bisogna andare su un 80’. È chiaro che una cosa del genere colpisce.
- Secondo, i cat sono più stabili all’ancora e in navigazione: da una parte c’è un solo scafo largo circa un terzo di quanto è lungo, dall’altra parte due scafi, ovvero due punti d’appoggio con una base che è due terzi della larghezza.
- Terzo, non sono più fragili: i vecchi timori di avere la barca divelta dal moto ondoso perché le traverse non reggono i movimenti scomposti dei due scafi possono essere riposti, perché ormai cellula centrale e scafi sono realizzati come unico pezzo: non si ricorre più alle traverse per unire gli scafi tra loro e con il corpo centrale.
- Quarto punto a favore: gli spazi tecnici e di servizio possono essere più ampi, avendo molto più spazio a disposizione: non ha senso, per esempio, risicare passavanti quando già all’interno hai una volta e mezzo lo spazio che ti ritrovi su un monoscafo.
- Quinta freccia al proprio arco, la maggiore privacy: non è infrequente che un armatore possa avere tutto uno scafo destinato ai suoi locali notte.
- Sesto, ci sono i consumi. I multiscafi hanno un’efficienza maggiore quando devono avanzare. Limitandoci ai catamarani dislocanti, la maggioranza, gli scafi hanno al galleggiamento un rapporto tra lunghezza e larghezza molto grande: uno monoscafo ha 3:1, un cat circa 8:1 e secondo le leggi dell’idrodinamica quest’ultimo è il limite che elimina i vincoli legati alla resistenza. In altre parole una barca con il rapporto lunghezza larghezza inferiore a 8:1 può superare il limite di velocità imposto dalla sua lunghezza al galleggiamento solo planando. Se invece tale rapporto è superiore, non c‘è più questo vincolo e come è noto mantenere uno scafo in planata è molto impegnativo in termini di energia necessaria. Non a caso, quasi tutti i produttori di catamarani usano scafi che sotto la linea di galleggiamento hanno una sezione molto più stretta rispetto all’opera morta.
Un argomento a sfavore? C’è, è il problema posto barca, vale a dire il costo richiesto dai marina per l’ormeggio. Anche qui le cose sono cambiate: se dieci anni fa in genere si chiedevano tariffe doppie rispetto a un monoscafo di uguale lunghezza, oggi molti porti, tre su tutti, ovvero quelli di Marina di Varazze, Marina dei Cesari e Marina Sveva, hanno delle tariffe vantaggiose per i catamarani. Altrimenti è possibile sempre trovare un accordo con il gestore del porto, visto che nella quasi totalità dei marina, soprattutto italiani, c’è più presenza di posti che di barche.