Cannes, Genova, Montecarlo, Dusseldorf, Annapolis, Fort Lauderdale, Parigi, Amsterdam, Londra. Girando per i saloni nautici non si ha l’occasione soltanto di vedere barche e accessori. A volte, la cosa più divertente da osservare sono i personaggi tipo che si aggirano in fiera. Noi ne abbiamo “catalogati” cinque. Leggete i loro profili e vedrete che li avrete incontrati almeno una volta: e se ve ne vengono in mente altri, scrivetecene il profilo in calce all’articolo con un bel commento.
IL CACCIATORE DI GADGET
Di una cosa potete stare certi. Questo signore uscirà dal salone senza avere acquistato uno straccio di accessorio (figuriamoci una barca). In compenso avrà le tasche piene di portachiavi galleggianti, penne, chiavette USB; in testa da uno a cinque cappellini con visiera, agli occhiali uno o più cordini galleggianti. Tutto frutto di un “rastrellamento” tra gli stand, nei quali si finge un potenziale acquirente interessato e si fa lasciare tutta la documentazione e i depliant fino alla conquista dell’atteso gadget. Uscito dallo stand, lascerà tutto il materiale cartaceo al primo cestino della spazzatura. Anche gli aperitivi organizzati dagli espositori sono come miele per la mosca-cacciagadget. Pare che esista un mercato sottobanco di gadget da salone nautico, provate a cercare sul deep web!
IL FALSO IMPEGNATO
Questo individuo si presenta già un’ora prima dell’apertura del salone nautico in questione, munito di auricolare e telefono sempre a portata. All’apertura dei cancelli entra, inizia ad essere misteriosamente chiamato da centinaia di persone, dispensa biglietti da visita come fossero dollari lanciati sulla folla da un dittatore panamericano, saluta tutti con una stretta veloce di mano “Ciao! Come va? Scusa mi chiamano! Ci vediamo allo Stand S41 dopo? Si ok, scusa eh! Ciaaaaaoooo, come stai?”. In effetti, tutti lo salutano, ma nessuno sa chi sia costui, che lavoro faccia, o se abbia davvero un lavoro. Perché al di fuori dei saloni nautici, il “falso impegnato” fa perdere le sue tracce. Se provate a contattare il numero indicato sul biglietto da visita, partirà una voce in cingalese.
LO SCAMOSCIATO
Categoria decisamente in aumento negli ultimi anni, gli “scamosciati” da salone si presentano in fiera pensando di essere vestiti nel modo più originale e invece tendono goffamente ad assomigliarsi tutti. Mocassini di dubbia moralità in pelle di coccodrillo nano delle Isole Tonga (animale che non esiste, ma a loro il venditore ha detto così quindi esiste davvero), Hogan, pantaloni “stretch” con risvoltino che forse risulterebbero meglio contestualizzati in un rave party berlinese degli anni ’80, camicia a righe rigorosamente con doppio colletto inamidato ultra-attillata, e giacche e blazer in grado di “ingessare” anche Usain Bolt. Talvolta lo scamosciato può fondersi con il falso impegnato: una frenesia di movimenti ingessati tale da indurci a pensare che il personaggio in questione sia in realtà un androide uscito da un romanzo di Philip K. Dick.
L’ATTACCA-PEZZE
Di solito questo personaggio è avanti con gli anni. Di solito ha la barba lunga. Di solito è vestito con il maglione in lana a collo alto stile Hemingway e pantalone lungo roso dal sale, anche il 15 di agosto. Non fatevi ingannare dal fascino di questo seduttore da fiera! Se provate a rivolgergli la parola sarà la vostra fine! Vi racconterà di quando ha fatto il mozzo per il cugino di Eric Tabarly, di avere regatato alla “Atlantic Adventure” (regata della cui esistenza mai nessuno ha saputo) assieme al commercialista di Bernard Moitessier, di avere attraversato in solitario l’Atlantico almeno una centocinquantina di volte, di avere recuperato Agnelli che era finito in mare, di avere snobbato l’invito di Gardini per salire sul Moro di Venezia perché all’epoca si sentiva un uomo di mare vero e non un “fighetto”. E poi parte con l’encomio delle “barche di una volta”, paragonate a questi “cassoni con la vela” o a questi “catafalchi volanti di adesso”. Fuggite.
L’UOMO IN MONOPATTINO
Ormai è una figura standard nelle fiere internazionali, pare addirittura che si tratti di una comparsa pagata dall’organizzazione, perché “fa figo”. Costui vaga (senza meta, parrebbe) per il salone a bordo di un monopattino elettrico ultratecnologico, o nella sua accezione più evoluta con un sedgway o quei strani aggeggi che sembrano skateboard e vanno da soli. Non diteci che non l’avete mai visto. NON MANCA MAI.
Eugenio Ruocco