Cinque Classic Boat sportive che hanno fatto la storia
In un mondo che pullula di barche di ogni tipo, nonostante l’età, anche le Classic Boat continuano a mantenere il loro fascino. Linee retrò, un’estetica ormai perduta e una mole di storia non indifferente ne fanno spesso “oggetti” appassionanti, tanto significativi per lo sviluppo della cantieristica, quanto amati dai loro armatori e dai tanti appassionati. Per celebrarle al meglio, ecco una breve rassegna, 5 Classic Boat sportive indimenticabili.
- Laver Super Mustang (10.8 m)
- Baja 370 ES (11.2 m)
- Itama 38 (11.6 m)
- Italcraft Drago (13 m)
- Magnum 53’ (16 m)
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Laver Super Mustang (10.8 m)
Nella nautica a motore ci sono nomi ascesi al ruolo di icona. Uno di questi è Renato “Sonny” Levi, la leggenda delle carene offshore, il maestro delle barche veloci. Tra queste, nel mondo delle Classic Boat di serie, il Laver Super Mustang, uno tra i primi fast–commuter, un bolide anni ‘80 da 40 nodi e 6 posti letto. Il cantiere costruttore era Laver, di cui Levi fu il principale disegnatore di carene, dettaglio che, unito alla grande qualità costruttiva, portò il marchio a essere famoso, in Italia come oltreoceano, già nei primissimi anni ‘80.
Baja 370 ES (11.2 m)
Tra le Youngtimer così iconiche da aver lasciato il loro segno, con i suoi 11.25 metri di lunghezza e ben 53 nodi di velocità massima, non può mancare un fast commuter che è pieno figlio dell’eredità Americana degli anni ‘80: il Baja 370 ES, velocissimo cabinato del 1990. Barche con prestazioni così elevate (contestualizzando al 1990) erano destinate ad una clientela molto esigente, amante della velocità, e desiderosa di quel look capace di attrarre a sé gli sguardi, sottolineando un prodotto di prestigio. E il Baja 370 ES rispondeva appieno a queste richieste. La linea è aggressiva, con bordo libero alto e una prua lunga e slanciata, che si estende ben oltre la mezzabarca, innalzandosi a protezione del pozzetto fino al suo raccordo con il parabrezza.
Nonostante l’attitude sportiva, il Baja 370 ES fu uno dei modelli più abitabili di tutta la produzione del cantiere. Dal layout open space, ospita infatti una zona cucina poppiera completa; una dinette centrale a tutto baglio composta da due divani a murata (trasformabili in cuccette) e tavolo centrale ripiegabile; una cuccetta a V prodiera (chiudibile per mezzo di una tenda); e un servizio con bagno e doccia.
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Itama 38 (11.6 m)
Li chiamavano Play-Run-Cruisers o Fast Commuters, e rientravano in quella categoria di barche “quasi-offshore” in voga negli anni ‘80. Il Cantieri di Roma Itama 38 di sicuro non si discosta da questa linea. Eccellente 11 metri, capace di oltre 40 nodi e comodo anche oltre il week end, grazie ai suoi 2/4 posti letto, è tutt’oggi una chicca non da poco, icona nostrana di fine anni ‘70. Le linee sono essenziali, pulite; il design è deciso e aggressivo, ma senza arrivare all’eccesso. La V profonda progressiva è evidente e il cavallino di prua altrettanto. Il look è sportivo, ma rimane sobrio, elegante.
Gli interni non negano niente a nessuno. Disponibili in due versioni, Standard & Special, ambedue sono pregevolmente rifinite, con lacche a rivestire gli arredi e tanta luce naturale. La differenza tra le due è solamente nel layout e nei posti letto. Nella versione Special si trova posto per una coppia, mentre la Standard ospita invece 4 persone, massimizzando ogni singolo spazio a bordo e variando leggermente il layout degli spazi.
Italcraft Drago (13 m)
Fu la barca che fece sognare generazioni, il motoscafo dei record, un unicum tutto italiano, nonché una pietra miliare non solo della cantieristica nostrana, ma della nautica a motore in generale. È l’Italcraft Drago, il capolavoro dei Cantieri Italcraft, un mostro domato, la prima capace di sfondare i 50 nodi di velocità, raggiungendo i 55 di massima. Presentato a Genova nel ‘72, fu un’altro grande progetto di Renato “Sonny” Levi, lo scafo su cui, per primo, vennero montate eliche di superficie.
Lungo 13 metri e forte di 55 nodi di velocità massima, il Drago fu quindi una barca incredibile, uguale a nulla di mai visto prima. Ma, oltre che per la velocità impareggiabile, il Drago sorprendeva anche per la spaziosità interna ad altezza uomo, non compromessa dalla linea agile e filante dello scafo, come anche sorprendeva per la comodità del pozzetto e del prendisole di poppa. Il Drago era infatti estremamente abile nel coniugare le sue doti di performance con l’abitabilità dei suoi spazi interni, completi di ben 4 posti letto, locale wc separato e cucina.
Magnum 53’ (16 m)
Nel 1976 Apeco vende la Magnum Marine al marchese Filippo Theodoli e alla moglie Katrin, da anni convinti delle possibilità estraibili dai racer del cantiere. È l’alba di una nuova era, l’era degli High Performance Luxury Yacht, barche lussuose, velocissime e, soprattutto, in grado di essere utilizzate dall’armatore in prima persona, senza il bisogno di un equipaggio. Tra queste, svetta un modello, il primo vero Power Yacht, il Magnum 53’. È il 1977, e nasce una futura leggenda tra le Classic Boat.
Lo scafo è enorme per gli standard (16 metri), il baglio ampiissimo e la carena a V profonda ne ricorda pienamente l’origine offshore. Il tutto, avvolto nel lusso e nel comfort, con un cockpit ed una cabina come mai se ne erano visti. Gli spazi sono immediatamente distinguibili in due aree, prua e poppa. Non esiste via di mezzo. Il pozzetto è enorme, comodissimo, antesignano di tanti a venire. Gli interni non mancano le aspettative: armatoriale doppia, doppia per gli ospiti, salone, toilette e cucina. È un successo clamoroso, sarà la barca dei VIP.
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