Quella volta con Fidel. L’incredibile storia della gara offshore di Cuba

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2009, novembre, pag 72-79.

Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel mondo dei momenti epici della nautica a motore. Iniziamo da una delle storie che ci ha appassionato di più.


Quella volta con Fidel

Da Barche a Motore 2009, novembre, pag. 72-79.

È accaduto anche questo, il Líder Máximo ha dato il via al GP dell’Avana Offshore. Era il 1995. Vi raccontiamo come è successo e tutti i retroscena.

Il “colpevole”, se così si può definire, ha un nome e cognome: Mauro Ravenna, che negli anni Novanta era promoter del Mondiale Classe 1 Offshore. Ma la sto- ria che vogliamo raccontare trascende lo sport per diventare un vero e proprio evento di politica internazionale che, in effetti, ha avuto anche delle ricadute politiche, come l’attenuazione dell’embargo verso Cuba da par- te dei Paesi dell’Unione europea. Tutto inizia nel 1994, come racconta Ravenna: “Quando sono stato contattato da un amico monegasco da parte di un gruppo finanziario per organizzare una gara a Cuba ho subito pensato: “i soliti visionari che mi faranno perdere del tempo”. È infatti abbastanza intuibile come un organizzatore passi una parte del suo tempo a incontrare personaggi di varia estrazione e nazionalità, ognuno con il progetto della vita sottobraccio. Il più delle volte tutto finisce dopo il primo incontro e, sinceramente, questo è ciò che mi aspettavo anche dalla riunione che mi accingevo a iniziare.

GP offshore di Classe 1 a Cuba

Il progetto mi sembrava troppo ambizioso, un GP offshore di Classe 1 a Cuba, con tutti i problemi di embargo, era una sfida davvero dura, ma proprio  per questo straordinaria. Non lo nascondo, sono sempre stato un uomo di destra, ma la rivoluzione di quei giovani “barbudos”  contro un dittatore corrotto, le loro battaglie per un mondo più giusto, mi avevano sempre suscitato grande simpatia e rispetto. Ci sono cose nella vita che rimangono e neppure la pochezza dei giorni nostri può cancellare, ci sono atti d’amore e di coraggio che vanno riconosciuti e ammirati. Erano questi i pensieri che mi giravano in testa mentre aspettavo che i miei interlocutori raggiungessero gli uffici della Spes, Sport promotion et spectacle, la mia società. I motivi che avevano portato queste persone a pensare a una gara a Cuba erano ancora più originali.

Trasferendo da Miami a Cuba una barca da pesca per il presidente della società cubana dello zucchero, del quale erano tra i più importanti partner commerciali, erano rimasti affascinati dalla bellezza della baia, e l’avevano pensata come palcoscenico ideale per una gara motonautica. Come mia abitudine fui franco. Per fare una gara a Cuba ci vogliono un sacco di soldi: le barche da offshore devono essere traghettate in una nave dedicata e poi la logistica sul campo di gara immaginavo sarebbe stata tutta da inventare. Con mia sorpresa non si fecero intimorire da quelle parole, presero nota di tutto e ci lasciammo con l’accordo che nel mese di agosto avrei fatto un primo sopralluogo sull’isola per verificare di persona la fattibilità dell’evento. Furono di parola.

Mauro Ravenna, genovese trapiantato da 40 anni nel Principato di Monaco, è un grande uomo di sport: negli anni Novanta era promoter del Mondiale Classe 1 Offshore e negli ultimi 30 anni ha organizzato i più importanti incontri di pugilato che si siano svolti a Montecarlo. È merito suo se una specialità per pochi intimi, come la motonautica, ha conosciuto negli Ottanta e Novanta una popolarità enorme con schieramenti di partenza passati da pochi scafi a oltre trenta imbarcazioni, catturando anche l’attenzione di grandi campioni di altri sport come Didier Pironi, ex pilota Ferrari Formula 1, e personaggi famosi come Stefano Casiraghi e Cesare Fiorio.

C’era uno sponsor importante, la Tabacalera spagnola che voleva lanciare sul mercato il cigarillo Montecristo. La gara doveva essere organizzata per la primavera dell’anno successivo per avere il tempo di portare le barche fino a Cuba e farle poi rientrare per il prosieguo del Campionato. Arrivai a Cuba proprio nei giorni in cui centinaia di “balzeros” a bordo delle loro camere d’aria rappezzate alla meglio prendevano il largo sperando di raggiungere la Florida. “Cominciamo bene…” pensai. Il governo cubano proponeva due siti per l’evento: Varadero oppure Marina Hemingway, entrambe ad alcuni chilometri dall’Avana.

Le visitai e le bocciai entrambe, la prima è una località turistica, con bellissime spiagge ma senza fascino particolare per giustificare una trasferta intercontinentale; la seconda era in stato di parziale abbandono, un po’ triste e fredda, e all’estrema periferia dell’Avana. Furono queste le prime due cose che riportai a Osmany Cienfuegos, fratello dell’eroe della rivoluzione Camillo Cienfuegos, allora Ministro del Turismo e uno dei più ascoltati e importanti collaboratori di Fidel Castro, quando avvenne il primo incontro ufficiale con le autorità  locali.

Fidel Castro passa in rassegna i motoscafi che prenderanno parte alla gara.

Subito però avanzai anche una proposta alternativa. La notte prima ero uscito dalla mia stanza all’Hotel Nacional, l’albergo più famoso dell’Avana, avevo camminato sul lungomare fino alla Fortezza del Morro. Sono un appassionato di storia e proprio la storia racconta che sul lungomare del Malecon si era corso per anni un Gran Premio automobilistico da leggenda. Era ripercorrere una pagina di storia sportiva e motoristica importante, era l’occasione per creare un evento nel cuore della città e avere un grande pubblico: “se mi autorizzate a organizzare una gara sul Malecon vi porto un milione di spettatori” fu la mia promessa. Per la cronaca poi furono un milione e mezzo.

Poi bisognava convincere i piloti…

Non fu difficile convincere Cienfuegos, bastò uno sguardo, semmai le sue perplessità nascevano dalla possibilità di convincere piloti di varie nazioni non propriamente “amiche” ad accettare la trasferta. Basti pensare che il Team Victory di Dubai aveva quasi la metà di piloti e tecnici statunitensi. Così, da parte mia ero molto preoccupato dalla proverbiale burocrazia dei regimi comunisti. Ci guardammo negli occhi e ci promettemmo a vicenda che saremmo stati solo io e lui gli unici interlocutori. Una stretta di mano sancì l’accordo e un’amicizia di tutta la vita. Nell’aprile del 1995, tutto era pronto per la “Montecristo Cup, La Habana-Cuba”. Non è stata un impresa da poco perchè era uno dei periodi in cui il blocco statunitense ed europeo verso Cuba era molto rigido, in seguito si allentò soprattutto da parte dell’Unione europea e voglio pensare che fu anche la mia manifestazione ad aiutare questo processo di distensione.

Una cosa mai vista a Cuba: un milione e mezzo di persone radunate per una gara Offshore.

L’arrivo di Fidel

La presenza di Fidel Castro alla partenza fu la più complessa richiesta che avevo avanzato, ma non mi era stata data alcuna risposta. In seguito, nei giorni immediatamente precedenti alla gara, ci fu una sorta di balletto di annunci regolarmente disattesi: breafing, prove, festa prima della gara, ma nessuno si presentava. Ormai disperavo di incontrare il Líder Máximo. La mattina della gara, alle otto, venni raggiunto da una telefonata del Colonnello Joselito, capo della sicurezza del Comandante, che mi annunciava la presenza di Fidel Castro alle dodici sulla barca starter per la partenza. Mi chiedeva di prendere il materiale necessario (bandiere e fumogeni) per un controllo, presentarmi al porto per gli accordi senza parlarne con nessuno. Così feci. Mi domandò come si effettuava la partenza, spiegai che la barca starter era un offshore da 100 nodi (era infatti l’ex monocarena Cuv di Stefano Casiraghi) che affiancava lo schieramento dei concorrenti per allinearli e lanciarli, non poteva quindi essere scortato da motovedette come mi aveva chiesto per motivi di sicurezza. Di fronte alla sua perplessità gli feci una proposta: si fidi di me, lei è armato, se sbaglio spari. Accettò.

Fidel dona il suo berretto, la celebre gorra, a Mauro Ravenna dicendogli: “anche tu non sei male”.

Fotografi e operatori sugli elicotteri non poterono però lavorare nelle prime fasi della gara. Avevo solo una piccola macchina fotografica con me che ci ha regalato la foto pubblicata. Come promesso Fidel Castro si presentò al mio fianco e diede personalmente il via agli scafi del Mondiale. Il Comandante seguì tutta la gara dalla Fortezza del Morro, che con il suo faro sovrastava buona parte del circuito, e poi ritornò per la premiazione sul podio dove, oltre agli inni dei vincitori, su mia richiesta suonarono “Hasta Siempre Comandante Che Guevara”. Alla fine lo salutai facendogli i complimenti per quello che rappresentava per milioni di persone nel mondo e lui mi rispose: “anche tu non sei male…”. Si tolse la “gorra” (il suo classico berretto) mettendomela sul capo e dedicandomela in seguito con una famosa foto della rivoluzione, che conservo gelosamente (pubblicata all’inizio del servizio, in cui si vede da sinistra Che Guevara, Fidel Castro, che traccia l piano di un attacco, Juan Almeida Bosque e Ramiro Valdez, i comandanti della rivoluzione, e Calisto Garcia, comandante dell’esercito ribelle, ndr).

Il “Montecristo Cup, La Habana-Cuba” vide la netta vittoria dell’equipaggio del Dubai “Victory 2”.

Dall’Offshore all’Acquabike

In seguito incontrai Fidel Castro ancora una volta in forma personale e poi la malattia affievolì le sue comparse pubbliche. Continuò invece il mio rapporto con il governo cubano. Nel 1996 organizzai ancora un Gran Premio Offshore e poi, lasciata questa specialità per l’Aquabike, tornai nel 1998 con un altro Gran Premio all’Avana per le moto d’acqua che riportò sul Malecon oltre un milione di persone. Le gare di motonautica erano diventate una sorta di festa popolare attesa con grande entusiasmo dalla popolazione locale, che poteva così dimenticare la triste realtà quotidiana. Dal 2000 al 2004 ho organizzato altre sette gare di Aquabike a Santiago de Cuba e a Cienfuegos, e Fidel Castro è stato sempre il Presidente del Comitato d’onore. Poi, con un nuovo ministro del Turismo, molti equilibri e strategie di comunicazione cambiarono e, visti i risultati, non furono propriamente scelte molto illuminate. Così, dopo undici anni la motonautica a Cuba finì.

Dopo l’offshore, dal 2000 al 2004 fu l’aquabike a calcare le scene della motonautica a Cuba ed era tradizione, la domenica mattina prima della gara, alla presenza dei piloti e dei reduci, deporre una corona di fiori al monumento dell’eroe Frank Pais, braccio destro di Fidel, ucciso dai soldati di Batista a soli 23 anni.

di Alberto Mondinelli


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