Natanti, DCI e incentivi. Una storia di caos

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DCI
DCI

La categoria dei natanti, e dei loro armatori, è forse la più rappresentativa del diporto italiano. Usiamo il termine “forse” per il semplice fatto che, al di fuori delle banali constatazioni derivate dal visitare un qualsivoglia porticciolo del Belpaese, non esiste un dato numerico oggettivo. E il motivo lo conosciamo tutti: i natanti non sono registrati. Fanno parte della stessa categoria tanto il vecchio e piccolo tender quanto gli yacht a motore che ormai, fra plancette ed estensioni varie, sfiorano i 12 metri effettivi. Ci siamo sempre raccontati che questa “terra di nessuno” era un porto franco, libero dalla burocrazia e dalla tassazione. Ma è veramente così?

DCI, il problema dei natanti

La tematica della collocazione normativa dei natanti non è certo una novità. Ma l’ultimo provvedimento di incentivo al settore, il cosiddetto “bonus elettrico”, ha riacceso – e per fortuna – il dibattito. Qual è stato il vaso di Pandora? Per accedere al suddetto bonus è necessario presentare la DCI (Dichiarazione di Costruzione o Importazione) del natante al quale si vuole sostituire il vecchio motore termico con uno elettrico. La DCI è una sorta di carta d’identità della barca che ne contiene i dati essenziali stampati su un foglio di carta. Si può richiedere online sul portale di Confindustria Nautica, e fin qui (30 euro dopo) non ci sarebbe niente di strano. Il problema è come ottenere questa dichiarazione per quei natanti non omologati CE.

DCI, il sintomo di un problema più grande

L’omologazione CE, che forse oggi diamo per scontato, è obbligatoria solo dal 1993. E infatti molti natanti che tutt’ora navigano felicemente ne sono sprovvisti. Ma sono a tutti gli effetti dei “natanti di serie B”. Non solo per limitazioni in termine di persone imbarcabili o di distanza dalla costa raggiungibile. Ma, come abbiamo appena visto, anche per accedere a questo tipo di incentivi, quando invece dovrebbero essere proprio i beneficiari prioritari di norme di questo tipo. Del resto, il nostro Paese non è nuovo a misure di sostegno di cui, alla fine, riesce ad approfittare soprattutto chi ne ha meno bisogno, complice una normativa che si attorciglia su sé stessa, senza mai correggere alla radice gli errori che la costituiscono.

Natanti e DCI, gli interrogativi ad oggi

Per questo problema specifico – ottenere la DCI senza marcatura CE – si può richiedere un’“attestazione di idoneità”, un certificato rilasciato da un ente tecnico a seguito di un’ispezione della barca. Una procedura che nel migliore dei casi (idoneità alla navigazione entro 6 miglia) costa almeno 500 euro. Ma il problema è endemico. Tenete presente che la marcatura CE non è semplicemente quella targhetta di alluminio incollata da qualche parte a bordo che usiamo per controllare quante persone possiamo portare. Quella si può ordinare tranquillamente da Osculati. La targhetta non è altro che un riepilogo della dichiarazione di conformità rilasciata da un Istituto al costruttore della barca. Quanti ne fanno richiesta quando, ad esempio, comprano un usato? Ecco, parliamo di compravendita. Barche da 10 metri che possono passare di proprietà come biciclette, anche per valori di centinaia di migliaia di euro. E finché il passaggio di proprietà è consenziente va anche bene. Ma in caso di furto dimostrare la proprietà può essere davvero difficile. Non è un caso che l’assicurazione sia obbligatoria per i motori, gli unici ad avere sempre una dichiarazione di potenza o un certificato d’uso su cui compare una matricola, quando lo scafo potrebbe essere totalmente anonimo. Ma si potrebbe andare avanti parlando delle diverse limitazioni che si incontrano all’estero, o di quelle legate all’uso per noleggio quando manca la suddetta omologazione CE.

Natanti, il caos normativo

La categoria “natanti” sembra essere diventata uno scatolone di rinfuse normative spesso in contraddizione l’una con l’altra. È inutile fare un processo sul come siamo arrivati a questo punto. Piuttosto, è arrivato il momento di mettere mano a questa situazione, dando una dignità normativa, chiara e univoca, a tutte le barche, di ogni età, dimensione …e valore. Ma soprattutto di darla ai loro armatori, senza gravarli di ulteriori balzelli o burocrazia. Il momento migliore per iniziare era ieri, il secondo giorno migliore è oggi.

E voi, diportisti e armatori di natanti, cosa ne pensate? Vi siete mai scontrati con le norme relative ai natanti, specialmente per quelli più datati? Raccontateci le vostre opinioni ed esperienze su questo tema.

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