Il Destriero è un pezzo di nautica del nostro Paese. Voluto principe Karim Aga Khan, è stata la nave più veloce a solcare l’Oceano Atlantico (qui la storia del record) e ha fatto da banco di prova per molte navi successive costruite dalla Fincantieri. Un primato italiano e simbolo di una motonautica che, però, oggi sembra pronto a scomparire per sempre ad appena due anni dal suo 30esimo anniversario.
Leggi qui la storia completa del Destriero:
Già da diversi anni questo scafo giace abbandonato in Germania. La sua posizione? Il cantiere Lürssen, a Brema, uno dei principali attori nel campo dei superyacht. Adesso, però, la situazione sembra pronta ad una svolta, in negativo. La notizia, che proviene da fonti vicine al cantiere, è che la proprietà ha deciso di completarne la demolizione presso lo stesso cantiere dov’è situata.
Il triste epilogo del Destriero
Il record aveva portato fama a questo scafo in alluminio e intorno al progetto e, sull’onda dell’entusiasmo iniziale, la nave finì a Brema mentre si sviluppava un progetto per farla diventare uno yacht. Nella pratica, però, venne solo tirata in secca, privata delle turbine e lasciata sotto il sole e la pioggia. L’abbandono su una barca come quella disegnata da Donald Blount e Pininfarina, è senza pietà e nel tempo si sono create grosse falle nello scafo.
I tentativi di portarlo in Italia e “onorarne” la memoria non sono mancati. Oltre al record, infatti, dal Destriero e dallo sviluppo di carene a V profondo in acciaio e alluminio, Fincantieri sviluppò una serie di traghetti veloci che hanno operato nel Mare del Nord e nella Manica, più quattro navi per la Tirrenia. Dal Destriero, però, sono poi nate anche le Littoral Combat Ship, navi di 115 metri e da 40 nodi per la Marina USA. Una breve panoramica, questa, ma necessaria per intendere come, anche a livello economico, questo scafo abbia significato tanto per le casse di Fincantieri.
Il nodo cruciale, per il suo ritorno, però, è sempre stata la logistica. Troppo complicato e costoso. Il viaggio, infatti, prevedeva che dal cantiere di Brema si risalisse il fiume Weser, fino al mare del Nord, poi la Manica e poi giù, fino al Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra.
La proprietà ora sembra aver deciso di completarne la demolizione presso lo stesso cantiere dov’è situata, la Lürssen.
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27 commenti su “Il Destriero verso la demolizione. Così sparisce un pezzo di storia italiana”
Peccato. Non è solo un pezzo di storia della nautica italiana, ma anche della storia del costume italiano. Fa parte dei ricordi di quando le imprese sportive tenevano tutti uniti.
Purtroppo eventi come questo, quando gli interessi sovrastano il desiderio della memoria, sanciscono in maniera piuttosto definitiva la fine di un’epoca. Epoca in cui, a mio parere, la nautica aveva tutto un altro sapore.
Speriamo ci ripensino.
Potrebbe comprarlo la guardia di finanza,rimetterlo in mare e usarlo come L’Amerigo Vespucci ,sarebbero soldi spesi bene.
Condivido l’idea.
Vale anche per Guardia Costiera e Carabinieri.
Non per ultima la stessa Fjncantieri che potrebbe esporlo con grande orgoglio
Peccato, tanta fatica in fumo.
Possibile mai che in italia non sia possibile preservare questi pezzi di storia navale e non solo magari creando uno spazio dove lasciar riposare queste opere, Elettra di Marconi , il pontone URSUS , le tre gemelle DIONE , AMBRABELLA e EDRA tre piccoli vaporetti in servizio tra Trieste e Istria ecc.ecc. tutta europa salva i cimeli più significativi e ne trova degna sistemazione eL’ Italia?
l’Enrico Toti è stato portato in via Olona a Milano, e non è stata una passeggiata, anzi.
Ci vuole sempre la volontà di qualcuno per fare qualsiasi cosa. Peccato che il Destriero l’abbiano abbandonato a se stesso spogliandolo di quasi tutto. Un pezzo del “nostro” ingegno buttato nel c…. .
Il TOTI quando è passato sul Po vicino dove abito , sono stato la ad aspettarlo e dargli un mio umile saluto .
Con sorpresa vidi che non ero solo e non eravamo pochi .
Da questo progetto Guizzo e Scatto e la serie acqua strada unita veloci
E come se un pezzo della nostra cantieristica della quale siamo fieri non fosse mai esistito peccato
Leggo:
“L’abbandono su una barca in alluminio come quella disegnata da Donald Blount e Pininfarina, è senza pietà e nel tempo si sono create grosse falle nello scafo.”
E’ una frase molto discutibile, che nuoce a tutti coloro che lavorano e producono e immettono sul mercato imbarcazioni in metallo e in particolare in lega leggera, che, se ben costruite e progettate, risultano essere veramente longeve ed affidabili negli anni.
The Real Person!
Buongiorno Aldo,
grazie per il commento, non era un’accusa all’alluminio come materiale che non resiste nel tempo, anzi, ma sul fatto che l’abbandono su questa barca, di fatto realizzata in alluminio, ha causato grossi danni.
Proviamo a rendere la frase in maniera non equivocabile.
Buona serata,
La redazione
Forse nell’articolo per “falle nello scafo” ci si riferisce al fatto che sono state smontate molte parti, alcune passanti a scafo.
Ero rimasto colpito anch’io da quella frase, proprio perché, per mia conoscenza, l’alluminio è un materiale eccellente e completamente esente da corrosione per ossidazione.
The Real Person!
Buondì,
la nota sulla demolizione della barca era accompagnata da questa frase (qui sotto in corsivo) che abbiamo riportato non avendo modo di verificare lo stato effettivo del Destriero.
“Dopo la ribalta internazionale ed una prima idea di trasformarla in uno yacht, la nave era finita a Bremen nei cantieri navali Lurseen.
Tirata in secca, privata delle turbine e lasciata esposta agli inesorabili effetti del tempo. L’alluminio aveva progressivamente ceduto procurando delle grosse falle nello scafo.”
Cordialmente,
La redazione
Negli stati uniti sarebbe esposta nel porto di n y. Quale esempio della tecnologia nazionale.
Non solo il Destriero sta per sparire… è già scomparsa la cultura del mare, delle barche di legno, del cantiere nautico, del turismo nautico… il posto barca. Il mare è diventato un affare politico….interi tratti di Marina protetta dove non puoi passare con la barca e non puoi fare il bagno…nel paese dei naviganti sta sparendo la Nautica.
Quanto costerebbe riportarla in Italia?
Un vero peccato,ci vorrebbe una cordata di imprenditori appassionati del mare,e dell’Italia…
Un vero dispiacere. Un icona della nautica mondiale non doveva finire così…
Anche il Titanic, allora, non rallento’ la sua corsa in mezzo agli iceberg x vincere o stesso trofeo ……a pieno titolo Destriero e ‘ nella Storia ! Dovrebbe muoversi il ministero competente! Se ci perdiamo queste imprese con il tricolore a poppa ….abbiamo proprio problemi di memoria e disinteresse x le imprese made in Italy! ( altro che Coppa America )
Possibile che nessuno può salvare un capolavoro di ingegneria navale che ha portato la bandiera italiana sul podio dei record della nautica mondiale…una volta abbandonato al suo destino nessun interesse nemmeno da chi lo ha voluto come emblema del lusso e della splendida Costa Smeralda
Purtroppo, siamo diventati menefreghisti, il bello italiano, non frega più niente a nessuno. L’importante avere l’ultimo modello di cellulare. Si sono persi tutti i valori……….. W l’ignoranza!!!!
In Italia siamo arrivati allo sfascio.
I giovani sono bravi solo a vivere con il reddito di cirttadinanza e con la pensione della nonna.
Non si fanno mancare niente e delle tradizioni e della cultura se ne fanno un baffo.
Che schifo
Piange il cuore
Se l’Armatore, noto appassionato di nautica e barche, nonché con le capacità finanziarie necessarie, ha deciso di demolire la sua barca, ci sarà un motivo. Quanto alla Storia della Marineria Italiana, sono ben altre le barche da salvaguardare.
È la storia del glorioso motorsport italiano, nella sua espressione apicale in tutti i settori, nautica compresa. Incomprensibile la demolizione, dovrebbe essere un monumento nazionale
GUARDANDO I FILMATI DELL’EPOCA CON MIO FIGLIO GIOVANN,I CHE STA FACENDO INGENIERIA MECCANICA A BRESCUA, NON POSSO CHE RAMMARICARMI PER QUESTO EPILOGO. ESORTO LE AUTORITÀ ITALIANE AN HE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN PARTICOLARE CHE LO PUÒ FARE A FERMARE LA DEMOLIZIONE DEL DESTRIIRRO E RIPORTARE IN ITALIA QUESTA BARCA CHE HA TUTTI I TITOLI PER ESSERE UN SIMBOLO DA ESPORRE NEL TEMPO DELLA NOSTRA PASSIONE PER LE COSE FATTE BENE E CHE RIESCONO A PORTARE RISULTATI ECCELLENTI PER L’IMMAGINE DEL NOSTRO BEL PAESE NEL MONDO..