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Quando il cavallino è tutto (o quasi). In rosso abbiamo evidenziato quello dello Stanley 32 del cantiere Greenwood in Nuova Scozia (Canada).
Cosa diavolo è il “cavallino”? Un nostro recente articolo sulla terminologia nautica ha creato un acceso dibattito su questo termine. Eccoci qui, quindi, a fare chiarezza e anche a ragionare sul perché questo argomento (a dire il vero un po’ esoterico) desti tanto interesse.
In inglese: Sheerline
La migliore definizione credo possa essere questa, la stessa che viene utilizzata nei piani di costruzione delle navi: “la curva ricavata dalla proiezione perpendicolare al limite alto della murata (in termini nautici il capo di banda) sul piano di simmetria”. Quest’ultimo detto anche «diametrale», è il piano immaginario che divide verticalmente la nave in due parti eguali e simmetriche per tutta la sua lunghezza.
In sostanza è la linea superiore della murata vista lateralmente.
In inglese per cavallino viene usato il termine “Sheerline” (che, volendo tradurre in maniera un po’ romantica, significa “la linea assoluta”)
Sanlorenzo SX88, anche sulle barche più grandi basta una linea a descrivere la barca
L’equivoco e il dubbio sul temine può nascere dal fatto che, originariamente, parlando della costruzione tradizionale in legno, “cavallino” era sinonimo di “insellatura”, cioè la curvatura del centro della coperta nel senso longitudinale, rispetto alla prua e alla poppa.
Chris Craft Catalina 5 (1953), dal particolare disegno della sheer line “a S” che richiama le classiche linee di pescherecci e barche da lavoro.
La congiunzione scafo coperta
La differenza è che nella costruzione moderna (in vetroresina, composito o anche acciaio/alluminio) il profilo della coperta è spesso, ma non sempre, integrato nel prolungamento dello scafo in murata (alla vista, ma spesso anche strutturalmente).
Quello che vediamo osservando lateralmente la maggioranza delle barche a motore non è la congiunzione scafo/coperta (detta “linea di intersezione”) ma, appunto, il cavallino, il bordo superiore della murata nella sua corsa da prua a poppa. Le due linee a volte coincidono, ma non sempre.
Il nuovo Pardo 43: la purezza delle forme a partire partire proprio dl cavallino. A poppa, in murata, si nota la “swoosh”line, la scolpitura vicino alla presa d’aria.
Sulle barche a vela, dove quasi sempre non c’è questo prolungamento dello scafo oltre la giunzione della coperta (in termini nautici “impavesata”, volgarizzando: il “parapetto”) bensì un susseguirsi di candelieri e draglie, il cavallino, nella sua definizione originaria è ancora ben evidente e coincide con l’insellatura della coperta stessa.
Ora, perché tutto questo parlare del cavallino, e perché ha suscitato tanta discussione sul web e sui social? Perché è una “linea” quantomai importante, è la prima a definire l’estetica, i design, di una barca. Insieme al dritto di prua e quello di poppa (altri termini che derivano dal mondo antico delle barche in legno) è quella che subito ci trasmettete la “filosofia” del progetto (tradizionale, da lavoro, da corsa, da pesca… e così via). Non a caso, nell’immaginare, pensare le barche, è proprio da qui che partono i progettisti a “tirar linee”, a creare il concetto dell’imbarcazione che verrà.
Da Motor Yacht an Boat Design di Douglas Phillips-Birt.
A proposito delle linee che definiscono il profilo e l’identità di una barca vanno poi ricordate la linea di galleggiamento e le vicine “linee di bellezza“, elementi questi ultimi puramente decorativi che caratterizzano o la singola barca di un armatore, o una gamma nella produzione di serie.
Concludiamo, giusto per essere pignoli, raccontando che con il termine “cavallino” si intendeva una volta anche la pompa di sentina manuale ausiliaria in metallo. In inglese le chiamavano donkey-pump, in entrambi casi con evidente riferimento al collo degli animali (nel mondo “terricolo”, invece, le donkey pump sono invece le classiche pome da estrazione del petrolio).
di Luca Sordelli – Docente di Storia della Nautica Contemporanea – Corso di Yacht Design IED Torino
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