Enrico Forlanini, l’italiano che ha inventato le barche volanti (120 anni fa)

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Enrico Forlanini, 1920. Ph. credit TCI

Molti di voi a sentire pronunciare il nome di Enrico Forlanini penseranno ad un aeroporto milanese o a una via della propria città; pochi sapranno che se oggi sempre più barche tendono a volare, la colpa è tutta di questo ex Ufficiale del Regio Esercito Italiano.

Enrico Forlanini: chi è?

Il 13 dicembre del 1848 nasce a Milano, figlio di un primario dell’ Ospedale Fatebenefratelli e fratello minore di Carlo, illustre pneumologo e più volte candidato al Premio Nobel per la medicina. A Enrico, però, la medicina non piaceva affatto, anche se era affascinato dalle materie scientifiche. Dopo le scuole elementari, Forlanini frequentò una delle Regie Scuole Tecniche che esistevano a Milano (l’alternativa a chi non voleva frequentare il ginnasio-liceo), per poi entrare nel 1862 nel Collegio Militare di Milano. Qui si distinse subito nelle materie scientifiche, anche se la sua pagella del 1863-64, riporta: “intelligenza: molta; indole: buona; tratto: trascurato; ordine e pulizia: disordinato”, rilevando precocemente che, forse, la vita militare non faceva per lui.

Dopo essere diventato comunque un Ufficiale del Regio Esercito Italiano, nel 1874 Forlanini si mise in aspettativa e tornò a Milano per iscriversi al Regio Istituto Tecnico Superiore (l’antenato del Politecnico), dove si laureò in Ingegneria Industriale.

Forlanini impegnato in un test sul Lago Maggiore

Forlanini e il volo sull’acqua

Enrico Forlanini è stato un grande appassionato di volo, brevettando anche un elicottero che nei giardini pubblici Indro Montanelli di Milano salì in volo senza pilota fino a oltre 12 metri di altezza. Nel 1898, Enrico Forlanini iniziò a sviluppare un mezzo navale innovativo, ispirandosi agli studi condotti nel 1869 dal parigino Emmanuel Denis Farcot. Da questo lavoro prese forma il primo progetto di idroplano, che attirò fin da subito grande interesse sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Enrico arrivò all’invenzione dell’idroplano, considerato un precursore dell’aliscafo. Questo innovativo mezzo navale venne perfezionato in una grande vasca idrodinamica, dove Forlanini aveva già condotto esperimenti sul comportamento di diversi profili alari e carene nei fluidi.

L’idea era innovativa perché una volta raggiunta una certa velocità, l’idroplano si sollevava sull’acqua grazie a un sistema di ali parallele, disposte in ordine decrescente di grandezza, simile a quello utilizzato nei biplani e triplani che volavano nei cieli dell’epoca, per aumentare la portanza. Il primo prototipo di idroplano fu varato nel 1905 e montava un motore a scoppio da 25 cavalli. Non soddisfatto delle prestazioni, Forlanini passò a un motore a vapore da 75 CV, fino ad arrivare, nel 1910, a un modello equipaggiato con un propulsore da 100 CV. Il mezzo era dotato di una serie di piccole “alette”, disposte una sopra l’altra come i pioli di una scala, fissate su quattro supporti laterali allo scafo. Le prime dimostrazioni vennero effettuate sul Lago Maggiore davanti ad Arona e nel Mar Tirreno, al largo di Fiumicino.

Progetto di idrottero, barca foil mossa da eliche non immerse

Come funziona un idroplano?

Grazie a una carena dotata di ali portanti sommerse, il mezzo si solleva sopra la superficie dell’acqua, offrendo numerosi vantaggi: diventa più maneggevole, stabile e soprattutto consuma meno energia a parità di velocità. L’aliscafo è, in pratica, un’imbarcazione che, immersa in un liquido, è mantenuta a galla dalla spinta idrostatica, secondo il principio di Archimede. Se a questa imbarcazione si aggiunge un sistema di propulsione a motore, lo scafo può emergere dall’acqua grazie alla portanza generata da particolari superfici sommerse chiamate idroali, che contrastano la forza di gravità. Alle basse velocità, l’aliscafo si comporta come una barca tradizionale, ma aumentando la velocità, la pressione dell’acqua sotto le ali e la depressione sopra di esse creano una forza di portanza che solleva completamente lo scafo fuori dall’acqua.

Un aliscafo degli anni ’60

Rimangono immerse solo le idroali, l’elica e, se presente, il timone di direzione. Questo significa che, con lo scafo sollevato, la resistenza al movimento è dovuta quasi esclusivamente alle idroali, permettendo all’aliscafo di raggiungere velocità elevate con un consumo energetico relativamente basso. A parità di potenza, l’idroplano di Forlanini superava i 40 nodi, rispetto ai 25–30 nodi massimi raggiunti da uno scafo planante tradizionale; il mezzo venne brevettato, ma rimase confinato all’ambito accademico. Solo negli anni cinquanta iniziarono a essere impiegati mezzi simili, dapprima nelle acque interne degli Stati Uniti. Da allora, le applicazioni in ambito civile e militare si sono moltiplicate fino a spopolare in ogni parte del mondo. 

Un futuribile scafo hydrofoil

Innumerevoli innovazioni nautiche moderne, come le barche da competizione e le tavole a vela con idroali (hydrofoil), devono molto agli studi di Forlanini.

Federico Lanfranchi

 

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