“Fabio Buzzi ne ha combinata un’altra delle sue: ha vinto, anzi stravinto, la Miami-New York, la più lunga e massacrante corsa Offshore del mondo alla quale nessun italiano prima d’ora aveva osato partecipare… con un gommone!” – da Barche a Motore, 1994
Cercate un record o un campionato mondiale nella motonautica e, quasi sempre, troverete il nome del lecchese Fabio Buzzi (1943-2019). Nella carriera da pilota, ha raccolto tanti successi; in quella di designer un’infinità.
Fabio Buzzi, lo stregone delle carene
Perché se non era lui a vincere in prima persona, ci pensavano le sue barche. Basta ricordare la Venezia-Montecarlo del 1990, quando su cinque suoi scafi presenti in linea di partenza quattro chiusero la gara da vincitori nelle rispettive categorie, nonostante rotture e guasti vari. La quinta barca, con il nome di Tecno, vinse in tutte le tappe, tranne la prima per una rottura che le costò la vittoria nella classifica finale. Se non fosse stato per quell’imprevisto, probabilmente non ci sarebbe stata storia: Tecno è stato solo uno dei tanti nomi di Cesa, la barca più vincente del mondo (17 podi consecutivi, con 3 secondi posti e 14 primi posti) disegnata da Buzzi e celebre durante “l’era Casiraghi”, quando spadroneggiò in USA come Gancia dei Gancia.
Ancora nel 2008 regalò al lecchese la vittoria nella prestigiosa gara Cowes-Torquay-Cowes, sotto il nome di Red FPT, con Fiat Powertrain Technologies, marchio di motori a cui Buzzi era particolarmente legato. E che dire di quando, nel 1994, Buzzi si presentò alla Miami-New York con un gommone, il Tecno ‘40? Gli americani all’inizio se la risero vedendo un rib in mezzo ai loro mostri sacri della velocità, come i vari Donzi. Cigarette e Fountain. Poi non risero più. Alla prima tappa il super gommone aveva già mangiato tre ore al diretto avversario, partito cinque ore prima.
Fabio Buzzi ha sempre avuto le barche nel sangue. Discendente di costruttori e disegnatori di scafi, è nato e cresciuto tra Lecco e il lago di Como, culla della motonautica italiana. Nel 1971 diventò ingegnere meccanico al Politecnico di Torino, per poi fondare l’anno successivo la FB Design ad Annone Brianza (LC). Da qui escono ogni giorno mezzi per usi militare o cruiser supersonici, come il Mas 42 Sport o il più recente Sunseeker Hawk ‘38.
A settantasei anni a 277.51 km/h
La passione per i record è tale che ancora nel 2018, a settantasei anni, sfrecciò a 277.51 km/h sul Lago di Como con un tre punti disegnato da lui e spinto da un motore C16 di FPT, che divenne così il diesel marino più veloce della storia. Per la cronaca anche il record precedente, del 1992, era di Fabio Buzzi: 252 km/h. Dopo aver navigato in tutto il mondo, rimase comunque sempre legato allo storico Raid Pavia-Venezia, che provò la prima volta a 17 anni. Non era solo una gara, ma un banco di prova per molte sue sperimentazioni.
Nonostante i numerosi tentativi, circa quaranta, la vittoria arrivò solo nel 2002, grazie a un altro “tre punti” dotato di propulsore a turbina a gas e di sistema di rilevamento elettronico del percorso, una rivoluzione per l’epoca. Le sue magie, infatti, non si limitavano solo alle carene, ma anche a tutte le “trovate” per la sicurezza a bordo, come le sedute e i dettagli che possono salvare la vita quando si naviga a 80 nodi.
Una vita a tutta manetta anche nell’ultima traversata per migliorare il suo primato sulla Monte Carlo-Venezia. Poi il terribile incidente all’ingresso della Laguna di Venezia che non ha lasciato scampo a lui e ad altri due membri dell’equipaggio: Luca Nicolini, amico e pilota del “mago“, ed Erik Hoorn, tecnico FPT olandese, esperto in motori diesel che ha contribuito a molti record di Buzzi. Pochi attimi prima avevano tagliato il traguardo e fatto l’ultimo, ennesimo, incredibile record: Monte Carlo-Venezia in 18 ore, 33 minuti e 30 secondi.
Gregorio Ferrari
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