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Quando si sono viste le primissime barche da diporto “volanti” in molti hanno storto il naso o si sono mostrati scettici sui foil. I motivi erano tanti. Innanzitutto perché la soluzione non era poi così nuova. Si erano già visti, gli aliscafi li utilizzano da decenni e “Forlanini volava già cento anni fa”.
Perché, quindi, riproporli ora sulle barche “classiche”? Perché spesso sono stati visti come un limite piuttosto che come un’opportunità. È tutto vero e se ci si ferma ai casi più “estremi” come l’ormai celeberrimo Candela, anche l’usabilità è sicuramente diversa da quella a cui siamo abituati nel quotidiano.
Ma di modi di usare i foil oggi ce ne sono tantissimi. Ecco quali.
Come funzionano i foil
Come funzionano i foil
ll foiling riguarda l’uso di appendici, attaccate allo scafo di imbarcazioni, che creano una maggiore portanza a velocità di planata, con cui lo scafo si alza sull’acqua. Ci sono due tipi di foil: fissi o mobili. Quelli mobili, tendenzialmente, fanno sollevare la barca sopra la superficie dell’acqua così da ridurre del tutto l’attrito della carena. È una soluzione molto diffusa tra le barche elettriche per migliorare l’autonomia senza ingrandire il pacco batterie. Sulle onde piccole, il cosiddetto “chop”, inoltre, migliorano la qualità della navigazione perché lo scafo viaggia sollevato di alcune decine di centimetri sull’acqua. Nel caso di foil fissi, invece, l’effetto principale è quello di ridurre la quantità di carburante necessario. Ci sono, però, casi come quello dell’R35 di Princess, in cui il sistema non solleva lo scafo dall’acqua, ma regola l’angolo di sbandamento e l’assetto dell’imbarcazione. Insomma, un supporto al comfort di navigazione e di bordo.
Foil e superyacht
Però, i foil, non sono solo questo e oggi sono sempre più diffusi, su ogni tipologia di barca. Esempio clou? L’Azimut Grande 44, nuova ammiraglia del cantiere con i suoi 44 metri, sarà il primo scafo del marchio con un sistema di foil.
Lo studio dell’opera viva è stato fatto per avere la tecnologia foil Hull Vane, adatta ai grandi scafi dislocanti che navigano a bassa e a media velocità. È un’ala in carbonio Hull Vane fissata a poppa per ridurre l’onda di poppa e di generare una spinta in avanti, garantendo un’ulteriore riduzione della resistenza complessiva oltre a uno smorzamento di beccheggio, oscillazione e rollio in navigazione.
I catamarani Weekender
Poi prendiamo i catamarani “weekender” che oggi impazzano sul mercato. Quasi tutti, da Aquila Powercat come pioniere con il suo hydro-glide foil, hanno o avranno la possibilità di installare un foil tra i due scafi a V. L’effetto? Alzare lo scafo quanto basta da ridurre il consumo di carburante.
Nel caso dell’Aquila 36 Sportsi arriva fino al 37% in meno di benzina utilizzata rispetto a non averlo. Il tutto senza compromettere stabilità o modalità di utilizzo. Anche il Four Winns TH36 installa dal 2025 una tecnologia simile. La vedi bene a questo video.
Foil e barche elettriche, ma non solo
In quest’ottica, consumare meno è un tema molto caro ai produttori di barche elettriche che in autonomia e prezzo hanno la loro “kryptonite”. Entrambi questi due aspetti ruotano intorno alle batterie: più sono grandi, più aumenta il range, ma anche il prezzo. Più sono piccole, meno miglia puoi percorrere con una sola ricarica. Ecco, allora, che il foil, diventa un alleato per estendere al massimo la distanza percorribile senza andare ad impattare su prezzi che in molti casi sono proibitivi e fuori scala per il grande pubblico. Anche il mondo della motonautica con i foil sta trovando nuova linfa come sta accadendo ad “esempio” con le E1 Series.
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