I fuoribordo di ultima generazione sono pensati per imbarcazioni sempre più pesanti, come il fisherman della foto. Non crescono solo le potenze, ma anche la cubature. Obiettivo? Più coppia sin dai bassi regimi. Come sprigionare questa coppia?
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Questi sono i fuoribordo più potenti del mondo
Fuoribordo: meglio 1 o 2 eliche?
I fuoribordo più potenti hanno cilindrate elevatissime (oltre i 7 litri) e frazionamenti fino a 12 cilindri con cui si arriva alla potenza di 600 cavalli. Un incremento che aumenta anche la coppia, la grandezza che assicura la spinta. La coppia motrice è la forza applicata dalla combustione sull’albero motore, tramite i pistoni e le bielle che agiscono sulle manovelle. Una coppia più elevata è forse più importante della potenza, perché possiamo avere tutti i cavalli che vogliamo, ma se non riusciamo a “scaricarli” bene in mare servono a ben poco. E le eliche? Un fuoribordo con due controrotanti assicura una maggiore presa nell’acqua, distribuendo uniformemente la coppia su entrambe in modo da poter sfruttare meglio le performance. È indicata per avere maggior presa sull’acqua o quando si motorizzano scafi più pesanti.
I fuoribordo con due eliche contro-rotanti
Sul mercato sono principalmente due i brand che equipaggiano i propri fuoribordo con questa soluzione. Da una parte, pioniere, c’è Suzuki che sia sul DF300 che sul DF350 ha a disposizione questo particolare allestimento. Di recente anche un altro marchio ha sposato questa filosofia, ma su un motore decisamente differente: il V12 di Mercury Marine da 600 cavalli, il più potente tra i fuoribordo oggi in produzione.
La doppia elica: a cosa serve?
Questa soluzione assicura una maggiore “presa” nell’acqua, distribuendo uniformemente la coppia del motore su entrambe le eliche in modo da poter sfruttare meglio la potenza. In più, due eliche contro-rotanti annullano gli effetti evolutivi che, invece, caratterizzano i motori monoelica, tendenti ad accostare a dritta o a sinistra, a seconda del loro senso di rotazione. Certo, non tutti ne hanno bisogno. Questa soluzione funziona molto bene soprattutto con scafi grandi e pesanti, ormai “campo di casa” per i fuoribordo.
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