Quando la tradizione si fonde con lo sviluppo tecnologico il risultato può essere magnifico, come dimostrano alcune riletture di lobster del Maine. Questa volta a far da “modello” è una delle barche più tipiche dei nostri mari: il gozzo sorrentino.
Un “Aprea” per intenderci, nome ormai quasi sinonimo di gozzo, anzi dei gozzi: a vela, a remi, a motore, plananti o borbottanti con la lampara a prua. Tanti quanti sono i ceppi in cui si è divisa la famiglia negli oltre due secoli di storia. Ognuno ha scelto la sua strada, il suo materiale di riferimento e, di conseguenza, il suo gozzo. Mastro Cataldo Aprea (classe 1932) per esempio, continua a costruire nel cantiere di Marina Grande a Sorrento gozzi in legno come i liutai fanno i violini. Anche suo figlio Nino ha scelto questa tradizione e, per poter accogliere barche più grandi, ha aperto una seconda sede a Torre Annunziata, dedicata a rimessaggio, restauro e nuove costruzioni di barche in legno. Qui è nato il G-10 Hybrid dell’Antico Cantiere del Legno Aprea.
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Il gozzo sorrentino diventa ibrido
Le linee sono quelle intramontabili, disegnate dalle onde del Golfo e da milioni di miglia navigate per la pesca e il trasporto, rivisitate dallo Studio Faggioni:
“La sfida è stata rendere attuale, non moderno – spiega Stefano Faggioni dell’omonimo studio – uno scafo tradizionale. Per questo ci vuole il massimo rispetto per le caratteristiche che rendono eterno uno scafo semplice come il gozzo. Dove la vita di bordo è essenziale e le cose che servono sono davvero poche. Questo è innanzitutto e soprattutto un Gozzo, che non vuole andare oltre le sue caratteristiche di sempre: velocità moderata, grande tenuta di mare, confort in navigazione e all’ancora. Comodo, accogliente nella sua semplicità e pronto a qualsiasi uso”.
Un gozzo vero, in legno. Che grazie alle nuove tecniche di costruzione e ai nuovi materiali ha tempi e costi di lavorazione ridotti, mantenendo una finitura altamente artigianale e su misura, infatti è personalizzabile in tutto.
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“L’ambizione è dare un’anima alla produzione in serie e proporre una barca in legno a chi fin ora vi ha rinunciato per gli alti costi di manutenzione – continua Stefano Faggioni – ogni elemento è tagliato a controllo numerico, con una fresa a 5 assi che garantisce una precisione al decimo di millimetro. Il fasciame, che ovviamente non prevede calafataggio, è costituito da un doppio strato longitudinale in mogano: un guscio resistentissimo e a prova di infiltrazioni”.
Coperta e interni
In un gozzo, il protagonista assoluto della vita di bordo è il pozzetto a poppa, ma il G-10 ha anche un secondo “salottino” a pruavia della tuga, a livello di coperta, dove si da vita ad un piacevole solárium mantenendo liberi i passavanti.
Il pozzetto a poppa è enorme e prevede un grande tavolo che si arma in pochi secondi, sul cassone del motore. All’interno troviamo una cucina e un bagno, con altezza d’uomo, due sedute e un ampio letto matrimoniale.
Ridiamo la parola all’architetto: “Negli interni è più evidente l’impronta della progettazione, perché mancano totalmente i riferimenti alla tradizione giacché il gozzo tradizionale non prevedeva abitabilità interna. Qui si apprezza più che altrove la filosofia guida del progetto, ovvero la citazione, l’idea, anzi, la sensazione del classico senza mai riprodurlo. Per esempio la pannellatura esterna, grazie ad un gioco di ombre dato dalla costruzione del pannello stesso, dà l’idea della boiserie senza completarne la costruzione per un quarto. E il motivo si ripete nelle paratie del bagno, nei mobili e nell’intradosso della tuga, creando uno stile proprio molto personale”.
Due motori: termico ed elettrico
Crescono i parchi marini, le aree protette e il G-10 – costruito con in legno, materiale ecologico per eccellenza – nasce con la consapevolezza che il mare deve essere vissuto in modo diverso. Quindi può spegnere il diesel (da 115 a 150 HP per 8/10 nodi di velocità) e scivolare in silenzio, spinto da un motore elettrico (a 4 nodi), con le batterie che si ricaricano quando si usa la propulsione tradizionale. Oppure quando si va a vela: l’armo latino è un affascinante optional, utile come il pilota automatico per le navigazioni più lunghe.
Ma quanto ci vuole per costruirlo. E il prezzo?
Nino Aprea ci rassicura: “Nel 2023 ne abbiamo consegnati due, uno ibrido, che arma anche una vela, l’altro per un armatore toscano che ha voluto a bordo il meglio di tutto, perfino una spiaggetta idraulica a poppa che scende fino a livello mare! All’inizio ero un po’ perplesso, ma il risultato finale mi ha convinto. Comunque i tempi di costruzione sono di circa 10 mesi con un contratto di garanzia e manutenzione a tariffe predeterminate per 5 anni. Il costo parte da circa 220.000 euro per la versione base e naturalmente sale a seconda degli optional e delle finiture”.
Meno di un gommone di pari dimensioni, ma questa non è una barca per gli amanti della velocità, per amarla bisogna voler vivere il mare in modo diverso. Provare per credere: il G-10 si può anche noleggiare, per una splendida giornata tra Sorrento, Capri e Positano (apreacoast.it) e la differenza si sente subito.
Del resto, come dice il saggio: il legno naviga, la vetroresina galleggia.
Per contatti e informazioni visita il sito del cantiere: www.anticocantieredellegnoaprea.it
2 commenti su “ACL Aprea G-10 Hybrid, il gozzo sorrentino diventa ibrido. Com’è e quanto costa”
Spero in un ritorno di queste considerazioni,il mare,il tempo,il silenzio vanno a pari passo.
Vorrei incontrare persone che amano e che non sfruttano il mare.
Complimenti per il gozzo molto bello,spero di vederlo navigare da vicino.
Nell’articolo scrivete:
“Il costo parte da circa 220.000 euro per la versione base e naturalmente sale a seconda degli optional e delle finiture. Meno di un gommone di pari dimensioni, ma questa non è una barca per gli amanti della velocità, per amarla bisogna voler vivere il mare in modo diverso. ”
E’ assolutamente vero che non è una barca per gli amanti della velocità, però questa “è una barca”… punto. E permetterà al suo armatore di “vivere il mare” per moltissimi decenni nonostante costi meno di un gommone che verrà smaltito, e riciclato, molto prima.
Se poi vogliamo tenere in considerazione anche il discorso “sostenibilità” affrontato nell’ultimo numero della rivista, a mio parere non c’è imbarcazione più sostenibile di quella costruita in legno con criteri che ne consentano una durata anche ultrasecolare (se correttamente mantenuta ovviamente).