I-Boat, test del nuovo walkaround italiano (10 metri) – VIDEO

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento a Barche a Motore cartaceo + digitale e a soli 39 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

I-Boat
I-Boat

Abbiamo testato il nuovo walkaround di 10 metri di I-Boat da 39 nodi. Ecco com’è andata e come naviga.

C’è un sogno che accomuna ogni uomo di mare: farsi la barca. E non parlo di comprarla, intendo proprio farsela: progettarla secondo le proprie necessità e costruirsela a propria misura. Renderla nostra. Questo è ciò che ha spinto Francesco Izzo, presidente dell’omonima società, il figlio Eugenio e l’ingegnere Giovanni Di Procolo, a creare una barca nuova, che rispondesse a precisi requisiti di navigabilità e comodità, troppo spesso sacrificate a fini estetici.

I-Boat, il nostro test

Il risultato è un walkaround di 40 piedi (10,8 m lunghezza scafo, quindi immatricolata imbarcazione, che diventano 12,2 m fuori tutto) dal design minimalista, aggressivo ma elegante.

È #404, come il famoso errore che restituisce il browser quando non trova un indirizzo web, la prima barca del nuovo cantiere I-BOAT, acronimo di Innovative Boat. Insomma, una barca come non se ne trovano, che ancora non esiste. In una parola: innovativa.

Vi chiederete cos’ha di innovativo quello che a prima vista potrebbe sembrare l’ennesimo walkaround spigoloso con falchette abbattibili. Partiamo dalla realtà dei fatti: prima di fare un investimento si guarda cosa cerca il mercato, e questa è la classe più richiesta: il walkaround.

La carena di I-Boat

Le geometrie della carena, studiata dall’ingegner Di Procolo, CEO di I-BOAT, sono il risultato di diverse simulazioni CFD, che si sono concentrate su una velocità di crociera di progetto di 26 nodi, peraltro effettivamente tenuta in prova. E val la pena ricordare che la correlazione fra teoria e pratica, mai scontata, è il primo sintomo di una progettazione ben studiata.

A questa andatura, lo step – unico e non molto profondo – distribuisce bene le pressioni sullo scafo, con un rapporto 80-20 fra prua e poppa, lasciando un’ampia zona ventilata a poppavia del gradino, in funzione dell’efficienza ma soprattutto della ricerca di stabilità. Criterio, a mio avviso, ben più utile e sfruttabile della ricerca, spesso fine a sé stessa, della velocità massima, che si attesta comunque intorno ai 38/39 nodi nelle condizioni della prova (6 persone a bordo, pieno di acqua e carburante, onda lunga).

Com’è pensato il walkaround di 10 metri

Alzandosi oltre la linea di galleggiamento, all’altezza del ginocchio, dopo l’ultimo spray rail, l’opera morta si allarga vistosamente rispetto all’opera viva, creando una sorta di “solco” da prua a poppa, che, rimanendo in ombra, snellisce le forme dello scafo, come a sollevarlo sull’acqua. Una fine soluzione stilistica che ha come scopo reale aumentare la larghezza utile interna, e quindi i volumi.

Qui si arriva al punto cardine del progetto: lo spazio. In questo senso si riconoscono le necessità di chi va per mare, ci passa la giornata e vuole stare comodo a bordo. Tutto è disposto per essere facilmente accessibile. Colpisce la facilità di muoversi tutt’attorno ai fuoribordo (in prova una coppia di 350 hp Suzuki dual-prop), dove la spiaggetta di poppa è raccordata al ponte di coperta e, una volta aperte, alle falchette abbattibili, formando un’unica terrazza sul mare che rende utilizzabile ogni zona della barca.

La piattaforma di poppa può essere abbassata per facilitare l’ingresso in acqua, oppure alzata per salire in banchina. Le falchette abbattibili sono collocate sopra due scarponi che allungano la carena oltre lo specchio di poppa, in modo da fornire sostentamento laddove il peso aggiuntivo dei meccanismi dovesse causare appoppamenti eccessivi a determinate andature. Una buona soluzione progettuale per non sacrificare prestazioni sull’altare di una comodità che ormai è un must-have per questa fascia di mercato.

Il wet bar secondo I-Boat

A ridosso dei motori, trova collocazione il wet bar, vero e proprio stilema del cantiere: una posizione centrale come il momento del pasto e della sua preparazione, in mezzo agli ospiti, agli amici, alla famiglia. Sotto al t-top, fra due comode sedute longitudinali, può salire un tavolo a scomparsa. Al momento della siesta, tutta questa configurazione può essere trasformata in un ampio prendisole. Accessibile tramite larghi e sicuri passavanti, a proravia della consolle, è presente un altro prendisole, sagomato direttamente sulla vetroresina per non togliere volumi interni alla cabina sottostante, seguendo al centimetro le proporzioni della famosa chaise longue di Le Corbusier.

Queste linee curve consentono non solo di installare un ulteriore punto luce per illuminare la cabina, una volta rimossa la relativa cuscineria, ma soprattutto di avere una seduta comoda anche in crociera, godendosi la vista mare, senza far rimbalzare la schiena sui tipici prendisole piatti…velocità e onde permettendo!

Infine, anche gli interni beneficiano di una gestione degli spazi ben studiata. Alla fine, di cosa ha bisogno un day cruiser? Un bagno, alto e separato, ma soprattutto una doccia che ne consenta un utilizzo facile e comodo. È stata realizzata a scomparsa, per non togliere volume all’ambiente principale: tramite lo spostamento di una paratia si trasforma in un box doccia vero e proprio. E nel caso si voglia passare a bordo qualche notte, il divano interno si trasforma in un letto matrimoniale, abbattendo elettricamente una paratia, andando tuttavia a sacrificare la stiva di prua, comoda per non sparpagliare borse in giro.

La produzione interna del cantiere

Tutte queste soluzioni sono state pensate, progettate e, per la quasi totalità, realizzate direttamente da I-BOAT, grazie anche all’esperienza e alle capacità tecniche maturate da Izzo Spa in cinque generazioni di operatività sugli allestimenti navali. Questo notevole capitale umano e manifatturiero offre due evidenti vantaggi: un contenimento dei costi, grazie alla possibilità di internalizzare la maggior parte delle lavorazioni, ma soprattutto un elevato grado di personalizzazione. Non solo lasciando scegliere al cliente fra una serie di allestimenti predefiniti, ma collaborando con lui in modo da trovare la soluzione che più si adatti alle sue necessità, realizzando una parte di quel sogno che è farsi la propria barca. Insomma, un vero e proprio prodotto sartoriale, per cui Napoli è da sempre sinonimo di eccellenza.

Quanto costa I-Boat

Ancora non c’è un prezzo ufficiale, che sarà divulgato solo al Salone di Genova, ma ci hanno anticipato che la sua versione base, tra l’altro sensibilmente più leggera e disponibile entrobordo, quindi molto appetibile anche per charter, avrà un prezzo d’attacco aggressivo nei confronti della diretta concorrenza, a fronte di un paragonabile livello qualitativo.


GUARDA QUI IL TEST:

 

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

1 commento su “I-Boat, test del nuovo walkaround italiano (10 metri) – VIDEO”

  1. Luca de guidi

    Bello ma mi sembra che l’assetto in planata non sia ottimale : troppo a naso alto che toglie anche visibilità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Sei già abbonato?

Iscriviti alla nostra Newsletter

Entra nel Club del Giornale della Vela

Le barche a motore, le sue storie, dal piccolo open ai motoryacht. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevere ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”.

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Questi tre nuovi accessori ti possono salvare la vita in barca

Un salvagente autogonfiabile di nuova concezione, un pallone a elio a 5 metri di altezza per individuare l’uomo a mare e l’intelligenza artificiale per facilitare l’uso termocamere. Sono questi i tre accessori che abbiamo scelto, al METS di Amsterdam 2024,