Si deve all’ingegnosa idea di un tenente della Marina Inglese la prima realizzazione pratica, in era moderna, di quello che è divento il nostro gommone di oggi.
Nel nostro racconto di cosa sono e da dove vengono i gommoni e suoi antesignani, nell’articolo precedente siamo andati a ripescare le sue origini più antiche, di cui abbiamo tracce sin dai tempi dell’antico regno Sumero. Oggi entriamo invece nell’era moderna, con una piccola premessa sul nome.
Ora la definizione più comune è in realtà un’inglesizzazione: RIB, Rigid Inflatable Boat, forma più breve del più corretto RHIB, Rigid Hull Inflatable Boat (imbarcazione gonfiabile dallo scafo rigido), in passato la più comune era “canotto”, che altro non era se non la versione italiana del francese “canot pneumatic”. All’opposto il termine gommone (altra parola che, fermandoci un secondo a pensarci sopra, fa un po’ sorridere) è ancora figlio dell’inglese: “rubber dinghy”, barchino di gomma.
Peter Halckett e il “gommone cappotto”
È stato il mondo militare a segnare la storia del “canotto”, sia alle origini della sua storia contemporanea che poi al momento della prima diffusione su larga scala. Tutto parte dall’ingegnosa idea di Peter Halkett, Tenente della Royal Navy, che nel 1840 pensò ad una sorta di mantello/gommone.
Era una piccola imbarcazione realizzata in stoffa Mackintosh (a sua volta inventata nel 1823 da Charles Macintosh, chimico scozzese, per realizzare una nuova forma di abbigliamento impermeabile utilizzando gomma e catrame liquefatto per unire i pezzi di tessuto) che però veniva gommata – il processo lo spieghiamo più avanti – e che da sgonfia si poteva appoggiare sulle spalle, per poi esser gonfiata e permettere piccoli attraversamenti nelle acque interne.
L’uso era evidentemente quello per l’esplorazione, per le avanguardie militari che dovevano avventurarsi in terreni difficili. In dotazione un remo utilizzato anche come bastone di appopggio e un ombrello/vela (come descritto nell’articolo sopra).
La vulcanizzazione, tutto parte da qui…
L’idea di Halkett prese forma grazie all’evoluzione della tecnologia nel campo dell’impermeabilizzazione. La “gommatura” che adotta per la sua creazione era figlia della vulcanizzazione della gomma naturale: nel 1838 Charles Goodyear e Thomas Hancock (inventori e imprenditori) scoprirono che se le si rimuoveva lo zolfo e poi la si riscaldava questa manteneva la sua elasticità. Un’idea che poi evidentemente nel tempo ha trovato un’infinità di applicazioni, ben oltre a quelle nautiche.
L’idea di Halkett era molto ingegnosa (ne fece anche una seconda versione da mettere in uno zaino e da usare come coperta impermeabile una volta sgonfio) ma non piacque molto ai suoi superiori e l’Ammiragliato decise di non investire attenzione e risorse nella sua invenzione. A chi piacque fu però ad alcuni esploratori americani e canadesi dell’epoca primo fra tutti John Franklin che lo utilizzò per la sua sfortunata spedizione artica del 1845 (dove persero la vita lui e altri 128 marinai).
Verso il “vero” gommone
Il processo era comunque partito e dal 1850 in poi, la Thomas Hancock Company in Europa e la Goodyear dall’altra parte dell’Oceano portarono avanti numerosi esprimenti, quasi tutti q scopo militare per realizzare pontoni o piccole imbarcazioni trasportabili. Il passo ulteriore nello sviluppo dei gommoni fu a cavallo tra le due guerre, portato avanti da Reginald Foster Dagnall, designer inglese che fondò la sua RFD e dalla francese Zodiac Marine & Pool.
Erano i primi segnali della nascita dei gommoni moderni, e ne parleremo nel dettaglio nel prossimo articolo sulla storia dei “canotti”.
di Luca Sordelli
(Docente di Yacht Design, Storia della nautica da diporto contemporanea, IED di Torino).
1 commento su “Il gommone? Il primo era “indossabile” come un cappotto…”
Bellissima l’idea di un “gommone a zaino”! Adesso è impensabile una cosa del genere….