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E’ stato ufficializzato l’acquisto da parte di Hanse (che possiede anche i brand Moody, Dehler, Fjord, Sealine) del marchio Privilège, cantiere francese specializzato nei catamarani top di gamma (e che ha da poco lanciato l’Euphorie 5). Il colosso tedesco ha formalizzato l’acquisizione comprando il cantiere dal proprio shareholder Aurelius.
Questo conferma ancora una volta una tendenza incontrovertibile: tutti vogliono produrre catamarani. La ragione di questa attenzione ai multiscafi risiede nelle previsioni che la quota dei catamarani nel mercato nautico crescerà tantissimo entro il 2022 (ma forse anche prima!), grazie anche e soprattutto alla spinta del mondo del noleggio in pieno boom dove la richiesta maggiore è per l’affitto dei cat. Tutti i grandi produttori, specializzati in monoscafi, seguono il mercato e aggiungono il tassello mancante alla loro offerta, acquisendo il know-how degli storici marchi di multiscafi.
IL SEGNO DEI QUATTRO
L’accordo Hanse-Privilege è l’ultimo in ordine di tempo: andando a ritroso, è dello scorso anno quello economico/commerciale tra gli storici cantieri francesi Dufour e Fountaine Pajot (che commercializza catamarani da 37 a 67 piedi), che ha creato così un gruppo quotato alla borsa di Parigi da oltre 150 milioni di euro che sforna centinaia di barche all’anno. Nel 2014 Bavaria “fiutò” la tendenza, acquisendo il cantiere Nautitech (che produce il 47 a motore). In principio fu Beneteau, che già nel 1996, con l’acquisizione di Jeanneau, si assicurò anche il marchio Lagoon (che ha nella sua “scuderia” il 630 e il Seventy8) e ora ha lanciato la sua linea di catamarani extralusso – per ora solo dedicati alla vela – Excess. Si è delineata così una situazione di mercato con quattro grandi colossi “mono-multi”.
IL PERCHE’ DELLA CATAMANIA
Questa “concentrazione” che ripercussioni avrà sul mondo della crociera? Ancora presto per dirlo. Resta il fatto che il boom dei multiscafi è un fenomeno inarrestabile: hanno un grande successo e stanno conquistando quote di mercato anche tra gli armatori e non solo tra le flotte di barche da noleggio. Quali sono i loro segreti?
Intanto perché si è visto che molti armatori di cat a vela usavano la propria barca solo a motore: allora tanto vale togliere l’albero e tutti i rinforzi che necessità. Ma, più in dettaglio, i vantaggi del cat sono molti.
A parità di lunghezza hanno uno spazio che è tra il 65 e il 70 percento superiore (i catamarani non sono larghi il doppio rispetto a un monoscafo di pari lunghezza). Questo conta molto e l’impatto visivo è eclatante: salite a bordo di un 40’ e vi trovate il quadrato, il pozzetto prodiero e il pozzetto o il prendisole di prua che avete visto solo su un 60’. Anzi, la prua conserva praticamente il baglio massimo, e quindi per avere gli stessi spazi davanti alla tuga bisogna andare su un 80’… chiaro che una cosa del genere colpisce.
Secondo, i catamarani sono più stabili all’ancora e in navigazione: da una parte c’è un solo scafo largo un circa un terzo di quanto è lungo, dall’altra parte due scafi, ovvero due punti d’appoggio con una base che è due terzi della larghezza.
Terzo, non sono più fragili: i vecchi timori di avere la barca divelta dal moto ondoso perché le traverse non reggono i movimenti scomposti dei due scafi possono essere riposti perché ormai cellula centrale e scafi sono realizzati come unico pezzo: non si ricorre più alle traverse per unire gli scafi tra loro e con il corpo centrale.
Quarto punto a favore: gli spazi tecnici e di servizio possono essere più ampi, avendo molto più spazio a disposizione: non ha senso, per esempio, risicare i passavanti quando già all’interno hai una volta e mezzo lo spazio che ti ritrovi su un monoscafo.
Quinta freccia al proprio arco, maggiore privacy: non è infrequente che un armatore possa avere tutto uno scafo destinato ai suoi locali notte. Infine il consumo. I multiscafi hanno un’efficienza maggiore quando devono avanzare. Limitandoci ai catamarani dislocanti, la maggioranza, gli scafi hanno al galleggiamento un rapporto tra lunghezza e larghezza molto grande: uno monoscafo ha 3:1, un cat circa 8:1 e secondo le leggi dell’idrodinamica quest’ultimo è il limite che elimina i vincoli legati alla resistenza.
In altre parole una barca con il rapporto lunghezza larghezza inferiore a 8:1 può superare il limite di velocità imposto dalla sua lunghezza al galleggiamento solo planando; se tale rapporto è superiore non c‘è più questo vincolo e come è noto mantenere uno scafo in planata è molto impegnativo in termini di energia necessaria. Non a caso, quasi tutti i produttori di catamarani usano scafi che sotto la linea di galleggiamento hanno una sezione molto più stretta rispetto all’opera morta.
L’argomento a sfavore? Il problema posto barca, vale a dire il costo richiesto dai marina per l’ormeggio. Anche qui, se 10 anni fa in genere si chiedevano tariffe doppie rispetto a un monoscafo di uguale lunghezza, oggi le cose sono cambiate. Molti porti, tre su tutti Marina di Varazze, Marina dei Cesari e Marina Sveva, hanno delle tariffe vantaggiose per i catamarani, ma è possibile sempre trovare un accordo con il gestore del porto, visto che nella quasi totalità dei marina, soprattutto italiani, c’è più presenza di posti che di barche.
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