Donne imprenditrici, manager, capitani di industria. Sono le signore della nautica, italiana e internazionale. Da oggi, in più puntate, vi racconteremo le loro storie.
Le donne che comandano la nautica
Storie di grande valore, perché il mondo della nautica è sempre stato, tradizionalmente, maschile e – va detto – spesso maschilista. Ma le donne di cui vi parliamo hanno saputo andare oltre. Come hanno fatto? Il segreto forse è in una risposta di Carla Demaria (una delle “big” di cui vi raccontiamo la storia in questa prima puntata) a una giornalista che le chiede come fosse riuscita ad arrivare così in alto in un mondo di uomini: “Semplicemente non ci ho mai pensato. Mi sono solo concentrata sugli obiettivi da raggiungere”.
Oggi vi raccontiamo tre storie. Alcune, vedrete, si intrecciano tra loro.
Annette Roux, l’imperatrice della nautica
La chiamano “Madame Beneteau” e a ragione. Quando Annette Roux (nata nel 1942) entrò nel “Chantiers Beneteau”, l’azienda di famiglia fondata dal nonno nel 1884, non aveva ancora 22 anni.
Era il 1964 e sotto la sua guida (è stata presidente del consiglio di amministrazione dal 1976 al 2005, ma non è mai uscita dall’azienda) il cantiere francese passò dall’essere una piccola realtà specializzata in piccole barche da pesca con 17 dipendenti a diventare il gruppo più grande delle barche di serie al mondo, da un miliardo e mezzo di fatturato e 8.000 dipendenti.
Una grande impresa. Compiuta a partire dagli anni ’60, quando, come dice lei stessa, ” le “donne d’affari erano rare, non molto conosciute. Anche se in realtà nei nostri ambienti di artigiani spesso, il capo era la moglie...”.
Oggi il grande conglomerato Groupe Beneteau controlla i marchi Jeanneau, Prestige, CNB, Lagoon, O’Hara, I.R.M, Coco, EYB, SGB, Four Winns, Glastron, Wellcraft, Scarab e Monte Carlo Yachts, oltre a Bénéteau.
I segreti di Annette Roux? Almeno tre:
- Ha capito subito l’importanza della nascente vetroresina nella seconda metà degli anni ’60, ha organizzato la sua azienda in modo tale da costruire imbarcazioni secondo procedure industriali
- ha intuito subito che per diffondere le proprie barche era necessario affidarsi a una rete di distributori.
- ha saputo destreggiarsi anche nei momenti di crisi, operando scelte strategiche e diversificando gli investimenti. Non a caso è stata presidente della Confindustria nautica francese per 17 anni, dal 1992 al 2009.
Giovanna Vitelli, la signora Azimut voleva fare l’avvocato
C’è una donna a capo della primo produttore di superyacht mondiale, Azimut/Benetti. Giovanna Vitelli dal 2023 è il presidente del gruppo da 1,2 miliardi di fatturato, 3 miliardi di portafoglio ordini, 2.350 dipendenti, oltre 45 modelli di yacht e megayacht. una rete di 138 punti vendita e di service in tutto il mondo, presidiando i mercati europeo, americano, mediorientale e asiatico.
Suo padre, Paolo, ha fondato Azimut nel 1969 (nell’84 l’acquisto di Benetti), ma che Giovanna, torinese di 49 anni, finisse ai vertici dell’azienda era tutt’altro che scontato. “Fai quello che vuoi”, le aveva detto il padre (in cuor suo, probabilmente, sperando che seguisse le sue orme).
E lei così ha fatto. Prima un Erasmus in Germania (da cui non voleva più tornare), poi la laurea con lode in Giurisprudenza a Torino nel 1999 e poi la professione come avvocato in uno dei più prestigiosi studi italiani, Bonelli Erede Pappalardo di Milano. La sua carriera da brillante principessa del foro è segnata. Nel 2004 si sta per trasferire a New York per una lunga esperienza in uno dei grandi studi legali americani con stipendio da capogiro. Il padre le rivela: “Sono contento per te, ma io devo pensare al futuro e cercherò un compratore. Anzi, l’ho trovato”. Scatta qualcosa in Giovanna. Forse il suo orgoglio tutto piemontese. Siamo proprio sicuri di vendere un’attività di famiglia? Azimut ce l’ha nel cuore.
Straccia il biglietto per gli USA e entra operativamente nell’azienda, prima seguendo da vicino le strategie legate allo sviluppo prodotto, poi come vicepresidente. Segue personalmente gli sviluppi di modelli come il Magellano e il successo Benetti Oasis (su cui suo padre era dubbioso, ha rivelato in un’intervista). Nel marzo 2023, senza troppa pubblicità, viene annunciato il passaggio di testimone con Giovanna Vitelli alla presidenza di Azimut/Benetti.
Il suoi primi, importanti passi? Uno è quello, deciso, verso la sostenibilità, con il lancio della gamma di yacht Seadeck: più leggeri, con carene più efficienti, sistemi di propulsione ibridi di nuova generazione. L’obiettivo, raggiunto, è quello di avere barche che producono il 20/30% di emissioni in meno rispetto a modelli di dimensioni simili.
Sotto la sua guida, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita (Public Investment Fund – PIF), uno dei più grandi al mondo, entra a far parte del Gruppo come azionista di minoranza (33%, con il 59% saldamente nelle mani dei Vitelli) con la prospettiva di un investimento di lungo termine per sostenere la prossima fase di crescita della società.
Carla Demaria. Una vita al vertice
La prima donna presidente di Confindustria Nautica della storia (2016-2019), sempre in posizioni di vertice della cantieristica italiana e internazionale (Azimut, Beneteau, Sanlorenzo…), non viene dal mondo dello yachting. Carla Demaria, nata a Torino 64 anni fa, decide di dare una svolta alla sua vita nel 1986. Suo padre è mancato prematuramente, e la sua azienda nel campo dell’insonorizzazione industriale viene venduta a quello che allora era il suo miglior cliente. Carla, che ha compiuto studi economici, decide che ha bisogno di nuove sfide.
A Torino c’è una realtà sulla cresta dell’onda che produce yacht di cui vi abbiamo appena parlato: Azimut/Benetti. Quando entra in azienda, nel 1986, ci sono “solo” 150 dipendenti, ma presto il business esplode e questo garantisce a Demaria una crescita professionale brillante, ricoprendo diverse posizioni nell’azienda di Paolo Vitelli, da quelle legate alla produzione a quelle commerciali (direttore commerciale e marketing). Poi le viene affidata la divisione investimenti, Azimut Capital, nel 2000. I salti di carriera di Carla Demaria seguono un ritmo vertiginoso.
Nel 2002 è diventa presidente e AD di Atlantis Spa (ex Gobbi), acquisita dal gruppo di Vitelli. Esce da Azimut nel 2008, dopo 22 anni, e si lancia nella sua prima esperienza internazionale. Annette Roux, di cui vi abbiamo appena parlato, l’ha chiamata nel gruppo Beneteau (si narra che le due si siano incontrare in spiaggia e Roux le abbia fatto l’offerta all’improvviso) dove fonda la nuova realtà Monte Carlo Yachts: le barche non dovranno essere costruite in Francia, questo è il “diktat” di Carla Demaria, ma a Monfalcone.
Il marchio da lei creato cresce (in un periodo di crisi nera per la nautica), e avanza la sua carriera anche in Beneteau dove dal 2011 è membro del board del gruppo e diventa anche general manager del marchio, ruolo che ricopre per sei anni.
Tutte le belle avventure giungono al termine. L’uscita da Beneteau, nel 2018 è di quelle dolorose, perché l’italiana Demaria – che nel frattempo è diventata presidente della Confindustria Nautica, prima donna a ricoprire questo incarico – contesta al gruppo di aver operato in modo tale da deprimere Monte Carlo Yachts.
Con un tale curriculum, Carla non rimane certo fuori dal mondo della nautica. Entra nel grande gruppo Sanlorenzo nell’anno della sua quotazione (2019), come membro del CdA. Oggi è CEO del marchio Bluegame, acquisito da Sanlorenzo, pioniere, tra l’altro, nelle chase boat a idrogeno che vedremo in azione nella Coppa America del 2024. Una donna instancabile.
Eugenio Ruocco
Nella prossima puntata vi racconteremo altre tre belle storie di donne che hanno fatto grande la nautica.