Due esemplari di buone dimensioni di Auxis Rochei, volgarmente conosciuto come tombarello, forse più conosciuto come Bonito. È questo il bottino che abbiamo portato con noi al nostro rientro in porto a bordo di Hakuna Matata, Settemari Fly 27 del 1997, dopo circa sette ore di gara – il Lowrance Trophy Fishing Tournament 2023, la mia prima gara di pesca – dall’alba fino alle 14.
Lowrance Trophy 2023 – Fishing Tournament
Appuntamento a Genova allo Yacht Club Italiano venerdì 6 ottobre, con il briefing agli equipaggi, la presentazione dei partner (quest’anno insieme a Lowrance e Bertram Yachts è salita a bordo anche Besenzoni) e la cena. Durante la serata conosco Luca De Prà, l’indomani salirò a bordo del suo Hakuna Matata per partecipare alla competizione nella categoria Pesca Costiera. “Mi raccomando, 6.10 qui in banchina. Abbiamo radler (miscela di birra e limonata), vino e focaccia”.
Mi convinco presto che sarà una giornata divertente, anche se la sveglia alle 5 di sabato potrebbe scoraggiare anche i mattinieri. Ma funziona così, per andare in mare e in montagna bisogna svegliarsi presto, per pescare ancora di più. Sono il quarto (e ultimo…) a salire a bordo di Hakuna Matata. A bordo oltre a Luca ci sono Ginca e Giorgio, già in fermento per la partenza. Mi danno un antivento con i colori e il nome della barca, accendiamo il motore e ci avviamo verso l’uscita del porto. La gara parte alle 7 di sabato 7 ottobre, con una splendida (e caldissima, per la stagione) alba che illumina il Golfo di Genova. Noi piombiamo le lenze e prepariamo quattro canne solo con gli artificiali, come prevede il regolamento. Un mare piattissimo e poco pescoso ci accompagna fino alle 11 circa, quando arriviamo di fronte a Camogli.
Davanti a Recco il nostro primo strike
Cambiamo spesso spot, tiriamo su le canne, ripartiamo cercando altre mangianze, chi ad occhio nudo, chi con il binocolo. A bordo di Hakuna Matata c’è un HDS Lowrance da 10 pollici, in pozzetto abbiamo un tablet con il mirroring del sistema principale e teniamo sotto controllo profondità e fondale dall’ecoscandaglio. Mentre passiamo davanti a Recco e Camogli allestiamo un bel pranzo con vista sui delfini, che ci scortano nel rientro verso Genova. Poi ecco che una delle canne con la lenza piombata si muove, Ginca svelto la afferra e parte il combattimento.
Dopo pochissimi minuti ce l’abbiamo a bordo: il primo strike ci restituisce un bonito di ottime dimensioni. Lo slamiamo e lo mettiamo in vasca, prepariamo di nuovo la canna e ripartiamo fiduciosi. Purtroppo il resto della giornata ci restituisce solo un altro bonito e un paio di strike non andati a buon fine, perdiamo infatti i pesci durante il combattimento.
Ci spostiamo parecchio all’interno dell’area consentita dal regolamento, cerchiamo le mangianze e seguiamo i gabbiani sotto ad un sole che appartiene più all’estate che all’autunno. Ci teniamo idratati, chi con il gin tonic, chi con una più tradizionale acqua frizzante. Capiamo che non è giornata e che ci dobbiamo accontentare delle nostre due catture, quindi ci avviamo verso il porto ancora prima che scatti la fine della gara, fissata per le 14. Rientriamo al pontile dello Yacht Club Italiano poco dopo le 14, e nell’ora successiva rientrano anche gli altri equipaggi.
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C’è chi ha fatto meglio di noi (anche molto meglio) ma anche chi ha fatto peggio (molto peggio, diversi hanno uno zero alla casella “catture”). Quello che mi stupisce però è lo spirito che si respira in banchina. Ovviamente chi ha fatto “cappotto” (cioè è rientrato a terra senza pesci) non ha un’espressione soddisfatta, ma tutto sommato l’atmosfera è più quella di una festa che quella di una gara. Nelle due ore successive rientrano anche le barche della categoria Altura, loro tutti senza pesci visto che la competizione prevedeva la modalità del “catch & release”. Alla fine ci sono dei vincitori, certo, e i premi sono anche molto importanti, tre chartplotter/fishfinder HDS Pro Lowrance per ciascuna categoria, ma quello che mi rimane è la sensazione che questa sia davvero una festa per tutti.
L’elettronica “facile” ti aiuta a pescare
D’altronde le circa cinquanta barche iscritte (tra cui alcune provenienti dallo Yacht Club di Monaco) lo testimoniano: questo appuntamento piace perché aggrega pescatori esperti e meno esperti, tutti uniti dalla stessa passione. Aspettando la premiazione scambio qualche battuta con gli ambassador Lowrance presenti a Genova per la manifestazione, e mi rivelano che l’elettronica è una chiave fondamentale per avvicinare i neofiti a questo sport, e far sì che diventi un hobby e una passione per tante persone.
Uno di loro, Riccardo Fanelli, uno dei primi a perfezionare la tecnica della traina col vivo in Italia, mi rivela che l’arma vincente di Lowrance è la semplicità dei loro strumenti.
“Se lo strumento è potente, può fare una marea di cose diverse, ma l’interfaccia di base è molto intuitiva. Le funzioni principali sono semplici e disponibili dalla schermata principale, e chi è più esperto può esplorare lo strumento con le funzioni avanzate, provarle e utilizzarle in tutta la loro completezza. Ma un neofita riesce subito a capire come usare lo strumento: se sai usare uno smartphone sai usare anche un Lowrance”.
Non sono un pescatore neofita, non sono proprio un pescatore. Infatti la seconda parte della mia chiacchierata con Riccardo Fanelli, quella dove ha tentato di spiegarmi come la profondità del termoclino influisca sulla presenza della cernia bianca nel Mediterraneo, non la riporterò qui. Quello che mi rimane del Lowrance Trophy Fishing Tournament, però, è sicuramente la voglia di pescare un’altra volta!
Federico Rossi