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Le storie di barche mitiche che tornano a navigare sono tra quelle che più ci piace raccontare. Da Scilla, la pilotina Sangermani, al Baglietto Elba degli anni Sessanta, oggi passiamo ad un modello più moderno, ma altrettanto cult: il Magnum 63 Fury! Avete presente la Ford GT40? Ecco questa barca la omaggia diventando la sua versione “del mare”.
Ford GT-40 – Concept
Di Federico Lanfranchi
La rinascita di un motoscafo cult
La passione di un imprenditore italiano e un mito della nautica abbandonato in un capannone sono la miscela esplosiva che ha innescato nella mente di Tommaso Spadolini la volontà di ridare lustro ad un Magnum 63 del 1992. Amante e già armatore di altre imbarcazioni, Spadolini ha voluto salvare il motoscafo americano, dandogli un nuovo aspetto e modificandolo: come molte altre persone, anche lui si è fatto coinvolgere dal refitting e da una barca d’epoca.
La plancia di comando dopo il refit
“La barca era in ottimo stato nonostante i tanti anni di inattività, ma i lavori necessari per riportarla in condizione di navigare sono stati molti: il professionale contributo del cantiere C.A.R.M. di Lavagna e l’impegno del suo titolare Marco Poerino meritano certamente di essere citati” dice Tommaso Spadolini.
Dal cantiere, invece, si apprende che: “L’armatore (e i suoi figli) sono molto alti e negli spazi comuni interni ed esterni sono state necessarie delle modifiche sostanziali. Così, oltre ad alcuni interventi di laminazione della carena, sono stati completamente rivisti interni e sala macchine. Abbiamo poi eliminato una brutta battagliola per far rivivere la pulizia delle linee originali di Pininfarina”.
Magnum 63 dopo il refit
Il nuovo armatore di Fury, da appassionato di auto d’epoca quale è, conosce bene il modus operandi di un restauro simile, le problematiche che possono comparire e le tappe da seguire. Di sicuro questa sua altra passione l’ha aiutato molto a dare le linee guida al cantiere per il refitting.
Magnum 63 dopo il refit. Si notano le eliche di superficie Arneson
Avete notato la livrea del rinnovato Magnum? Ebbene, è l’omaggio che Spadolini ha voluto fare ad un’altra leggenda americana: la Ford GT40. Negli anni ’60 il marchio americano Ford decise di scendere in pista in maniera molto seria e lo fece con una potentissima auto con motore V8, alta appena 40 pollici (ecco il perché del 40 nella sigla del modello) e che fosse in grado di impensierire niente meno che il Drake e le sue Ferrari. Proprio con un’auto con livrea bianca ea strisce blu, Ford vinse il primo duello fra i cordoli contro la Ferrari.
Magnum 63 prima del refit
Com’è fatto il Magnum 63 Fury
Tornando in acqua, il 63 è uno dei più iconici modelli del cantiere statunitense Magnum Marine e Fury è uno degli ultimi prodotti dal cantiere nel 1992. Lo yacht ha una lunghezza fuori tutto di 19.20 m e un baglio massimo di 5.20 m: la sua carena a V profonda e la trasmissione a eliche di superficie Arneson erano i tratti salienti di questo modello, che non nasconde le sue origini da vero offshore: nonostante le dimensioni non proprio da racer vanta nel suo palmares anche una vittoria con record alla Miami-Nassau del 1976. Le modifiche più salienti volute da Tommaso Spadolini sono sottocoperta.
Da amante della velocità, ha voluto sostituire i motori: “Questo Magnum era stato allestito con motori GM più piccoli degli MTU V12 che avevamo deciso di montare e quindi la sala macchine e anche il prendisole sovrastante erano più bassi rispetto al progetto originale, al quale noi ci siamo richiamati alzandoli di circa 20 cm. Inoltre, abbiamo previsto anche un leggero innalzamento del rollbar per adattarlo alla mia altezza. È stato deciso di mantenere le trasmissioni Arneson, spedite però negli USA per una revisione completa”, spiega l’armatore.
I motori MTU del Magnum 63
Per curiosità, i due MTU hanno potenza di 2.000 cavalli l’uno e durante la prima prova in mare hanno lanciato Fury a 55 nodi. Per quanto riguarda la strumentazione di bordo e i comandi, sono stati rivoluzionati in toto utilizzando materiali moderni e ultra high-tech.
Ci facciamo raccontare da Spadolini gli interni del suo Fury, completamente rivisti nel layout e nei materiali: “Un intervento importante, perché ho voluto due cabine spaziose con un letto di 205 centimetri di lunghezza in quella armatoriale. Questo ci ha imposto di sacrificare la cabina del marinaio che si trovava a prua, sostituita da un gavone per parabordi e cime, utilizzando una parte del suo volume per ampliare la cabina dell’armatore, completata da un grande bagno.
I motori del Magnum 63
Per gli ospiti è prevista una seconda cabina con letto alla francese e un secondo bagno ben dimensionato, con doccia separata. Un intervento complesso, che ci ha visto rimuovere alcune paratie non strutturali e procedere a un rifacimento completo di tutto l’arredo. Altra originalità del sottocoperta è nella scelta di non volere la dinette preferendo una grande cucina; a spazio comune si è perciò destinato il generoso pozzetto esterno che, sfruttando il rollbar con un protettivo bimini, è vivibile anche con un meteo non proprio amico”.
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