Nel primo appuntamento della rubrica Youngtimers siamo andati alla scoperta degli Itama, l’open senza tempo italiano. In questo nuovo episodio il Mediterraneo resta al centro delle nostre riflessioni, ma con le radici che si spostano dall’altra parte dell’oceano Atlantico, negli Stati Uniti, a un indirizzo preciso: 2900 N.E. 188th Street, Miami, Florida. Siamo nel cuore Thunderboat Row, la leggendaria strada delle “barche ruggenti”. Andiamo alla scoperta di Magnum Marine, brand oggi guidato da Katrin Theodoli, dalla nascita al successo, fino a diventare barca di culto, i cui usati sono ricercatissimi. Un mercato attivo in particolare qui in Italia, con cui Magnum ha un legame speciale.
Arrivo a Santa Margherita Ligure in quel periodo dell’anno in cui la città sembra uscire dal letargo. È il momento di preparare la stagione estiva, un’atmosfera di rinascita. In questo clima metto piede per la prima volta nel quartier generale di Santa Marina Yachts, broker sanmargheritese, che ha legato la propria storia a diversi marchi, tra cui proprio Magnum. Ad accogliermi c’è Adriano Bena, socio di Santa Marina Yachts e profondo conoscitore di Magnum Marine. Mi sta raccontando delle ultime evoluzioni del brand quando scopre che non sono mai salito su uno di questi bolidi: “Ti porterei fuori ora a provarlo, un Magnum, ma purtroppo li abbiamo venduti tutti!”.
La richiesta di barche tra il 2020 e il 2021 ha fatto piazza pulita di usati e i Magnum si sono confermati delle primissime scelte. Aggiungiamo poi il fatto che sono anche difficili da trovare, perché chi ne ha uno se lo tiene ben stretto, e il gioco è fatto. Allo stesso tempo il cantiere in America ha ricominciato a premere sull’acceleratore per tornare protagonista sul mercato del nuovo. Lo dimostra l’accordo nato con S.N.O. Yachts per il quale l’azienda sarda coprirà l’Europa come dealer, centro assistenza e base dove le barche saranno personalizzate e allestite per il mercato europeo. Una rinascita di un cantiere su cui i riflettori, in realtà, non si sono mai spenti.
“Daremo assistenza di ogni tipo ai clienti Magnum Marine europei – ha dichiarato Francesco Pirro in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa – e ci occuperemo anche di personalizzare per gli stessi clienti le barche prodotte negli Usa. Inoltre, offriremo tutto il nostro aiuto alla signora Theodoli per accelerare i tempi per il lancio dei nuovi modelli cui sta pensando, anche di dimensioni superiori”.
Ma che cos’è che fa innamorare gli armatori dei Magnum?
“Il nome – spiega Adriano Bena – esercita un fascino notevole. L’aspetto e la sostanza da sportiva, ma adatta al diporto, fa il resto. Uno che vuole andare davvero forte in sicurezza sceglie un Magnum. Poi vuole anche godersi la rada dove arriva e anche qui i Magnum non deludono le aspettative”. Un fascino intatto anche se è passato tanto tempo da quando nella Thunderboat Row, Don Aronow, campione di offshore e costruttore di barche, fondava il suo terzo cantiere, appunto Magnum. Era il 1966 e Don Aronow aveva già alle spalle la nascita di Formula e Donzi, acquisiti da due grandi gruppi. L’inventiva di Aronow, però, non conosceva pause e così quell’anno costruì Maltese Magnum, un 35 piedi disegnato da Walt Walters e spinto da 2 Holman & Moody da 530 CV. Con Maltese Magnum divenne campione del mondo e da lì decise di fondare un piccolo cantiere. Nel giugno del 1966, sempre nel vicolo delle barche rombanti partì la produzione dei Magnum: i primi modelli furono un 27 piedi per il mondo delle corse, un 35 piedi da diporto e uno da 35 piedi per il diporto.
Nel 1969 il marchese Filippo Theodoli, passeggiando per il salone nautico di New York si trovò davanti un Magnum 35’, una barca perfetta per il Mediterraneo. Il colpo di fulmine fu tale che Theodoli acquistò immediatamente un Magnum 35’ e divenne rivenditore esclusivo per l’Europa. Magnum Marine sbarcava così nel Vecchio Continente, dove avrebbe lasciato un’impronta indelebile. Dopo circa sette anni, Filippo Theodoli e sua moglie Katrin acquistarono il cantiere dall’imprenditore Clayton Rautboard, subentrato nel 1969 a Don Aronow. Stava nascendo l’open puro ad alte prestazioni, dove i motori adrenalinici andavano di pari passo con il lusso degli interni e dell’allestimento in generale. Nel 1977 arrivò il Magnum 53’, capostipite di una generazione di barche che ebbe un successo clamoroso nel Mediterraneo e portò molti altri cantieri a seguire questa strada. Gli armatori andavano pazzi per questa barca. I motivi?
Quelli che spiega Adriano Bena e che da sempre caratterizzano Magnum: un motoscafo che l’armatore può portare da solo, veloce come uno da gara, eppure sicuro in manovra con un’autonomia per raggiungere dall’Italia la Corsica e la Sardegna. Non ultima, la possibilità di stare comodi a bordo una volta fermi. Oltre al comfort di bordo, cambiarono anche motori e trasmissioni: su queste barche i motori diesel marinizzati incontrarono le trasmissioni di superficie inventate da Howard Arneson. Mancava ancora un ingrediente per entrare nella storia: le eliche. Queste trasmissioni richiedevano eliche speciali e qui entrò in gioco un altro gigante della nautica: Phil Rolla. Dalla collaborazione tra Theodoli, Arneson e Rolla a cui collaborò anche Pininfarina, nacque il Magnum 63’. Al suo debutto, nel 1983, era la barca più veloce ed efficiente al mondo.
Dopo la morte di Filippo Theodoli, nel 1990, la moglie Katrin Theodoli prese la guida del cantiere. Una sfida importantissima raccolta non solo per un senso di responsabilità nei confronti del marchio, ma anche per dimostrare ad alcuni detrattori che una donna poteva benissimo guidare un cantiere di successo come Magnum Marine. Imparò a condurre una barca in segreto e nel mentre pensava ai nuovi modelli, con la consulenza di Pininfarina, Paolo Martin e Luiz de Basto.
È in questo periodo che nascono modelli come il Magnum 50’ Bestia o il Magnum 44’, vero e proprio bestseller tra l’Italia e la Costa Azzurra.
Ma Magnum Marine è solo un marchio cult. La storia dell’azienda continua e nel 2021 è previsto l’arrivo di due nuovi modelli: il Magnum 47.5’, il primo con motori fuoribordo del cantiere, e il Magnum 60’.
Gregorio Ferrari
3 commenti su “Magnum Marine, la storia del motoscafo cult americano che ha stregato il mondo”
Interessante…ma senza una prova che servizio è? Storia risaputa del brand senza particolari aneddoti..un solo plauso al mitico Adriano, icona di Santa!
The Real Person!
Gentile Marco,
L’articolo titola “Magnum Marine, la storia del motoscafo ecc.” e con questa base è difficile aspettarsi di trovare il test di un modello specifico. Magnum, poi, è un brand noto, questo è certo, ma pensare che tutti ne conoscano la storia è piuttosto ottimistico.
Buona giornata,
La redazione
Comunque interessante anche senza prova di un modello specifico.
Sarebbe a mio parere interessante un articolo sulle differenze intercorrenti tra le barche prodotte dai diversi marchi fondati dal mitico Dan Arnow.
Stessa persona, medesima passione, identiche finalità di velocità ma così tanto diverse nella filosofia e nella percezione.