Navigare all’estero con un natante. Vi avevamo raccontato qui della novità che riguarda questo genere di barca e della possibilità di esibire un documento (inglese e italiano) mediante cui anche queste barche, che non hanno obbligo di immatricolazione, possono navigare all’estero.
Il problema è che però, questo documento per ora non è stato riconosciuto dalle altre nazioni.
Natanti all’estero
L’origine del problema sta nel fatto che a questo genere di barche è spesso chiesto un documento che permetta di risalire alla nazionalità dello scafo. Visto che, in Italia, le barche sotto i 10 metri di lunghezza d’omologazione non sono tenute all’immatricolazione, questi documenti non ci sono.
Questo ha portato un irrigidimento da parte dei controlli di nazioni limitrofe, sopratutto sul versante balcanico: Grecia, Slovenia e Croazia su tutte. Questi Paesi, infatti, sono tra le mete turistiche preferite durante le vacanze.
Cos’è successo nel 2024
In questa situazione, con una modifica del Codice del Diporto, si è provato ad ovviare giusto lo scorso anno. Come? Con l’introduzione di un nuovo documento, cioè l’Attestazione per natanti da diporto italiani, che però non pare abbia risolto il problema. Questo perché le nazioni confinanti non lo hanno riconosciuto come valido.
Le ragioni dello stallo
Oggi la situazione è in stallo perché questo attestato unisce la Dichiarazione di Costruzione e Importazione (DCI), un documento tecnico rilasciato da un’associazione di imprese (Confindustria Nautica), con un’autocertificazione, il tutto autenticato da uno Sportello Telematico del Diportista (Sted).
Cosa significa? Che questo documento non ha il medesimo valore di un’iscrizione nei registri marittimi (ora Atcn) nazionali.
La proposta
Identificare i natanti rischia di fare danni al comparto. Il successo di queste barche, infatti, è vincolato a quella dose di libertà amministrativa che rende questi scafi più economici da gestire ed esenti da obblighi burocratici.
E allora, come fare? Una via che si può tentare è quella degli accordi bilaterli con le nazioni vicine per garantire che queste barche possano navigare liberamente come già fatto con la Francia, utilizzando magari anche il nuovo attestato.
In alternativa per navigare all’estero “senza limiti” rimane sempre un metodo infallibile: immatricolare la barca.
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