Il Big Game Fishing, la spettacolare tecnica di pesca dalla barca nata negli Stati Uniti negli anni ’30, che ha il suo massimo cantore nello scrittore Ernst Hemingway, solo a partire dagli Anni ’70 è diventata una realtà consolidata anche in Italia, nei nostri mari.
Non c’è porto dove non si annidi una schiera di appassionati, sono sempre di più le barche che vengono adibite alla pesca d’altura Big Game. Barche superattrezzate con un livello di sofisticazione sempre crescente, che permettono di pescare tonni di dimensioni impensabili.
Ma agli albori del Big Game Drifting, le cose non andavano così…
In redazione abbiamo un libro, “Pesca del Tonno” di Daniele Benfenati, la prima bibbia italiana di questo tipo di pesca dalla barca. E abbiamo letto con grande gusto e ammirazione la storia della nascita del Big Game italiano. Ecco un estratto di questa avventura di pesca in mare agli albori degli Anni ’70, che può essere catalogato nella storia come la prima pesca drifting (Big Game) italiana. (*)
“Un collega medico di Santa Margherita Ligure dice a mio padre di aver sentito dire che in Francia, a Port de Bouc, alle foci del Rodano, i pescatori di professione pescano i tonni giganti con canna e mulinello! A casa non ci salva più!
Il babbo sembra un animale in gabbia, non si dà pace, ripete continuamente che se avesse modo di vedere anche per un istante come fanno quelli di Port de Bouc, avrebbe la certezza di catturarne almeno uno. Ai primi di agosto torno a casa in ferie. Una sera, a cena, lo prendo in parola: domattina ti accompagno a Port de Bouc! Detto e fatto, la mattina si parte. In meno di 8 ore maciniamo gli oltre 900 km e, nel primo pomeriggio, arriviamo in un paesino fantastico.
Pesca dalla barca, il Big Game in Italia
Con quattro parole di francese e due di bolognese, raggiungiamo il mercato del pesce dove troviamo un personaggio caratteristico, disponibile a portarci sulla sua barca per vedere come si pesca “le Ton Rouge”.
Alle 5 dell’indomani mattina si esce. La barca è tipo gozzo in legno pontato con entrobordo. Nei pressi del timone vediamo le canne imbullonate alla coperta. Sporgono dal bordo per tutto il fusto, hanno enormi passanti ad anello, mulinello Penn Senator del 16/0, nylon da 1,60 mm e amo legato direttamente al nylon.
A un paio di miglia dalla costa, il nostro comandante si ferma, estrae due maccarelli (sgombri) da un secchio e procede alla (per noi allora) complicata operazione di innesco con una attrezzatura alquanto curiosa: uncinetto da lana, tubo di ottone (deboner), coltello, ago e filo.
Terminato l’innesco del primo sgombro, il comandante fa eseguire il secondo innesco a mio padre, che da buon medico lo esegue perfettamente. Cominciamo a trainare a 2 o 3 nodi in un mare tranquillo, con acqua verdastra e non troppo limpida, in compagnia di altre barche simili alla nostra.
Quel giorno noi non ferrammo il tonno, ma riuscimmo tuttavia a vedere due barche con “il tonno in canna” e capimmo la potenza di quei bestioni. I pescatori locali, una volta ferrato il pesce (a traina si ferra da solo) fermano il motore e lasciano andare in fuga il pesce e usano il mulinello come un winch, ogni tanto danno due o tre giri di manovella lasciando che il tonno si stanchi da solo, l’unica preoccupazione è quella di tenere sempre in tiro il nylon. Quando il tonno arriva sotto barca è già praticamente sfinito e viene raffiato con semplicità.
La giornata decisamente positiva aveva insegnato a mio padre tutto quello che c’era da sapere sulla pesca al tonno, il resto ce lo mise lui dopo. Tornammo a casa il giorno stesso con l’entusiasmo alle stelle e con la convinzione che il nostro delta del Po fosse un paradiso. Bisogna aspettare l’anno successivo per la prima cattura! Il 15 agosto del 1971, il babbo, Furio e mia cognata escono in mare all’alba.
Il mare è una tavola, i tonfi sordi dei tonni si sentono lontano alcune miglia. L’innesco preparato alla Port de Bouc è perfetto, pochi minuti di traina sul limite dell’acqua blu ed ecco la ferrata!
È certo che prevalse l’ostinata determinazione per quella cattura tanto agognata.
Senza sedia e senza cintura da combattimento, mio fratello a prua seduto sulla canna a recuperare il nylon sfilato, mio padre al volante a tenere la barca in direzione, dopo oltre tre ore hanno avuto ragione di quel bestione. Alla bilancia fece segnare il peso di 152 kg. L’entusiasmo fu tale che caricarono il pesce nel baule dell’auto, con tutta la coda sporgente, e lo portarono a casa per banchettare con gli amici, increduli di quella cattura.
Pesca dalla barca
Nei giorni successivi mio padre e mio fratello costruirono la sedia da combattimento, il raffio e idearono una cintura a spalla per potere combattere con più sportività, ma anche con più facilità. Va tenuto presente che allora in Italia non esistevano riviste specializzate nel Big Game, né tantomeno negozi di attrezzature e, quindi, l’inventiva e la fantasia erano determinanti. Mio padre, inoltre, imbalsamò la testa di quel suo primo tonno che io tuttora conservo come una reliquia.
Quasi tutti gli anni catturò il suo gigante. Nel 1974 anche mia madre ebbe la fortuna di partecipare, nel ruolo di skipper, a un’altra sua cattura. Ogni tonno pescato lo donava all’Asilo o alla Cooperativa Pescatori di Scardovari. Dopo ogni cattura riponeva l’attrezzatura da mare e si dedicava alla trota o al black bass. Una cattura all’anno lo rendeva felice e appagato e non sentiva la necessità o la voglia di chiedere di più.
Negli anni che seguirono ebbe molti seguaci. Nel 1982 fondò il Barricata Tuna Club con l’intento di trasmettere quell’entusiasmo, quella lealtà e quella determinazione degne di un vero Angler. Ha sempre combattuto contro l’inquinamento e contro le catture irresponsabili, capaci soltanto di depauperare il mare. Ci ha insegnato la sportività, la modestia e il rispetto del mare.
Oggi le tecniche e le attrezzature si sono evolute, i club di pesca sono proliferati e ogni porticciolo è pieno di fisherman attrezzati per la pesca d’altura. Il Big Game è una realtà indiscutibile nei mari italiani. Un poco di tutto questo lo dobbiamo anche a lui!”.
Daniele Benfenati (brano tratto dal sito www.barricatafshingclub.it)
(*) L’esercizio della pesca sportiva del tonno è consentita esclusivamente ai natanti iscritti in un apposito elenco presso la Direzione generale della pesca e dell’acquacultura. […] La pesca sportiva del tonno rosso, esercitata esclusivamente dalle navi inserite nell’elenco di cui al comma 1, è consentita nel periodo dal 1° maggio al 30 settembre. […]
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