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Test del Pirelli 30 di Sacs Tecnorib. Tutto il DNA dei gommoni Pirelli, condensato in un battello compatto con qualità sorprendenti sia in navigazione che in coperta.
Attraverso in un lampo la città vestita d’azzurro, ancora ebbra di scudetto. Non ho fretta, e lo dico al tassista, che con un “vabbuò, arrivate primm’ e vi pigliate ‘o café” mi immerge subito nell’atmosfera, unica, di Napoli.
Arrivo quindi a Mergellina con una mezz’ora di anticipo, ma invece del caffè preferisco guardarmi con calma l’entry level della gamma Pirelli Walkarounds di Sacs Tecnorib che dondola all’ormeggio. Recentemente ho avuto modo di provare un suo concorrente diretto, stessa lunghezza e motorizzazione, ma decisamente meno caro; voglio capire se e quanto la differenza di prezzo è giustificata.
La misura, appena sotto i 10 metri, va per la maggiore qui nel Golfo e non solo: è il minimo per avere un ‘grande’ gommone, confortevole anche con onda, veloce e non ingombrante, facile da gestire.
Salta subito all’occhio il family feeling con i fratelli maggiori (Pirelli 35, 42 e 50), tutti a firma dello studio svedese Mannerfelt Design – leader nelle carene da competizione –ma ho l’impressione che il 30 sia più proporzionato. Sembra più grande dei suoi 9.80 metri fuori tutto, grazie alla bella linea grintosa eppure rassicurante, e spicca tra le barche un po’ anonime che lo affiancano. Mi raggiunge Salvatore, titolare di Charter Liliano, concessionario esclusivo per la Campania.
Ci riconosciamo subito: ho sulla cerata il guidone del mio Circolo dove lui, trent’anni fa, ha avuto un felice passato di canottiere; oggi da grande esperto di gommoni incomincia con l’illustrarmi le varie configurazioni del piano di coperta.
Si cammina su un simil teak grigio molto pratico. A poppavia della consolle centrale, dopo il classico mobile lavello/ghiacciaia, i due divani e il tavolo si trasformano in un grande prendisole; anche la prua può diventare un unico prendisole a tutto baglio, ma è un optional. Io forse la preferisco così, con la seduta nel triangolo di prua servita da luccicanti porta bicchieri in acciaio, il divanetto davanti la consolle e la possibilità di arrivare in sicurezza al gavone dell’ancora (col marchio di fabbrica: l’antisdrucciolo sul boccaporto ha l’impronta del Cinturato Pirelli).
Bagno di prua del Pirelli 30
Mi piace l’idea di un walkaround senza compromessi: motorizzazione solo fuoribordo e, sottocoperta, un coraggioso no alla cabina/sarcofago con cuccettone. C’è invece un unico, grande ambiente di quasi due metri d’altezza, che ospita un bagno /spogliatoio da far felice l’armatrice più esigente. A poppa abbiamo una coppia di Mercury Verado da 300 cavalli ognuno, forse un po’ sovradimensionati, ma la differenza di prezzo tra le tre motorizzazioni disponibili (300-250 hp) non incide granché sul prezzo finale, probabilmente la più gettonata sarà quella che offre qualche cavallo in più.
Andiamo a fare rifornimento e mi sorprende subito la facilità di manovra negli spazi strettissimi di quest’angolo del porto. Si prende subito confidenza col mezzo, sulla plancia “minimalista” tutto è ben organizzato e il grande, leggibilissimo schermo multifunzione permette di avere sotto controllo ogni parametro di navigazione.
Usciamo dal porto. Condizioni ideali per una prova, in mare non c’è nessuno, peccato che sembra di stare nel Solent, si respira acqua, il cielo è plumbeo e arrivano le prime gocce di pioggia.
Prua a sud est, perpendicolare alla corta onda da scirocco, e su le manette, 500 giri alla volta. La progressione è dolce, a poco più di 2.500 giri siamo in planata a circa 18 nodi, non si sbatte, non si sente uno scricchiolio. Del resto, qui siamo davvero al top. Ted Mannerfelt ha mantenuto, in scala, la stessa filosofia progettuale dei fratelli più grandi pur preferendo, solo su questa dimensione, una carena senza step.
Viaggiamo come su un cuscino d’aria fino alla cruising speed di 25 nodi, con un consumo (stimato, i sensori non sono ancora tarati sul nostro esemplare) di una sessantina di litri/ora. Poi con un ruggito sale la velocità e l’adrenalina, tocchiamo agevolmente 46 nodi, l’onda di prua si fa sentire, rallentiamo per una virata stretta intorno a una petroliera all’ancora, apprezzando i tientibene piazzati proprio dove devono essere. La sensazione di sicurezza è massima, ma non forzo di più e mi fido: la velocità massima dichiarata di 54 nodi, non alla mia portata, è certamente alla portata di questa carena con questi motori.
Ci accorgiamo che piove, e tanto, solo quando rallentiamo per rientrare in porto. Il parabrezza, che potrebbe sembrare piccolo, in realtà ci ha protetto egregiamente da spruzzi e pioggia; solo ora che andiamo piano sentiamo la mancanza del T-Top, che fa parte di una lista di optional pensata con attenzione, com’è normale che sia per un prodotto di questo livello.
Eccoci di nuovo all’ormeggio, sbarco da poppa visto che lo spazio a fianco dei motori consente un agevole passaggio per saltare in banchina come per scendere in acqua. Sono bagnato ma felice di aver provato questo divertentissimo battello, reattivo e dolce allo stesso tempo, dove ogni dettaglio esprime qualità. Ma, infine, vale la differenza di prezzo rispetto alla concorrenza?
Chi più spende meno spende, recita il proverbio.
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Benvenuti nella sezione speciale “BAM 35 Anni”. Vi stiamo presentando gli articoli “cult” tratti dall’archivio di Barche a Motore, a partire dal 1990. Un viaggio nel tempo tra storie introvabili oggi, anche nel grande mare di internet! Un tuffo nel
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