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Il problema dei posti barca in Italia non si scopre certo oggi. A monte, c’è la mancanza di un’infrastruttura ben pensata, fatta di porti e marine per il diporto (dal natante al grande yacht) a penalizzare il turismo italiano sul mare. Eppure lo spazio per rispondere alla grande richiesta attuale ci sarebbe. E ci sarebbero anche i soggetti disposti ad investire nel settore, soprattutto privati, capaci di operare in contesti dove i comuni non hanno soldi a sufficienza per sostenere lo sforzo.
Turismo nautico: perché in Italia non ci sono infrastrutture?
Un ostacolo importante è la burocrazia: un sistema legislativo e giuridico che rende difficile agire tra ritardi, ricorsi e cavilli che dissuadono chi sarebbe anche disposto a investire.
Un esempio tutto italiano di quanto detto fino lo troviamo nel caso del porto turistico di Civitavecchia. Una storia che sembra venire fuori da un romanzo dello scrittore boemo Franz Kafka. Da sette anni (2016) c’è un progetto pronto e approvato, ma che viene rimandato ogni volta. Poi la luce in fondo al tunnel con i lavori che stanno per iniziare prima dell’ultima sentenza: è tutto da rifare!
La soluzione, purtroppo, appare legata a due elementi: aspettare che il legislatore metta mano alla normativa e che la giustizia amministrativa si adoperi per dare risposte in tempi certi.
Porto di Civitavecchia: una storia di burocrazia maledetta
2016. Una società vuole investire prendendo in concessione l’area del Porto storico di Civitavecchia per costruire un porto turistico.
Qualsiasi progetto per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto deve essere approvato mediante la “conferenza dei servizi”, (DPR 509/1997) finalizzata al rilascio di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto. Una procedura, in concorrenza, specializzata e finalizzataproprio a sostituire sia l’ordinario procedimento concessorio che quelli edilizi. Ad attivarla è l’Autorità Portuale.
Porto di Civitavecchia: i primi problemi nel 2016
Cinque societàpresentano i propri progetti, ma c’è già una prima criticità: non vengono delineati i confini delle zone di intervento, così come non viene definito il quadro d’insieme.
Con queste premesse è facile capire perché vengano proposti dei piano di lavoro inadeguati o lontani dalla realtà delle cose. La mancanza di linee guida era tale per cui nei progetti si andavano ad occupare anche zone già in concessione ad altri soggetti.
Arriva il maggio 2017. L’Autorità Portuale respinge, chiaramente, tutte le proposte. Vista la situazione, però, concede altro tempo a tutte le società concorrenti per aggiustare il tiro: vengono date specifiche più puntuali e viene anche fornita una griglia con dei criteri di valutazione.
Due società si tirano fuori, mentre le tre rimanenti formulano dei progetti adeguati alle nuove indicazioni. È in questo momento che una delle tre società sporge denuncia alla Guardia di Finanza per anomalie nello svolgimento della procedura contro una delle società concorrenti. Si entra in stallo: anche se il procedimento penale non è legato al procedimento amministrativo, il Comune, che era il trainante della conferenza dei servizi, aspetta la sentenza dei giudici.
A due anni dall’avvio delle indagini, il giudice del Tribunale di Civitavecchia archivia il caso perché non sono stati ravvisati elementi tali da proseguire l’accusa di presunta turbativa d’asta, che risulta infondata. Anni persi per nulla e l’immagine di una gruppo di investitori messo inutilmente in cattiva luce. Vane, nel frattempo, le richieste da parte delle società di procedere comunque in parallelo durante questa fase processuale con la conferenza dei servizi, per non perdere altro tempo.
Febbraio 2022: l’anno della svolta
Uscita di scena la Procura della Repubblica si arriva tra varie vicissitudini alla svolta nel febbraio 2022. La Conferenza dei Servizi decide (finalmente) che la sola proposta che soddisfa l’interesse pubblico e i criteri definiti dalla griglia di valutazione è quella della società che era stata denunciata.
Si entra così nella fase del progetto definitivo. Iniziano i lavori? Assolutamente no. A questo punto interviene la Soprintendenza perché il contesto del porto di Civitavecchia è storico e di grande pregio architettonico. Si perde un altro anno tra riunioni di ingegneri e architetti, valutazioni, rimpalli di modifiche al progetto e infinite attese di risposte e benestare da parte della Soprintendenza, che arriva solo nell’estate 2023.
Nel frattempo si riescono anche a superare alcuni ricorsi al Tar e ad ottenere persino il parere favorevole dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
Porto di Civitavecchia: luglio 2023, i lavori sono pronti a partire
19 Luglio 2023, unanimità! Si arriva all’approvazione definitiva unanime della Conferenza dei Servizi. Sono passati sette anni. Sette anni di burocrazia, per scegliere il progetto di una società che (con soldi propri) vuole, dal 2016, investire in Italia per realizzare un nuovo porto turistico, in un’area che ne ha fondamentalmente un forte bisogno.
Tra modifiche, pandemia, costo materie prime e rivoluzione del mercato lavorativo, i costi previsti del progetto originale sono lievitati da 23 milioni a 32 milioni. La società, tuttavia, è ancora disposta a farsene carico.
Agosto 2023, la società assegnataria è in attesa della convocazione da parte dell’Autorità Portuale per la definizione della concessione demaniale marittima. Tutti sono confidenti che finalmente inizieranno i lavori.
Porto di Civitavecchia: agosto 2023. Stop definitivo e progetto tutto da rifare
I giudici del Consiglio di Stato nella sentenza dell’11 agosto, annullano tutto e in sostanza riportano il calendario al 2016, con una sentenza che riscontra un “evidente conflitto di interesse e l’assenza di imparzialità che hanno condizionato l’intero svolgimento della procedura”, nonostante i pronunciamenti del TAR e dell’ANAC!
E quindi? Si ricomincia da zero…
Ecco spiegato con questa storia di burocrazia il perché sia impossibile creare nuovi porti e investire sul diporto in Italia. Se voi foste un investitore o un semplice cittadino volenteroso a migliorare la situazione, non scappereste verso altri lidi… a vele spiegate?
Luigi Gallerani
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1 commento su “Porto di Civitavecchia: 7 anni di maledetta burocrazia. Ora è tutto da rifare”
Si da un paese normale non si dovrebbe scappare, ma in Italia siamo sopraffatti dalle irregolarità, criminalità e conflitti di interesse e allora ben venga la magistratura, meglio un porto non fatto che il Porto di Ostia, fatto, fallito con contorno di infiltrazioni mafiose e infine commissariato, con grande soddisfazione dei diportisti che avevano investito in un posto barca e ora devono svenderlo. Il problema non è la burocrazia o la magistratura o le procedure di garanzia, il problema a cui mettere mano è il degrado del paese.
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1 commento su “Porto di Civitavecchia: 7 anni di maledetta burocrazia. Ora è tutto da rifare”
Si da un paese normale non si dovrebbe scappare, ma in Italia siamo sopraffatti dalle irregolarità, criminalità e conflitti di interesse e allora ben venga la magistratura, meglio un porto non fatto che il Porto di Ostia, fatto, fallito con contorno di infiltrazioni mafiose e infine commissariato, con grande soddisfazione dei diportisti che avevano investito in un posto barca e ora devono svenderlo. Il problema non è la burocrazia o la magistratura o le procedure di garanzia, il problema a cui mettere mano è il degrado del paese.