Per la portualità turistica è un periodo di venti favorevoli. Il bilancio economico è in crescita per i quarto anno consecutivo (con una media del 2%), aumentano gli ormeggi stanziali e in transito, diversi approdi sono in via di completamento (Palermo, Piombino, Pietra Ligure, ecc.) e molti altri sono sulla rampa di lancio.
Inoltre i gestori dei porticcioli hanno festeggiato lo scorso novembre un’ottima notizia, visto che il decreto Infrazioni ha escluso le strutture portuali dedicate alla nautica dalla Direttiva Bolkestein (quella che rivoluziona le procedure di affidamento, le modalità e la durata dei contratti di concessione del demanio marittimo), facendo ritrovare certezze al settore.
Per le strutture dedicate al diporto (e i punti di ormeggio) restano quindi in vigore i precedenti criteri di assegnazione. Il comparto, che ormai conta circa 500 approdi lungo tutta la penisola (e le isole) con almeno 170 mila posti barca, spinge ora per una modifica catastale dei marina finalizzata all’esenzione dell’Imu, per incentivi mirati alla riqualificazione delle strutture esistenti e per la semplificazione delle procedure per i dragaggi. Ben vengano.
Le criticità dei porti turistici
Nonostante tutto quello che abbiamo visto fino ad ora, continuano ad esserci alcuni problemi cronici di questo settore che rappresentano un grosso limite allo sviluppo del diporto. Parliamo, ad esempio, dei posti barca che mancano o costano troppo e molte volte scoraggiano i potenziali armatori a diventarlo realmente.
- l’assenza di un coordinamento nazionale sulla portualità turistica, che comporta insediamenti in ordine sparso decisi da Regioni e Comuni (dove gli interessi locali possono essere molto forti), spesso in concorrenza tra loro
- una collocazione spesso infelice dei nuovi porti, con effetti deleteri sulla linea di costa circostante e la necessità di continui dragaggi
- l’uso speculativo con spazi sempre maggiori dedicati a centri commerciali, parcheggi ed edilizia residenziale
- la tendenza al gigantismo, con molti posti barca riservati a unità sempre più grandi
- l’incapacità di fare “rete”
- l’assenza di criteri di qualità, per cui a costi di ormeggio stellari, non corrispondono spesso equivalenti servizi
Proposte per migliorare la situazione
Cosa potrebbe portare sicuramente giovamento a questo segmento? Abbiamo alcune idee:
- Creare una cabina di regia nazionale per coordinare l’operato di Regioni ed enti locali sulla portualità turistica in modo da evitare concorrenze di campanile o concentrazioni e, viceversa, evitare (attraverso finanziamenti o sgravi) tratti di costa troppo scoperti.
- Riservare una quota maggiore di posti barca alle unità di piccole-medie dimensioni.
- Fare “sistema” incentivando un coordinamento comune (tipo Croazia).
- Stabilire una classificazione di “qualità” così come avviene per gli hotel (stelle), con una effettiva corrispondenza tra tariffe richieste e servizi offerti.
I temi dei prossimi episodi:
- Registro telematico
- Porti turistici e posti barca
- Riserve marine
- Bandiera estera: italiana o straniera?
- Patente nautica: è allarme tariffe
- Patente nautica su app
- Patente nautica europea
- Regioni: risorsa per il diporto
- Natanti all’estero
- Kit Pronto Soccorso
- Nautica sociale
- Promozione della nautica
- Controlli in mare
- Zattere di salvataggio