Riccardo Pozzoli, 39 anni, è un imprenditore seriale con un percorso che spazia dal fashion, ai media fino al food. Dal 2018 ricopre il ruolo di direttore creativo per l’area social e influencer di Condé Nast e, dal 2019, è Marketing & Digital Advisor per Luxottica, dove è anche Creative Director del brand Persol.
Nonostante il suo impegno nel mondo digitale, Riccardo nutre una profonda passione per il mondo analogico, in particolare per le auto d’epoca e, soprattutto, per le barche classiche. Questa passione lo ha portato a diventare armatore di un autentico gioiello della nautica: un CANAV Rudy del 1971, un motoscafo disegnato dal leggendario Renato “Sonny” Levi.
Il nostro Giacomo Barbaro lo ha intervistato per farsi raccontare un po’ di più su questo bellissimo progetto.
Così è rinato questo CANAV Rudy del 1971
Hai costruito la tua carriera nel mondo dell’imprenditoria digitale, ma da dove nasce la tua passione per la nautica? È un’eredità di famiglia o una scoperta personale?
In realtà fin da piccolo ho sempre avuto un forte legame con il mare e la nautica. Ricordo che mio padre quando ero molto piccolo possedeva un Tullio Abbate. Io sono cresciuto, dal punto di vista marino, sull’isola del Giglio, dove trascorrevo le estati in mare sul gozzo di famiglia. Una connessione con il mare che non mi ha mai abbandonato, anche se con il tempo, tra studio e i tanti viaggi, me ne sono un po’ allontanato.
Negli ultimi tempi, però, ho riscoperto il piacere di vivere il mare. Proprio l’anno scorso, scegliendo di trasferirmi sul Lago Maggiore, mi sono detto “ok, è giunto il momento di avere una mia barca perché finalmente stando sul lago me la potrò godere appieno”.
Non tutti i tuoi coetanei conoscono la storia di Renato “Sonny” Levi. Possiamo considerare la tua barca un pezzo d’autore: l’hai scelta proprio per la sua storia?
Assolutamente sì, la conoscevo. Sono un grande appassionato di barche a motore, ma in realtà non l’ho cercata perché fosse un “Sonny” Levi. Ero alla ricerca di una barca di quelle dimensioni, semicabinata, in mogano, perché desideravo a tutti i costi un’imbarcazione in legno. Quando ho trovato l’annuncio e ho scoperto che si trattava di uno scafo della Navaltecnica disegnato da Sonny Levi, ho capito subito di aver trovato ciò che cercavo.
È stato amore a prima vista. Inizialmente non avrei mai pensato di imbattermi in un’occasione simile, ma quando sono andato a vederla, ho capito che il prezzo rispecchiava il suo valore. Insomma, bisognava andare oltre le apparenze, e per fortuna ho guardato con attenzione.
Intendi dire che hai dovuto affrontare molti lavori di ristrutturazione?
Assolutamente sì. La barca era ferma da 15 anni, quindi puoi immaginare in che condizioni si trovasse! Se l’avessimo messa in acqua così com’era, sarebbe affondata. Abbiamo rifatto praticamente tutto: fasciami, cromature, interni… un restauro completo da cima a fondo.
L’unico elemento che siamo riusciti a salvare, per fortuna, sono stati i motori originali: due Perkins del ’71 che, dopo una revisione, funzionano ancora perfettamente. Anche l’impianto elettrico era stato completamente rifatto dal precedente proprietario nel 2010 ed era in condizioni impeccabili. Oggi la barca è tornata al suo splendore originale, come fosse appena uscita dal cantiere.
Ma allora perché non prenderne una nuova?
Sono un appassionato di auto e moto d’epoca, quindi volevo una barca che avesse quel fascino senza tempo. E poi questa imbarcazione ha una storia straordinaria: pensa che una sua precedente armatrice la usava per andare in crociera in Grecia, partendo dal Golfo di Napoli. Mi affascina l’idea che gli oggetti abbiano una storia da raccontare. E, sinceramente, trovare oggi una barca in legno con certe linee è davvero difficile, quasi impossibile sul mercato del nuovo. Quando ho trovato questa, è stato amore a prima vista. Anche se, a dire il vero, dopo il primo sguardo ci voleva molta immaginazione per vederne il potenziale!
Guardando le foto, viene spontaneo chiederti: hai apportato qualche modifica?
Sì, due cambiamenti importanti. Tutti i CANAV uscivano dal cantiere con lo scafo bianco, color panna, ma io ho scelto un blu verde petrolio per renderla più distintiva. Inoltre, avendo la fortuna di collaborare con il marchio Loro Piana, abbiamo rifatto tutte le cuscinerie con questa riga molto particolare, la stessa utilizzata per la spiaggia de La Réserve a Saint-Tropez.
Ok, l’abbiamo detto: hai tra le mani una barca speciale. Oggi, però, molti armatori, indipendentemente dall’età, danno priorità al comfort rispetto alla forma. Riesci comunque a godertela?
Io amo il legno e il calore che trasmette. Non mi interessa avere un’interfaccia digitale sofisticata o un joystick per le manovre; per me, l’esperienza della navigazione è fatta di piccoli momenti autentici, di quella sensazione di avventura che si vive a bordo.
È anche questo il bello di essere in barca. È chiaro che con una barca d’epoca si rinuncia a certi comfort moderni, ma la bellezza del mogano laccato, il fascino dei fasciami, il calore del legno… tutto questo è esattamente ciò che cercavo. Volevo anche spazi confortevoli, perché avendo due bambini piccoli, per me era essenziale avere una cabina. Trovare una barca di dieci metri con una cabina così ampia e ben organizzata non era affatto scontato.
Possiamo dire che, mentre la tua vita lavorativa è immersa nel digitale, le tue passioni sono totalmente analogiche?
Esattamente. Il mio lavoro è tutto tecnologia, ma nella vita personale cerco esperienze genuine, fatte di tradizione e calore. Per me navigare è un’avventura autentica, dove ogni intoppo diventa parte del piacere del viaggio.
Vivi la barca da solo o è una passione che condividi con tua moglie, la tua famiglia?
Senza dubbio, è una passione che condividiamo. Con mia moglie usciamo spesso per brevi gite: un weekend alle isole Borromeo, una birra sul lago e poi ritorno a casa. Quando è possibile, ci divertiamo anche con i bambini. Ho acquistato la barca nel 2023, a metà anno. Abbiamo iniziato i lavori tra settembre e ottobre, e finalmente mi è stata consegnata sul lago a maggio del 2024.
Purtroppo, ha piovuto fino a metà luglio, quindi l’ho utilizzata davvero poco all’inizio. Però tra luglio e agosto ho fatto parecchie uscite, portando anche i bambini. Mio figlio di tre anni si diverte un mondo, mentre l’altra di uno tendenzialmente dorme, visto che quando accendo i motori Perkins del ’71, la barca vibra così tanto che si addormenta subito. Ma sì, è un divertimento per tutti!
Nel tuo percorso hai sempre cercato di coniugare passione e lavoro. Vedi la nautica classica come una passione o potrebbe diventare anche un’opportunità imprenditoriale per te?
Nel mio percorso ho sempre cercato di unire passione e lavoro. È vero che molti pensano che le barche d’epoca siano troppo impegnative e costose. In effetti, c’è un po’ questo pregiudizio nella nautica, con la convinzione che le barche vecchie richiedano troppa manutenzione e siano onerose. È vero, naturalmente, che richiedono più attenzione e un maggiore impegno, ma è anche vero che sul lago, per esempio, potrebbero essere utilizzate in modo più agile rispetto al mare aperto, dove le condizioni sono più difficili, senza il problema del sale e di altre difficoltà legate all’ambiente marino. Infatti, spesso si vedono ancora bellissime barche in legno degli anni ’30 e ’40.
Farne un business? Ne ho parlato anche con alcuni amici, anche durante questa avventura con la mia barca, e secondo me potrebbe esserci spazio per un maestro d’ascia che si dedichi a realizzare barche da lago di alta qualità. Se parliamo invece di barche d’epoca da ristrutturare e rivendere, credo che sia un buon business, anche se l’investimento iniziale è molto alto e se poi qualcosa va storto, può diventare un problema serio.
Se dovessi dare un consiglio o un “avviso” a chi vuole avvicinarsi alla nautica classica, quale sarebbe?
Il mio consiglio è semplice: “pensa con la tua testa”. Non lasciarti scoraggiare dai pareri negativi; se senti la passione per una barca d’epoca, allora segui il tuo istinto. È fondamentale che tu lo faccia non per l’utilità, ma per il piacere del prodotto stesso. Decidere di restaurare una barca di 50 anni significa intraprendere un processo che deve essere un piacere, altrimenti diventa un’esperienza difficile. Per me, invece, è un piacere andare a Salerno, parlare con il maestro d’ascia, ascoltare come sta restaurando certi dettagli, confrontarmi con il meccanico che revisiona i motori.
Uscire in mare, provarla, tornare a riva… tutto questo fa parte della quotidianità che poi ti prende. Ovviamente, una barca d’epoca avrà qualche intoppo, ma deve essere parte dell’esperienza che cerchi. Se questo è ciò che ti affascina, allora buttati e goditela, perché sarà un’esperienza entusiasmante. Se invece cerchi la barca perfetta, quella che gira senza problemi ogni volta che accendi la chiave, che non fa rumore, non emette fumo, che la guidi con un joystick e ti permette di vivere il mare come se fossi su un salotto, allora chiaramente la nautica classica non è la scelta giusta per te.
Una mattina ti svegli e hai un budget potenzialmente illimitato. Abbiamo visto qualcosa a proposito di un explorer sul tuo profilo. È quella la barca dei tuoi sogni, un explorer a lungo raggio?
Con Icon Yachts ho una bellissima collaborazione. Nella mia vita privata, sono consulente aziendale e strategico, e ho la fortuna di poter scegliere di lavorare con aziende che condividono la mia stessa passione per ciò che fanno. Icon Yachts è una realtà in crescita, con valori forti e interessanti. Quando mi hanno chiesto di aiutarli a raccontare la loro storia, mi sono subito affezionato alla loro filosofia. Loro sono specializzati nel dare una seconda vita ai vascelli, che chiamano “donor vessels”. Si tratta di imbarcazioni che, dopo 30 anni di servizio come rescue boat su piattaforme petrolifere, rischiano di essere smantellate in modo inadeguato.
ICON Yachts le recupera, le ristruttura e le trasforma in yacht di lusso, che possono arrivare a costare tra i 50 e i 60 milioni di euro per un’imbarcazione lunga 60-70 metri, con una serie di strutture e facilities a bordo, in grado di affrontare qualsiasi tipo di mare, persino le acque ghiacciate. Se avessi il budget illimitato, sceglierei sicuramente un’imbarcazione di questo tipo, perché so che sto acquistando uno scafo che ha già affrontato condizioni estreme e che continuerà a farlo. Inoltre, hanno una filosofia bellissima: chiedono a tutti gli armatori di prestare le barche per progetti oceanografici e di ricerca, il che rende il tutto ancora più affascinante. Poter avere una barca del genere, convertirla in un explorer e circumnavigare il globo sarebbe un sogno. Ma al momento, sono felice con i miei 10 metri, che mi soddisfano pienamente.
Hai mai pensato di fare una vera crociera a bordo della tua barca?
Assolutamente. Quest’anno sto valutando l’idea di una crociera, magari in Svizzera. Ovviamente, sul lago le possibilità non sono infinite, ma mi piacerebbe molto esplorare la zona. Ad esempio, sul Lago Maggiore, con 3-4 ore di navigazione, si può arrivare fino a Locarno. Mi piacerebbe passare la notte in barca e scoprire nuovi luoghi. In realtà, ho già dormito a bordo, anche se era più vicino a casa, e posso dire che la mia barca offre spazi molto comodi.
Ha un piccolo bagno con doccia, una cabina di prua doppia e una dinette completa. Insomma, nei suoi 10 metri, la barca è davvero ben strutturata. Certo, non ha uno spazio di guida coperto, essendo un open, ma offre comunque degli spazi sotto coperta che sono molto funzionali. Quindi sì, senza dubbio, io ce la farei!
E infine, un’ultima curiosità: hai un piatto preferito da preparare a bordo?
Devo dirti che ho fatto una scelta un po’ controcorrente: ho deciso di rimuovere i fornelli. Sì, perché la dinette era già ben equipaggiata, ma ho preferito non avere una bombola del gas a bordo e, per semplificare le cose, ho trasformato l’area dei fornelli in una specie di scrivania, che è molto comoda e funzionale. Essendo la barca a solo 5 minuti da casa, spesso mi piace preparare qualcosa di semplice, come una bella insalatona di pasta da portare con me per l’uscita, magari accompagnata da una birra fresca. Niente di troppo complicato, in fondo. Non sono un grande cuoco, soprattutto in acqua!
Giacomo Barbaro
A proposito di Sonny Levi
Pioniere del design delle imbarcazioni a motore, Sonny Levi arrivò in Italia nel 1960 per lavorare alla Navaltecnica di Anzio (CANAV), cantiere fondato dal carismatico Comandante Attilio Petroni. Fu in questo ambiente innovativo che nacquero modelli iconici come A Speranziella, vincitrice della Cowes-Torquay del 1963, che segnò l’inizio di una serie di successi nella motonautica italiana.
Tra le creazioni più audaci di Levi spiccano il G. Cinquanta, fast commuter realizzato per l’Avvocato Agnelli, e le sue derivazioni da Bella Vita anni ’60, quali Barbarina e Bill Bull, commissionate dai fratelli Agusta (quelli degli elicotteri), Hidalgo, con interni firmati Gae Aulenti per Roberto Olivetti, e Corsara, la barca di Karim Aga Khan IV. Quest’ultima, era capace di superare i 51 nodi, permettendo di attraversare il Mediterraneo da Porto Cervo a Saint-Tropez per pranzo e rientrare comodamente prima di sera.
3 commenti su “Riccardo Pozzoli, il giovane manager che ha fatto rinascere un Sonny Levi in legno del 1971”
The Real Person!
Buongiorno Riccardo, …ho letto attentamente il suo servizo e l’ho apprezzato moltissimo. Mi chiamo Roberto RICCI, nasco Marinaio, ho frequentato l’Accademia Navale dall’83 all’87, ma ancora oggi sono un Pilota di Linea, vivo negli Emirati, sono C.te sull’A380 e insegno l’A320 e l’A350.
Mi piacerebbe sapere di più sulla sua esperienza, perchè la sento identica ad una simile che avrei voluto intraprendere tempo fa, ma che, purtroppo, ho dovuto abbandonare.
The Real Person!
Ho una barca Navaltecnica ferma da tanti anni, mi dispiace demolirla.
Se volete vederla cercate barca Arcibaldo su internet.
The Real Person!
Io ne ho una del 73, con cabina del marinaio a poppa e tettuccio rigido,bellissima! Se sei interessato contattami 3397251140, alfredo