Nel 1988, l’eccellenza della nautica italiana incontra le prestazioni estreme nell’Azimut Atlantic Challenger, imbarcazione di 27 metri capace di coniugare eleganza, potenza e innovazione. Costruita da Benetti, uno dei cantieri navali più prestigiosi d’Italia, questa imbarcazione ha linee firmate da Pininfarina, motorizzata CRM e mossa da turbine Riva Falzoni: un concentrato di eccellenza italiana.
È stata voluta da Paolo Vitelli, Mr. Azimut, per portare in Italia il famoso Nastro Azzurro, premio dato alle imbarcazioni che battono il record di traversata oceanica senza scalo. Per farlo, l’Azimut Atlantic Challenger venne costruita con uno scafo planante in alluminio, che le garantiva una velocità di crociera di 40 nodi e una punta massima di 60 nodi. Per evitare ogni tipo di rifornimento in mezzo all’Oceano, i serbatoi nella pancia della barca trasportavano 85.000 litri, che in prova le hanno consentito di percorrere 3.800 miglia nautiche senza però riuscire a vincere in Nastro Azzurro (vinto dal Destriero nel 1992).
Dall’abbandono alla rinascita
Dopo aver arrestato la sua corsa verso il record in mezzo all’Oceano per motivi che restano un segreto fra l’equipaggio (lo skipper era Cesare Fiorio, come su Destriero), l’Atlantic Challenger rientra in patria ferita nell’orgoglio e, come un purosangue zoppo, viene abbandonata al suo destino; dopo dieci anni di trascuratezza, viene salvata da Navi Andes.
Ci dice il comandante Negrini: “L’abbiamo tenuta custodita per molti anni, rifiutando varie offerte che l’avrebbero vista diventare di una persona solamente. Abbiamo sempre creduto che l’Azimut Atlantic Challenger sia italiana e per l’Italia deve ritornare a vivere. Quanto Challenger sia in grado di appassionare e coinvolgere le persone, ce lo ha dimostrato il pellegrinaggio di operai costruttori che avevano messo mani e anima nella sua realizzazione e anche qualche figlio è venuto a vedere quello che il padre gli raccontava: un po’ per curiosità e molto per nostalgia. Noi italiani siamo in grado di far vivere grandi emozioni”.
È un progetto ambizioso quello che sta prendendo forma: l’Azimut Atlantic Challenger, imbarcazione simbolo del Made in Italy, è pronta a rinascere e diventare protagonista di un’iniziativa che guarda alla sostenibilità, all’innovazione e, una volta in più, alla valorizzazione dell’eccellenza navale italiana. Il Challenger nella sua nuova vita cambierà l’utilizzo, perché da barca da corsa spinta da turbine, diventerà un’imbarcazione a propulsione elettrica adattata alla navigazione fluviale.
Lo yacht ad oggi è iscritto nel Registro delle Navi in Costruzione della Capitaneria di Porto di Savona e sarà presto trasferito sotto la giurisdizione dell’Ispettorato di Porto di Mantova, pronto ad essere recuperato e riportato al suo antico splendore. Ed è proprio a Mantova che il Challenger riposa, nelle acque del Mincio che passano da Roncoferraro. Il piano del suo recupero prevede una serie di interventi tecnici e stilistici, fra i quali il ripristino dei colori originali con gli sponsor dell’epoca, l’allestimento di una sala conferenze da 80 posti per eventi a bordo, la costruzione di un piccolo bar e l’installazione di due motori elettrici azimutali da 150-200 kW e di un’elica di prua per le manovre.
Potrebbe interessarti:
Eredità Agnelli. Le 10 barche a motore più belle dell’Avvocato
Il progetto
Il progetto verrà presentato, con i relativi costi stimati, a bordo della motonave Andes 2000 nella prima metà di giugno 2025, in presenza del Presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano Ivan Drogo Inglese, delle Istituzioni e di tutti i partner coinvolti. Il Comandante Negrini, ci dice anche che: “Ci recheremo a Viareggio, per recuperare materiali storici — disegni, fotografie, filmati, interviste — e raccogliere testimonianze degli operai che parteciparono alla costruzione. Una tappa è prevista anche a Savona, presso la Capitaneria di Porto, per cercare ulteriori documenti tecnici utili alla fase progettuale”.
Federico Lanfranchi